I figli so’ piezz’e coach
di Fabrizia Ieluzzi
Che poi studi, fai master, corsi, spendi gli euro che non hai, per imparare dai migliori tutte le tecniche per una comunicazione efficace e poi… Arriva lui. Tuo figlio.
Ultimo anno di elementari. E in un nanosecondo cosa fa? Tana libera tutti: domande ben fatte, tentata soluzione individuata e pure bloccata. Ma si sa, i figli sono anni luce avanti a noi.
Beh. Questo è il mio.
Federico, 11 anni appena compiuti, tutto numeri, linee, precisione e pallone.
Sui campi di calcio lo chiamano “il geometra”, a scuola “l’ingegnere”.
La scorsa settimana lo porto a giocare a tennis dal maestro con il quale io stessa gioco. È abbastanza portato per questo sport ed è pure molto competitivo: gli piace andare a rete a prendersi il punto. Durante la lezione il maestro gli spiega che la sottoscritta, al contrario di lui, gioca da fondo campo, usa la racchetta a mo’ di mazza da baseball e ha paura di andare a rete. Racconta pure dei miei goffi tentativi di superare questa cosa, correndo a rete con gli occhi chiusi e la racchetta davanti al viso mentre caccio pure qualche urlo. Fede ascolta con attenzione.
Una volta usciti, inizia il suo personal coaching.
– Mamma, cosa c’è che non va con la rete?
– Niente Fede, io ci vado a rete.
– E cosa fai quando ci vai?
– Chiudo gli occhi e cerco di salvarmi.
– Salvarti da cosa?
– Dalla pallina, Fede (mi sto già spazientendo). Sali in macchina.
– Ah. Mamma scusa ma… hai paura che la pallina ti colpisca o hai paura di colpirla male?
– (ussignur, pure le domande a illusione di alternativa) mmmhh… in realtà credo di aver paura di essere colpita, ecco. Così, all’improvviso, sai…
– E quindi chiudi gli occhi?
– Sì Fede.
– Quindi chiudi gli occhi perché hai paura di essere colpita… Certo che… se non la guardi la pallina, prima o poi ti colpirà sicuramente.
– Mmhh (in effetti). Beh anche se li tengo aperti, la pallina non la prendo. Ho provato ed è una sensazione bruttissima.
– Allora non hai solo paura di farti male, mamma. Hai anche paura di sbagliare.
– (ah ecco) Fede finiscila di fare il coach che con me non attacca (sono pur sempre la mamma, no???)
– Ok. Però dici sempre che quando una cosa non funziona bisogna provare a fare qualcosa di diverso.
– HOCAPITOFEDEGRAZIE (fortuna che lo chiamano ingegnere)
Alla fine funziona proprio così. Che i nostri figli sono anni luce avanti a noi per un semplice motivo: sono privi di tutte quelle sovrastrutture che noi abbiamo acquisito con gli anni. Anni di studio, di esperienza, di lavoro, di vita, di pensieri e soprattutto di retro-pensieri, ci hanno tolto parte di quella spontaneità e di quell’istinto che rendono colorati e cristallini i primi anni della nostra vita. Non c’è malizia, non ci sono inganni, le nostre mappe mentali sono semplicemente efficaci nella loro naturalezza. Poi… puff. Basta. Finito. Siamo cresciuti. Siamo “inquinati”. Vediamo quello che ci siamo abituati a vedere, perché la nostra esperienza influenza il nostro modo di percepire la realtà. È inevitabile.
E quindi, penserete voi, che si fa?
Tranquilli. È solo questione di allenamento, anzi… di palestra 🙂
- On 12 Maggio 2014