Linguaggio inclusivo come motore del cambiamento
di Federica Varone
La storia è un susseguirsi di cambiamenti, ognuno dei quali suscita resistenze, chi è a favore del cambiamento si scontra con chi difende lo status quo.
Uno dei cambiamenti in atto ad oggi è portato avanti da chi sostiene che la lingua si debba adattare alla società, che debba essere più inclusiva e che debba abbracciare la diversità. Le attenzioni e i tentativi di adottare un linguaggio più inclusivo da parte di chi parla italiano sono sempre di più, eppure la lingua non va incontro alle loro esigenze. Durante il primo capitolo verranno esposte le principali resistenze al linguaggio inclusivo e si porranno le basi per affrontare l’analisi. Tra il maschile sovraesteso e la così detta cacofonia dei sostantivi di alcune professioni al femminile, l’italiano si dimostra una lingua poco inclusiva nei confronti delle donne, ma non solo…
Sessismo, abilismo e ageismo sono i tre temi principali su cui si concentrerà l’elaborato, spiegando, nel corso del secondo capitolo, di cosa si trattano, chi coinvolgono, quali sono le principali resistenze che li riguardano, ma soprattutto tentando di proporre soluzioni inclusive. Infine, nel terzo capitolo, si tratterà il tema della Diversity Equity and Inclusion (DE&I) in azienda, approfondendo tramite interviste a tre rappresentanti di altrettante aziende che ruolo svolga al loro interno il linguaggio inclusivo. Le aziende in questione sono Fastweb, Mediobanca e PwC e per ciascuna di esse l’analisi si focalizzerà su una forma specifica di discriminazione: rispettivamente abilismo, sessismo e ageismo.
Uno degli obiettivi di questo testo è quello di evidenziare un problema e tentare di far riflettere proponendo delle soluzioni, per dimostrare che non basta aspettare che la lingua da sola si evolva per rispecchiare la società, ma che, a volte, una spinta è necessaria per mettere in moto un cambiamento.
- On 25 Novembre 2024