Baci di soffi interrotti
testo di Nicola Favaro
opera di Sarah Bowyer: stampa digitale, carta da parati, colore acrilico, cm40x55 (*)
Ci sono mattine in cui la mia città risplende come un adolescente innamorato. L’aria di quelle mattine sa di ghiaccio e menta e i colori, fino ad allora timidi, esplodono di luce e riempiono gli occhi di chiarore.
Una di quelle mattine sono uscita e ho iniziato a fischiettare, persa dietro a pensieri leggeri. Ho dato le spalle alle montagne e ho preso via degli Artisti in direzione del Po. Fischiettavo lasciando uscire il fiato con la stessa intensità del frullio d’ali di un passerotto, mentre i miei passi percorrevano quella strada a memoria.
Amo la mia città quando si scorda del grigio e della pioggia, perché mi aiuta a trovare le radici della spensieratezza anche quando tutto, intorno, preme per ricoprirle: il lavoro che non si trova, l’amore che manca, i pochi soldi concentrati a ripagare i debiti, il futuro incerto per mia figlia. Sotto il mio passo leggero, la via è terminata tra gli alberi. E oltre le chiome, maestosa e festante, la collina si ergeva di fronte a me come una immensa parete tappezzata a fiori.
Ho preso la scala che scendeva verso i Murazzi e mi sono trovata alla stessa altezza delle placide acque del Po. Lasciando fare ai miei piedi, ho girato verso destra e il ponte della Gran Madre. Fischiettavamo, io e Torino, senza note squillanti: un fischiettio intimo, ad occhi chiusi, che tanto la strada qui, sotto la città, è senza sorprese.
Ho sentito delle labbra sulle mie, ho aperto gli occhi appena in tempo per scorgere le labbra di una passante a pochi centimetri dal mio volto. Ho sorriso di quel bacio inaspettato, mentre le nostre strade si incrociavano e ci facevano allontanare, poi ho ripreso a fischiettare ad occhi chiusi, mentre il viale che costeggia il Po iniziava a risalire verso piazza Vittorio. Un altro passante ha appoggiato le sue labbra sulle mie. Ho sentito un sapore di tabacco di pipa e una sensazione sul labbro superiore che mi ha fatto pensare a due lunghi e ben curati baffi grigi. Ho continuato a camminare, sempre più felice, mentre altri mi lasciavano un gusto diverso – chi di caffè, chi di gomma alla fragola, chi di morbidezza, chi di timida ruvidità – ogni volta che interrompevano il mio fischiettio con le loro labbra.
“Ci sarà tempo”, fischiettavo per loro, “per tornare al grigio e alla pioggia”. E loro mi baciavano per questo. Vedevano le mie labbra strette a fiore e gli occhi chiusi e mi baciano. Trovavano in me una corrispondenza, forse un richiamo per la loro gioia. Tutti sorridevano e continuavano per la loro strada, senza chiedere di più.
Amo la mia città quando si scorda tutti i buoni motivi per essere grigia e umida e fischietta con me.
(*) dalla mostra “Incontri di visi. Stradario di geografia umana”, a cura di Sarah Bowyer e Nicola Favaro
vedi anche >>>> Stereofonia del mondo
vedi Incontri di visi su Facebook
- On 12 Dicembre 2015