Fare filosofia: interrogarsi sulle nostre parole. Un seminario con Massimo Cacciari sui concetti di relazione, lingua, identità, diversità, straniero
“Fare filosofia significa interrogarsi sulle parole che usiamo, sul loro senso”. La pretesa fondamentale della filosofia - spiega Cacciari - è che l’articolazione logica delle parole possa definire le cose, che vi sia corrispondenza biunivoca tra l’ordine delle parole e l’ordine delle cose.
Dio! Dio! Come tedioso e stracco, senza sapore né costrutto, mi si rivela questo bulicame del mondo! Schifo! Schifo!
Inizia con l’Amleto di Shakespeare in epigrafe il romanzo di Chiara Lucchini. Ma la definizione “romanzo” non lo può contenere: questo scritto è soprattutto un richiamo alla vita.
«Naturalmente spero anch’io di riuscire a chiarificarmi le idee, perché che cos’è la logica non lo so».
Esordisce così Odifreddi nella lezione contenuta nel cd audio registrato all’Auditorium Parco della Musica e contenuto nella collezione Auditorium edita da Sossella Editore.
«Ma allora, maestro, che cos’è la natura?», chiede l’allievo tormentato da mille pensieri.
Il maestro lo guarda, fa un sorriso, poi fa un ampio gesto e mostra il cielo, le pecorelle, le mucche, gli alberi, la collina, i fiumi, e gli dice: «È questo».
Espressione di opinioni personali, il libro non vuole destare scandalo, ma far riflettere sulla lingua e sulla grammatica italiana, sulle sue dottrine e devianze.
“Il mio titolo era ‘Manuale di psichiatria’. Poi l’editore mi ha detto ‘No, dottoressa, mettiamoci un verbo... per esempio capire. Sì, Capire la psichiatria.’ Io non volevo, mi sembrava troppo forte, temevo di passare per presuntuosa, chi sono io per pensare di far capire la psichiatria... Insomma, avevano ragione loro”.