Relazione, linguaggio e umorismo
La ricerca
Intorno alla parola, al concetto di umorismo, vi sono tante definizioni.
È come se la dinamica umoristica, osservata dall’interno o dall’esterno della scena, offrisse un numero di variabili non categorizzabili. Nell’umorismo Pirandello distingue due categorie logiche e in questo ordine:
- l’avvertimento del contrario;
- il sentimento del contrario.
Cosa intende?
Un esempio è il primo film Amici miei.
Forse non tutti l’hanno visto, ma vale la pena apprezzarlo in tutta la sua sadica comicità. E là dove noi ridiamo – avvertimento del contrario – Pirandello vede un confine. Ridiamo degli innumerevoli scherzi e del risultato comico frutto de il guizzo, in opposizione al congegno ordinato, ma proviamo a metterci nella rabbia dei passeggeri del treno in partenza che si beccano gli schiaffoni.
È la faccia delle vittime delle candid camera, non a caso introdotta nel nostro paese da Nanni Loy, regista del terzo e ultimo film della serie.
È il momento in cui alla risata subentra la riflessione sui motivi che ci hanno spinto a ridere. Ecco che, con Pirandello, dall’avvertimento del contrario passiamo al sentimento del contrario. Il sentimento del contrario segna un confine che ci sembra funzionale e utile per il nostro lavoro: invertiamo l’ordine e partiamo dal sentimento del contrario per arrivare all’avvertimento del contrario.
Questo è anche il senso della licenza linguistica, del doppio accento, che ci siamo concessi nel titolo del nostro libro, Ribàltàti e contenti, che è stato come sempre la logica evoluzione di questa ricerca.
Il libro
Ribaltati e contenti, il nostro libro sull’umorismo.
Ribàltati per poter ribaltàre ed essere contenti insieme. Ridere insieme favorisce e crea, hic et nunc, relazioni simmetriche basate sull’uguaglianza. Scardina organigrammi e ruoli. Si ride e ci si diverte insieme.
E il divertirsi insieme esclude a priori dal nostro lavoro l’umorismo che fa ridere a discapito di qualcuno, sempre fatte le debite eccezioni. Non solo per una questione etica, cioè per la connotazione sadica che talvolta può assumere: se vogliamo finalizzare il motto di spirito, danneggiare qualcuno è un pessimo punto di partenza.
Lo scopo di questo libro è parlare dell’uso non ordinario dell’umorismo, che rompe la complementarità delle relazioni e le rende più simmetriche.
L’uso ordinario dell’umorismo è quello che ne fa l’arte: è quello che vediamo nel cinema, nel cabaret, che leggiamo nei libri.
Quando parliamo di uso non ordinario dell’umorismo ci riferiamo a quando lo agiamo per far ridere e rilassare l’altro, ma con un obiettivo preciso e diverso: per esempio quello di spostare l’attenzione di una persona che sta male; di sbloccare una situazione di tensione all’interno di una riunione; di riuscire ad abbassare le difese di qualcuno che sta creando un mare di problemi a un gruppo di persone che sta lavorando e andando in una certa direzione. Quindi, un uso dell’umorismo finalizzato a raggiungere un obiettivo.
Per approfondire:
Ulteriori informazioni sul libro | Ribàltàti e contenti |
Articoli, saggi e testimonianze che abbiamo raccolto in questi anni di ricerca. | APPROFONDIMENTI |
Qui trovi ulteriori informazioni sul libro.
Qui trovi alcune letture di approfondimento
Il corso
Anche questa volta la nostra ricerca è sfociata, oltrechè nel libro, in un percorso formativo utile a sdrammatizzare i drammi nelle organizzazioni. In esso sperimentiamo, attraverso un serrato allenamento pratico, un uso non ordinario dell’umorismo, trasformandolo in un grimaldello per aprire condizioni relazionali chiuse, o bloccate, e raggiungere il nostro obiettivo.
Per approfondire:
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Se sei interessato ad approfondire, contatta | MARA LOMBARDI |
- On 5 Settembre 2012