Orgoglio mancino
di ALessandro Lucchini
Dedicato a Mario D’Angelo, a sua madre Francesca e suo padre Roberto. A tutti coloro che lottano con il concetto di destra e di sinistra. E stavolta non in senso politico. A tutti coloro che devono lottare per vivere.
Georgia World Congress Center Atlanta, 13 agosto
1. Astaire Fred
2. Basinger Kim
3. Beethoven Ludwig Van
4. Bin Laden Osama
5. Chaplin Charlie
6. Da Vinci Leonardo
7. Gates William Henry (Bill)
8. Ford Henry
9. Hendrix Jimi
10. Maradona Diego Armando
I posti della prima fila, blocco centrale del centro congressi, sono numerati e in ordine alfabetico.
Seconda fila. Idem.
11. McCartney Paul
12. McEnroe John
13. Monroe Marylin
14. Moor Demi
15. Obama Barack
16. Rossi Valentino
17. Senna Ayrton
18. Stallone Sylvester
19. Van Gogh Vincent
20. Winsord Mountbatten Carlo d’Inghilterra
Quando vedo il cartello “Cobain Kurt” solo in quarta fila mi piglia il nervoso. Non ho capito bene dove sono, ma il leader dei Nirvana non può stare in quarta fila. Il suo Smells Like Teen Spirit è l’inno di una generazione.
«Kurt, vieni davanti, prendi il posto “C”. Mandiamo indietro Chaplin, che è bravo, ma è una mummia». Gli urlerei così se trovassi il fiato, e se non arrivasse proprio in questo istante un signore in abiti larghi e bombetta, roteando un bastone nell’aria, e non si sedesse al posto che volevo dare a Kurt.
Butto l’occhio in giro. I nomi sulle poltrone gelano il sangue. E ne riconosco solo alcuni. Borg Byorn, Connors Jimmy, Messi Lionel, Senna Ayrton, tra gli sportivi. Cruise Tom, De Niro Robert, Kidman Nicole, Redford Robert, Roberts Julia, per il cinema. Mc Cartney Paul, Mozart Amadeus, Plant Robert, Rachmaninov Sergei, Simon Paul, dalla musica.
La traccia dello sguardo non riesce a generare un pensiero di senso. Che ci fa qui tutta ’sta gente? Che hanno in comune?
Atmosfera da evento storico.
Musica a palla, gran vociare fuori, nei corridoi. La striscia davanti al palco brulica di fotografi e cameramen.
Battute carpite in platea.
«Guarda, sta entrando il Maestro.»
Capelli grigi arruffati, sciarpa rossa su giacca nera pesante. Faccia incazzata. Inconfondibile. Ludwig.
«Ma non era sordo?»
«Mica sono esclusi, da qui, i sordi. Anzi. Due sfighe in un colpo solo, posto in prima fila meritatissimo!»
«E lì, Einstein!»
«No ma quello non vale! Ha sempre fatto tutto con la destra!»
«Va beh, è stato costretto. Anzi, ‘corretto’. Era prassi, all’epoca.»
Non ce la faccio più. Vinco la timidezza e disturbo una signora che pare sapere tutto, tailleurino pied de poule grigio, occhi incollati al programma.
«Mi scusi, son capitato qui, ma non so bene dove sono. Può aiutarmi?»
«Ah lei non è mancino?»
«Io no.»
«Giornalista?»
«No, lavoro in un’azienda di tecnologie.»
«Capisco, state progettando qualche oggetto che ci renda la vita più semplice. Vivaddio. L’han mandata qui e non sa come muoversi. Vada alla reception, chieda il programma e la lista degli espositori, si farà un’idea alla svelta.»
«Quello che sta salendo sul palco chi è?»
«Chris McManus. Psicologo dell’University College di Londra. L’ho sentito altre volte, affascinante. Parla proprio di oratoria. In una ricerca pubblicata su Nature Neuroscience ha dimostrato che noi mancini siamo più dotati. Neurologicamente, intendo. Anche per l’arte oratoria: il nostro cervello, a differenza di quello dei destrimani, usa entrambi gli emisferi per l’elaborazione del linguaggio. Prenda Obama: quando parla, è musica!»
«Quindi oggi, qui, tutti mancini?»
«Oggi è il 13 agosto. Giornata internazionale dell’orgoglio mancino. E siamo all’International Lefthanded Conference.»
«Quindi, c’è da essere orgogliosi a esser mancini?»
«Certo! I mancini sono più intelligenti, più creativi, più veloci a pensare. Lo dice la scienza.»
«E quello lì con sette poliziotti intorno, vestiti in modo… un po’ superato… sembrano sceriffi.»
«È Henry McCarty. Più noto come Billy the Kid, il fuorilegge più famoso di tutto il West.»
«Mancino anche lui?»
