Terapia di coppia per amanti, di Alessio Maria Federici
di Chiara Lucchini
Vivacità dei dialoghi, dove i difetti di ascolto portano rapidamente a escalation emotive (e spesso parte l’embolo). Difficoltà nel mettersi nei panni dell’altro, anche per chi, come gli psicoterapeuti, dovrebbe fare proprio di questa capacità la propria specificità.
Il film è un esempio divertente delle tipiche marcature linguistiche di genere (quando maschi e femmine sembrano a volte popolazioni dotate di costruzioni logiche e di scelte espressive inconciliabili).
«Se pensate che gli amanti siano partigiani della felicità, gente abbastanza disillusa da aver capito che l’unico modo per resistere all’andazzo mortifero della vita matrimoniale sia farsene un’altra… allora lasciate che vi dica che non avete la minima idea di cosa state parlando». È questo l’incipit del romanzo Terapia di coppia per amanti, di Diego De Silva, da cui è stato tratto il film di Alessio Maria Federici.
Terapia di coppia per amanti è il romanzo – da cui è stato tratto il film – a due voci, maschile e femminile, che si alternano a raccontare la loro storia.
Amanti in terapia
Viviana (Ambra Angiolini) e Modesto (Pietro Sermonti) sono amanti, entrambi sono sposati, con figli grandi.
Viviana è bella, vitale e intrigante. È combattuta fra restare amante e alleviare così le infelicità matrimoniali o sfasciarsi la vita per cambiare rotta. Modesto è più sbrigativo, ma abilissimo nell’autoassoluzione. Fa un sacco di battute fa molto ridere. Lui preferirebbe continuare la doppia vita piuttosto che imbarcarsi in un secondo matrimonio.
Hanno un rapporto tormentato, esasperato da conflitti e da lacerazioni continue, tanto che decidono – o meglio, Viviana impone a Modesto – di sottoporsi a una terapia di coppia con il dottor Malavolta (Sergio Rubini), psicoterapeuta, star di una trasmissione televisiva. Malavolta è sorpreso nel trovarsi di fronte una coppia non ufficiale, libera da vincoli matrimoniali e familiari, ma accetta l’incarico, incuriosito dal caso.
Si scoprirà, poi, che lo stesso Malavolta ha problemi di relazione.
Sentimenti complicati
Il film è un viaggio nella complicazione dei sentimenti, nei conflitti e nella paura di affidarci all’amore che potrebbe cambiarci la vita.
È una commedia semplice ma, allo stesso tempo, complessa: racconta la complessità di rapporti sempre più ingarbugliati e nevrotici, in cui non si riesce a comunicare, in cui ci si manda messaggini su whatsapp per ripicca.
I dialoghi sono lunghi e spiritosi, molto fluidi, incalzanti e aderenti al carattere dei personaggi: intorcinati quelli di Viviana, colti e un po’ sarcastici quelli di Modesto.
L’escalation emotiva è dovuta a un difetto di ascolto, alla difficoltà del mettersi nei panni dell’altro, e spesso parte l’embolo.
Viviana è lo stereotipo della donna indecisa, nervosa, che vuole tutto e non vuole niente. È capricciosa, non vuole salvare il matrimonio ma vuole solo salvare la propria relazione clandestina, vorrebbe una storia alla luce del giorno ed è stanca di non saper definire la relazione con Modesto.
Modesto, invece, vorrebbe vivere alla giornata, con spensieratezza, ma continua a barcamenarsi tra musica, famiglia e amore. Indossa una maschera, quella dell’uomo spavaldo e cinico, ma in realtà nasconde una buona dose di fragilità.
I dialoghi sottolineano le marcature linguistiche di genere: maschi e femmine sembrano popolazioni dotate di costruzioni logiche e di scelte espressive inconciliabili.
E poi il dottor Malavolta. Più che un vero dottore, Malavolta è un guru, un uomo di spettacolo, che dispensa consigli in un programma televisivo. Ma anche lui ha le proprie ombre: è perdutamente innamorato di una ragazza molto più giovane, che non sa controllare le emozioni, che sembra in un primo momento alla ricerca di un rapporto duraturo, poi intollerante a vincoli e costrizioni, lasciando Malavolta spiazzato davanti a questo atteggiamento. Il dottore perderà il controllo durante una seduta, mostrando la propria fragilità ai pazienti dopo aver ricevuto un messaggio della ragazza, e si ribalteranno i ruoli: sarà Modesto a dargli consigli, dicendogli di non dover sottostare a certi messaggi meschini.
Qualche cliché e stereotipo, forse. Un po’ forzati certi passaggi, come quelli dello psicologo che legge il messaggio durante la seduta e poi si fa dare lezioni di chitarra dal paziente.
Ma la commedia, nel complesso, può dirsi riuscita, con una sceneggiatura, scritta dallo stesso Diego De Silva, che presenta dialoghi frizzanti e divertenti, che presentano con leggerezza temi complessi senza banalizzarli.
- On 20 Dicembre 2017