La tenerezza dei lupi: conflitto e comunicazione di genere
di Michela Parmeggiani
“Se vuoi la pace, prepara la guerra”.
La celebre locuzione è da anni il mio koan personale; m’affascina per temperamento e per professione.
Sono una psicoterapeuta e ho fatto così del tema del conflitto il mio campo.
Noi siamo immersi nel conflitto; meglio esserne consapevoli e imparare a gestirlo. Evitare di portarlo all’aperto e di chiarirlo ci fa perdere importanti occasioni di sviluppare la nostra capacità aggressiva.
Non intendo la violenza, di cui, in ogni modo, noi tutti siamo portatori, anche quando silenti. Parlo della volontà di non essere passivi, della vitalità.
L’aggressività sembra inopportuna, soprattutto in una donna; invece fa parte della natura umana e dà valore alla nostra esistenza. Senza ad-gressività non c’è contatto, perché non ci permettiamo di andare verso; negarlo sarebbe come nascondere un lupo in salotto: innaturale e pericoloso. Spaventati, costruiamo patologiche gabbie di contenimento della nostra naturale aggressività.
I lupi hanno un raffinato sistema di comunicazione e, specie nel gioco che li prepara alla vita, si fronteggiano in modo aggressivo, prima delle tenere effusioni di riconciliazione. Possono insegnarci molto, loro, sulla comunicazione e il conflitto di genere; come la competizione sana, per evitare il vittimismo e la mancanza di lealtà di cui noi femmine spesso siamo portatrici.
È liberatorio riconoscere che, se non stiamo attente, quando comunichiamo siamo confusionarie e poco incisive. I maschi, rinunciando alla prepotenza, trovano l’interesse. Entrare nella logica del comprendere e non stagnare in quella del vincere, significa superare la paura di discutere. Le parole sono finestre, se impariamo a comunicare in modo non violento.
Dallo scontro in una discussione si passa sempre a un incontro, se entrambi non si mettono sulla difensiva, ma si aprono con i propri punti di vista. Litigandocon mia moglie, posso essere arrabbiato nel dire ciò che mi aspetto. È il mio spazio di libertà e accetto che lei faccia la stessa cosa con me; questa è parità. Tra i lupi, il più forte cede se l’altro riconosce i propri limiti e si arrende, e non lo uccide. Piuttosto che ammettere un limite, noi invece ci parliamo sopra, manipoliamo le parole, non sappiamo perdere e alziamo l’asticella della rabbia, nostra e dell’altro.
Stiamo nel conflitto in modo costruttivo! Non violenti si diventa, e ciò è possibile se si promuove il coraggio, la creatività, l’umorismo, la qualità della presenza nelle relazioni interpersonali. Imparare a comunicare significa potersi permettere l’ascolto dell’altro e questo avviene se si difendono i propri spazi e confini. Serve essere resilienti alla violenza e insegnare ai giovani a fare altrettanto.
Auguro a tutti noi la costanza e la forza di portare sprazzi di tenerezza nelle nostre relazioni. La tenerezza dei lupi però, fatta di morsi e di carezze, di leale confronto a muso duro e di gioco, senza tirare troppo la corda.
- On 9 Aprile 2014