Avvocato ad honorem
Venerdì 10 e sabato 11 sono stata relatrice a Venezia e a Bolzano, in due convegni in cui ero l’unica a non essere un avvocato o un giurista o un magistrato.
Pensate che mi sia sentita a disagio o che mi sia divertita?
La seconda che ho scritto!
Nella primavera del 2011 è iniziata la mia avventura con la scrittura giuridica: non che prima non me ne fossi occupata, ma è dall’Assemblea nazionale degli Osservatori per la giustizia civileche si è tenuta a Torino nel 2011, appunto, che ho a che fare con avvocati, magistrati e giuristi in carne e ossa.
Vista come animale originale all’inizio e poi “adottata” anche (un po’) dal Consiglio Nazionale Forense, ho partecipato a vari convegni e sono stata evangelista del concetto di semplificazione della scrittura.
Semplificare la scrittura? Chi, gli avvocati? Lo so, lo so, non sembra cosa da questo mondo e ancora non lo è, ma cresce sempre di più la consapevolezza, anche nelle sedi ufficiali, che scrivere in maniera più semplice e più chiara giova a tutti, alla giustizia in primis (latinismo!). Sabato, a Venezia, mi hanno dato dell’avvocato, poi si sono corretti, ma hanno ammesso pubblicamente che in realtà lo ero davvero, ad honorem (altro latinismo!). Che sia diventata un avvocato? No di certo!
Io vado e parlo dei cavalli di battaglia di tutti coloro che si occupano in Italia di semplificazione della scrittura, la professoressa Bice Mortara Garavelliin testa, che è stata sempre il mio faro. Io vado e parlo della buona novella della quale noi della Palestra della scrittura saremo sempiterni latori (ampollosa circonlocuzione!): frasi corte, verbi nella forma attiva, parole concrete, verbi al posto delle nominalizzazioni. Che sia un’aula composta da dipendenti di un piccolo Comune, di amministrativi di un’assicurazione, di controller di una banca o di avvocati e magistrati di un importante organo nazionale, la questione non cambia.
Scrivere semplice aumenta l’efficacia di un testo in termini di leggibilità e comprensibilità ed è uno dei principi di democrazia (e trasparenza) più belli ai quali ispirarsi. In più, questa volta, a Venezia e a Bolzano, mi sono fatta aiutare da un grande, da uno di quei grandi che noi della Palestra amiamo tanto: Italo Calvino. Perché in questo mio peregrinare come evangelista del linguaggio chiaro ho imparato tanto dagli avvocati, ma è ora che anche gli avvocati si ispirino a modelli di chiarezza e di profondità che sono, e saranno, patrimonio dell’umanità.
- On 13 Maggio 2013