«L’ipotesi è controversa. Che il Kid fosse mancino si evince da un ritratto senza data in cui appare con la pistola all’anca sinistra. Secondo alcuni storici, però, in realtà il ritratto sarebbe stato stampato al contrario. Ma sa, le leggende.»
«E quello nero pelato, bellissimo, che statua! Ma… lo conosco!»
«Per forza, è Marvin Hagler!»
«The Marvellous. Beh, lui, però, mancino, mica tanto. Ambidestro, direi.»
«Ma va’, lui è un destrimano puro. Tra poco racconterà la sua storia. Marvin ha voluto diventarlo mancino.»
«Scusi?»
«Certo. Si è allenato per anni a disegnare, scrivere, stringere viti, ricamare con la sinistra, per avere più chance sul ring. Aveva letto che alcuni ricercatori, catalogando le impronte delle mani nei disegni preistorici, avevan visto che la proporzione dei mancini sulla popolazione ai tempi delle glaciazioni sembra coincidere con quella odierna. Il mancinismo ha una componente genetica, quindi evolve nel tempo: come mai la quota di mancini è rimasta costante nei secoli? La risposta pare stia proprio nei vantaggi del mancinismo. Fin dall’antichità, nel combattimento, quei movimenti inusuali sorprendono l’avversario.»
«Ecco perché partiva in guardia falsa, oddio, “falsa”, senti come’è che mi esce, sì insomma, mancina, ma poi il colpo del knock-out lo portava col destro, il suo pugno naturale. Dunque si può imparare a diventare mancini. Al contrario dei secoli scorsi.»
Non so perché, ma su questa frase che mi è appena uscita la signora si blocca. Forse un pensiero inatteso. Il suo sguardo, come uno specchio, accende un pensiero inatteso in me.
Vuoi dire che…
Uno storico della musica ora sta parlando di Jimy Hendrix.
«Il padre voleva che suonasse destro. Così imparò a suonare anche con la sinistra, ma con le corde montate da destro. A casa, quando era solo, suonava da mancino; appena sentiva che arrivava il padre, girava la chitarra e suonava da destro, senza difficoltà. Fu più tardi che liberò il proprio talento.»
Parte uno stacco di Hey Joe. Un boato esplode nel palazzo.
Il vicino della signora la scavalca col busto e mi arriva all’orecchio.
«Capisce? Siamo gente così. Tra le persone con q.i. oltre i 140 ci sono molti più mancini. Intelligenza più fluida. Napoleone, Giulio Cesare, Carlo Magno, Aristotele, Einstein, Gandhi… Innovatori. Armstrong, che è “forte di braccio”…»
«Chiiiii??? Satchmo? Eh no, quello è destro, dai!»
«Neil Armstrong, il primo uomo a mettere il piede sulla luna, e indovini quale piede. Leonardo…»
«Leonardo da Vinci?»
«Secondo alcuni studiosi divenne mancino in età adulta, dopo un incidente alla destra. Questo spiegherebbe la simmetria dei disegni e la dote di scrittura speculare. Fosse nato ai tempi nostri, sarebbe ricchissimo. Sa che negli USA i mancini hanno un reddito del 15% più alto dei destrimani? Più creativi, più geniali. L’avrà visto, in prima fila, Bill Gates.»
«Adesso però – ci ammonisce la signora – fate silenzio. E lei si goda la conferenza.»
Mi s’intrecciano nella mente pensieri e immagini di vita mancina. Dev’essere complessa, costretti a vivere in un mondo progettato per destrimani. Forbici, coltelli, penne, strumenti musicali, qualunque cosa da usare al contrario. Durante il coffee break faccio un giro nell’area espositiva, e trovo mestoli, palette, apriscatole, cavatappi, attrezzi vari da cucina, rasoi, tritaerbe, temperamatite e altri oggetti progettati per mancini.
Torno in sala. La signora non si è mossa. C’è qualche minuto, ne approfitto.
«E quei ragazzi che disegnano, sulla parete bianca, chi sono?»
«Presi a caso dal pubblico, a dimostrare la validità del metodo di Betty Edwards. A guidarli è un’allieva di Betty. E non mi chieda chi è Betty Edwards, eh!»
«Non glielo chiedo.»
«Ok, glielo dico io. Autrice del libro Disegnare con la parte destra del cervello, ha dimostrato che tutti possono imparare a disegnare, purché imparino a ‘vedere artisticamente’.»
«Sarebbe?»
«Percepire la realtà non con gli schemi della mente razionale, roba da emisfero sinistro, ma con la creatività, con l’intuito. Ho seguito anch’io il corso. Non ci crederà, ci sono esercizi che ingannano l’emisfero sinistro, e permettono al destro di prendere il comando delle operazioni. Contorni, spazi negativi, prospettive nuove, luci e ombre inedite. Io che ho sempre fatto gli omini stilizzati come alle elementari, un giorno mi son scattatta una foto col telefono e mi son fatta il ritratto. Se mi dà la sua mail glielo invio. Bellino, sa!»
