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Ribàltàti e contenti

Per un uso non ordinario dell’umorismo

a cura di Annalisa Pardini e Paolo Carmassi | Ed. 2013

Lo scopo di questo libro è parlare dell’uso non ordinario dell’umorismo, che rompe la complementarità delle relazioni e le rende più simmetriche.

Tantissime sono le persone che pensano e dicono di non avere il senso dell’umorismo, di non saper scegliere il momento giusto per regalare un sorriso, ma di conoscere altre che ne sono, invece, dotatissime. Allora, possiamo dire che l’umorismo è qualche cosa che qualcuno ha per natura e che qualcun altro può addestrarsi a coltivare.

Noi abbiamo deciso di mantenerci nei confini tracciati dal nostro maestro Luigi Pirandello. Non solo lui ha dedicato un’opera a questo tema – L’umorismo, appunto – ma ha anche intriso tutte le sue opere di umorismo. Però con quella sensibilità tutta sua che gli permetteva di distinguere la profonda differenza che c’è tra il comico e il drammatico: quello che, spesso, si nasconde dentro l’umorismo.

Nel libro spieghiamo che l’umorismo si caratterizza per un fatto centrale: è sempre ridere con qualcuno, mai ridere di. Se accettiamo quest’accezione, ci viene facile pensare a cosa non è: non è sarcasmo, non è ironia, non è ferire l’altro, non appartiene a quella sfera del comunicare che pone al centro il mettere in ridicolo il proprio interlocutore.

L’uso dell’umorismo può avvenire quando con i nostri interlocutori creiamo una visione comune della realtà che stiamo vivendo, cogliendone gli aspetti buffi, grotteschi. Ecco perché parliamo spesso di senso dell’umorismo: non nell’accezione di “significato”, ma di “direzione verso”. Quando ridiamo insieme di qualcosa, stiamo guardando tutti in una stessa direzione, ci spostiamo in uno spazio comune del sentire che ci permette di vedere una situazione, una cosa, una persona da un punto di vista diverso, prima sconosciuto.

Hanno collaborato: Annamaria Anelli, Federica degli Ivanissevich, Lorenzo Carpané

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