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La crisi che crea

Ovvero la speranza del cambiamento

di Gabriella Rinaldi

Ci hanno insegnato ad essere forti come i modelli di cui è permeata la nostra cultura: apparentemente perfetti nella vita e persino nel corpo. Ci siamo abituati a pensare che la vulnerabilità sia un debolezza, un lusso che non possiamo permetterci perché continuiamo a raccontarci la storia della resilienza per sopportare tutto lo stress che ci cade addosso a valanga.

Il monito, neanche tanto implicito, è: “siate coraggiosi ma non rischiate, il rischio va a braccetto con la vulnerabilità.”

Una sensazione agrodolce di cui ognuno di noi a modo suo ha potuto fare esperienza durante questo anno emblematico. Questi mesi ci hanno mostrato che non siamo abituati ad essere vulnerabili e che anzi schiviamo la nostra parte più umana rendendola nemica, preferendo creare armature inoppugnabili pur di difenderci dall’altro e non incorrere in ferite, difficoltà, imbarazzi.

Negoziamo le nostre fragilità per un’idea apparente di felicità e la nostra ricerca verte costantemente su momenti straordinari e perfetti che non possono esistere, ma ai quali abbiamo bisogno di tendere. Con queste proiezioni nutriamo la nostra quotidianità rischiando di dimenticare il valore dell’ordinario, cioè di tutti quei momenti che quando ci vengono tolti ci mancano di più.

L’ordinario dal quale fuggiamo o che spesso disprezziamo è vulnerabilità, siamo noi stessi. Forse è proprio perché ci siamo trovati catapultati nell’ordinario con noi stessi che è stato difficile fare i conti con la quotidianità dell’ultimo periodo.

La vulnerabilità, penso, può dar vita a molte cose. Prima tra tutte il coraggio di scegliere e di migliorare la propria condizione.

Finché c’è crisi c’è speranza? Credo di si.

Certo è più facile a dirsi che a farsi. Il modello di vita a cui siamo abituati non sarà il massimo forse, ma ci fa sentire sicuri. Di salti nel buio, al contrario, ne sappiamo poco e, quindi, non ci piacciono affatto.

Mi viene in mente la legge di Lavoisier che dice che “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”. Se è vero che l’essere umano è più portato verso la stabilità che verso il cambiamento, è altrettanto vero che il cambiamento, per l’essere umano, così come per ogni essere vivente, è vitale. In natura non esiste nulla che stia fermo. La vita, per sua stessa definizione, muta di continuo.

Ho sempre pensato che i momenti difficili siano anche i più fertili in termini di creatività e soluzioni innovative. L’ingegno si aguzza stimolato dalle continue introspezioni, riflessioni e proiezioni. Si tratta di un momento di ricerca a tutti gli effetti e, come ogni momento di ricerca che si rispetti, contempla la pazienza, la tolleranza e persino il fallimento che può derivare dal cambiamento.

A furia di cercare si incontra il nuovo e come sostiene Poincarè:

“Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine.”

La crisi che crea. Due parole simili, portatrici entrambe di forza ed energia.

A questo proposito consiglio la visione di un documentario su Netflix che si chiama “Trovare il coraggio” a cura di Brené Brown, docente e ricercatrice dell’Università di Houston. I suoi lavori hanno permesso di rivalutare la vulnerabilità, sfatandone i miti e considerandola come luogo di nascita interiore di creatività, appartenenza, fiducia e gioia. Con la sua ricerca ha dimostrato che la vulnerabilità non è debolezza ma precorritrice di coraggio, che il modo di fronteggiare il disagio non è fare i forti per scavalcarlo ma allenarsi a starci dentro.

Il mio augurio per il nuovo anno è riuscire a portare noi stessi con tutto il cuore e la mente a lavoro, in famiglia, nelle gioie e nei dolori. riuscire a trovare la forza di parlare con le persone invece che delle persone e accettare il fatto che non c’è coraggio senza vulnerabilità e che senza vulnerabilità non si può creare.

Auguri di vero cuore, con gioia.

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