«Quindi Van Gogh, che sta lì in prima fila, e in generale pittori, scultori, illustratori, scenografi… son meglio i mancini?»
«Il collegamento tra capacità illustrative e mano sinistra è ancora oggetto di molti studi. Secondo alcuni potrebbe dipendere dal fatto che l’emisfero destro, dominante nei mancini, è la sede delle capacità visuo-spaziali.»
«Sarà lo stesso negli sport.»
«Esatto. Visto quanti sportivi nel parterre? L’elaborazione di ciò che succede sul campo di gara avviene più rapidamente che nei destrimani. Questi hanno il corpo calloso più spesso, e passare le informazioni da un emisfero all’altro ci va più tempo.»
«Ah, Connors, McEnroe, mitici. E Nadal.»
«John parlerà oggi pomeriggio. McEnroe. Il più grande. Non una simpatia, ma è stato l’unico ad aggiudicarsi un torneo ATP in 4 decenni, l’ultimo nel 2006, a 47 anni. E poi Senna. Maradona, Messi. E il vostro Valentino Rossi. Visto nel ‘fuori’, il motociclismo non è uno sport lateralizzante, come il tennis. È tutto dentro il cervello: Valentino è un fulmine di pensiero. Anche lui, unico a vincere il mondiale in 4 diverse categorie.»
Avevo letto qualcosa, sì, sulla velocità di pensiero dei mancini.
Mi pare fosse uno studio australiano, misurava il tempo di trasferimento delle informazioni tra gli emisferi, nel leggere immagini proiettate a sinistra o a destra del campo visivo. La rapida interconnessione tra gli emisferi rende i mancini più abili nel gestire stimoli multipli e contemporanei, come guidare nel traffico, giocare con i videogame, praticare sport, suonare strumenti, risolvere problemi complessi.
«E ora, la parola a Pierre-Michel Bertand, autore del libro Storia dei mancini».
«Grazie signor Presidente. La preminenza della mano destra è una realtà, ma anche un pregiudizio che ha segnato la nostra struttura mentale. Pensiamo al senso comune: chiamiamo destrezza l’abilità, braccio destro la persona di fiducia, destriero il cavallo affidabile, definiamo alla destra del padre il posto d’onore. Uno sguardo sinistro è invece di persona torva, i sinistri sono incidenti, un tiro mancino è un colpo da vigliacchi. Alzarsi col piede sinistro non è un buon modo di avviare la giornata. E fu con la mano sinistra che Eva colse la mela del peccato, e fino a pochi secoli fa le donne mancine rischiavano il rogo. Ai musulmani è vietato lavarsi e cibarsi con la mano ‘impura’. La stessa parola mancino deriva dal latino mancus, debole, difettoso, storpio. In inglese, right è destro ed è anche giusto, corretto. In francese gauche è goffo, sgraziato, difficile. In spagnolo un tipo no zurdo, non mancino, è intelligente.
«Una storia di sofferenze, insomma, da cui è facile comprendere sia l’orgoglio mancino sia la flessibilità e la capacità di adattamento. Venendo alle tecniche per sviluppare le doti del mancinismo, che magari possono interessare anche chi nasce destrimano, chissà mai…».
Il mio corpo zompa in avanti, come una molla. Quasi vado a incocciare il tipo seduto davanti a me. Sarà stato per il sussulto che…
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… che quella notte mì svegliai di colpo. E raccontai ai miei quel sogno, per filo e per segno, di gran foga. E poi, senza sapere bene perché, mi misi a scriverlo. Forse un giorno, pensai, sarebbe tornato utile.
Quel giorno è arrivato. E so anche a chi dedicarlo.
Questo dream tale è per Mario, un bambino di 4 anni, per sua madre Francesca e per suo padre Roberto. Quella di Mario è una storia che fa esplodere il cuore. Dieci giorni dopo la nascita, ha subito uno stroke perinatale, una lesione che ha colpito la parte destra del cervello, danneggiando il controllo della parte sinistra del corpo. Un colpo, per i genitori. Un senso di fallimento che ha comportato dolore, smarrimento, e molto molto impegno per cambiare radicalmente la prospettiva di vita.
Dopo un’infinita ricerca di percorsi di terapia e di riabilitazione, e con il premio di una folgorante intuizione (la teraia dei neuroni specchio), oggi Mario cammina, gioca, sorride, muove il suo corpo, si prepara a una vita molto simile a quella dei suoi coetanei. E, come si ripetono in continuazione Francesca e Roberto, siamo solo all’inizio. Buon viaggio, Mario.
La storia di Mario è raccontata in questo video, su facebook e nel sito www.fightthestroke.org.
Oggi è anche un libro: Lotta e sorridi.
- On 6 Febbraio 2015