Perché l’imperfetto?
Ti volevo chiedere…. Perché l’imperfetto?
Si tratta di una forma di politness linguistica che mettiamo in pratica per non entrare in conflitto con il nostro interlocutore e per portare avanti la conversazione sui binari della cooperazione linguistica.
Interessanti a riguardo sono gli studi sul concetto di “faccia” realizzati prima da Erving Goffman e poi da Brown & Levinson. La faccia è il sé pubblico e noi mettiamo in atto enne strategie per fare in modo di non minacciare la faccia del nostro interlocutore, cosicché anche lui faccia lo stesso con noi.
L’uso dell’imperfetto è una, così come l’uso del condizionale e di tutte quelle circonlocuzioni che adottiamo quando parliamo o scriviamo e che ci servono per non essere troppo diretti. In particolare, queste si chiamano strategia di cortesia negativa e fanno riferimento a quello che crediamo sia il bisogno del nostro interlocutore: non subire pressioni e sentirsi libero di agire come vuole.
Quindi, quando presupponiamo che quello che diciamo possa in qualche modo porre un’imposizione all’ascoltatore, usiamo espressioni, modi di dire, giri di parole utili a scongiurare questa situazione: saprebbe mica dirmi l’ora, per favore? riesci per caso a chiudere la finestra? dice che se proviamo ad aprire la porta risolviamo il problema? volevo solo dirvi che mi mancate…
In realtà, queste forme di cortesia linguistica sono sempre un po’ al limite: per alcuni sono, appunto, cortesia; per altri sono uno strumento di fogging che fa solo perdere tempo perché obbliga chi legge o chi ascolta a fare un sacco di fatica per capire quale sia il punto.
Come per tutte le cose: dipende. Se sono un ufficio pubblico o l’Agenzia delle entrate o una banca, quanto più sono chiara e diretta meglio è.
Essere chiari e diretti, del resto, non significa essere maleducati.
- On 11 Dicembre 2013