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Nelle sue parole, caratteri di donna

di Vera Paparella

Il nome è la parola più importante che abbiamo. Fissa, immutabile ci viene data nel momento esatto in cui veniamo al mondo e cominciamo a esistere.
Diventiamo allora parte di quel mondo e iniziamo a relazionarci con esso. Affinché chi ci sta intorno ci riconosca come essere umani è necessario possedere un nome, senza il quale non potremmo divenire attori sociali.

Il nome diventa così la nostra casa, il nostro rifugio con il quale intessiamo le relazioni e impariamo a conoscerci.
Capitiamo nel mondo ma se si nasce donna è difficile cucirsi addosso un vestito fatto su misura, poiché il linguaggio non è “dalla parte delle donne” o comunque non lo è sempre stato.
L’italiano è una lingua maschile, secoli di storia impressi in tutto ciò che ci circonda: gladiatori, comandanti, imperatori, scienziati, filosofi, poeti … tutti uomini nella maggior parte dei casi, perché di questi noi conosciamo i loro nomi, privilegiando il genere maschile, nella lingua, piuttosto che quello femminile.
Tuttavia la storia non è stata fatta solo da grandi e leggendari uomini ma c’è stata una parte della storia che per troppo tempo è stata taciuta o non considerata, esercitata allo stesso modo degli uomini anche dalle donne. Cleopatra, la Regina Vittoria, Hillary Clinton, Ipazia d’Alessandria, Marina Abramović, Malala Yousafzai, Frida Kahlo, Artemisia Gentileschi e tante altre che vi abbiamo anche raccontato nel corso dei mesi (sul nostro account Instagram @palestradellascrittura), sono solo alcuni esempi.

Non è stato facile per loro farsi strada in una storia prevalentemente maschile, tuttavia queste donne sono esistite davvero, rivoluzionando il mondo nei vari campi del progresso e della storia.

Raccontarle significa riscoprire i loro nomi e farle rinascere un’altra volta. Dare un nome pertanto, è anche un atto simbolico nel conferire valore e pari dignità tra uomini e donne nella storia. Affinché una nuova modalità di fare storia più inclusiva venga esercitata.

L’azione di dare un nome è perciò importantissima, caratteristica intrinseca del nostro linguaggio.

Questo è quello che il Comune di Pavia vuole fare con il concorso letterario Caratteri di Donna, giunto alla 16 edizione, rivolto a donne e uomini che scrivono per passione e non per professione.

L’iniziativa è realizzata dall’Assessorato alle Pari Opportunità in collaborazione con la Consigliera di Parità della Provincia di Pavia e il Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Pavia e con il contributo di Palestra della Scrittura e di La Feltrinelli Pavia.

Il tema è libero, l’importante è solo che uomini e donne raccontino mettendosi dalla parte di queste ultime.

Cambiare la prospettiva con cui si guarda la realtà, diventare l’AltrA, dando voce ad una protagonista femminile, questa è la sfida che Palestra della scrittura lancia a tutti i partecipanti. Cambiamo lo sguardo, facciamolo con la lingua che abbiamo a disposizione perché è proprio quando impareremo a chiamare le cose con il loro nome che trasformeremo in meglio la realtà.

Accettate la nostra sfida di scrittura?

  • On 14 Aprile 2020
Tags: Caratteri di donna, Comune di Pavia, Nelle sue parole, Palestra della Scrittura, Paparella Vera

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