Che cos’è la logica?
di Piergiorgio Odifreddi
Luca Sossella Editore
Chiara Lucchini
«Naturalmente spero anch’io di riuscire a chiarificarmi le idee, perché che cos’è la logica non lo so».
Esordisce così Odifreddi nella lezione contenuta nel cd audio registrato all’Auditorium Parco della Musica e contenuto nella collezione Auditorium edita da Sossella Editore.
Il relatore passa poi ad analizzare l’etimologia della parola logica: dal greco logos, termine con diversi significati.
Logos è pensiero: la logica è lo studio del pensiero.
Logos è parola: la logica è lo studio del linguaggio.
Logos è ragione: la logica è lo studio della ragione.
Citando il versetto del Vangelo di Giovanni in cui si afferma che «in principio era il Verbo», Odifreddi ricorda che il Verbum latino è l’errata traduzione di logos. Già prima dell’universo, quindi, c’era la ragione smaterializzata. Più avanti, continua Odifreddi, nel Vangelo di Giovanni leggiamo che «il logos si fece carne e venne tra noi»: la razionalità che permea il mondo, quindi, si materializza negli uomini.
In un discorso pieno di interruzioni, riprese, battute e ironia, Odifreddi parla dell’analisi logica, il primo livello con cui la logica entra nel nostro discorso. L’analisi logica è lo studio delle strutture del linguaggio nella quale troviamo la seguente tripartizione: i sostantivi, la “targhetta” che noi affibbiamo agli oggetti che fanno parte del mondo; gli aggettivi, che parlano degli oggetti attraverso le loro proprietà; i verbi, che individuano le azioni, le cose che accadono e si evolvono nel tempo.
Sostantivi, aggettivi e verbi. Oggetti, proprietà e azioni. Personaggi, sentimenti ed eventi, rispettivamente descritti dai tre generi della letteratura classica: l’epica, la lirica e il dramma.
Odifreddi riflette poi sul rapporto tra il mondo e il linguaggio, tra le cose e le parole: nonostante molti filosofi, da Parmenide a Wittgenstein, abbiano individuato l’analogia di struttura tra linguaggio, pensiero e mondo stesso, bisogna riconoscere che il linguaggio è limitato e non riesce a cogliere l’intera essenza del mondo.
Odifreddi considera le differenze tra le diverse lingue, differenze che incidono sul pensiero. Nelle lingue moderne, per esempio, vi sono molti più sostantivi che verbi: per questo noi tendiamo a pensare al mondo come oggetti piuttosto che come eventi. La fisica moderna, però, si occupa soprattutto degli eventi (a differenza della fisica classica, concentrata sugli oggetti), e da qui nascono molti problemi della filosofia della scienza.
Nella lingua greca, invece, la prevalenza di verbi rispetto ai sostantivi rispecchia un diverso modo di pensare, una visione del mondo concentrata sulle azioni.
Queste differenze linguistiche sono alla base della diatriba presente tra la scuola filosofica analitica, che parla l’inglese, lingua moderna rivolta agli oggetti, e la scuola filosofica continentale, che parla il tedesco, lingua dal pensiero simile al greco.
Il mondo è complicato, afferma Odifreddi, e il linguaggio tende a semplificarlo, ma spesso nasce una grande confusione tra parole e cose, che vengono erroneamente identificate.
Dopo aver analizzato il complicato e multiforme significato del verbo essere, alla fine della lezione Odifreddi scherza: «Bene, l’introduzione è finita, vedo che mi rimangono pochi minuti per il resto della lezione. Che cosa vi avrei detto se avessi fatto questa lezione? Adesso posso fare l’indice delle cose che rimanevano da fare».
Logica matematica, verità, infinito, paradossi celebri.
Poche parole.
«Io mi fermerei qui, vedo che ho sforato un pochino i tempi», conclude Odifreddi.
Chissà, forse andremo a leggerci qualche testo di logica.
E ci chiariremo le idee, forse.
- On 20 Settembre 2012