Il valore del silenzio
Allenarsi a fare centro nella comunicazione
di Gabriella Rinaldi
Una proprietà essenziale della comunicazione, nonché uno dei principali assiomi della pragmatica, è l’impossibilità di non-comunicare. Vale a dire che sia le parole che i silenzi veicolano precisi messaggi, completati col supporto della comunicazione non verbale (movimenti, gesti ed espressioni).
Se pensiamo al particolare momento storico che stiamo vivendo e alla comunicazione cui siamo sottoposti, molti riferiscono di essere stanchi e sovraccarichi, fisicamente ed emotivamente.
Per quanto riguarda l’aspetto emotivo, credo di poter supporre che – al netto dello stress psicologico dell’emergenza sanitaria e delle ripetute chiusure – un ruolo importante è giocato dal numero di informazioni eccessivo che abbiamo dovuto processare da più di un anno. Le email riempiono la casella di posta elettronica a tutte le ore, i social media reclamano la nostra attenzione, il commercio online ci implora “scegli me, scegli me” e i telegiornali ci raccontano tragiche verità.
Sarebbe a dire? Mentre ci barcameniamo tra un contenuto e l’altro, sentiamo il dovere di raccontarci che “andrà tutto bene” e cerchiamo di tenere in equilibrio vita professionale e privata, con il risultato di sentirci confusi e sopraffatti.
Colpisce che alcuni, dopo tanto parlare sul web, abbiano scelto in questo momento il silenzio perché come dice ZeroCalcare:
“ce capisco poco sto periodo e quando uno non capisce le cose tante volte può pure sta zitto.”
Il valore della comunicazione verbale è innegabile ma, per quanto sia una forte sostenitrice della parola, inizio a rilevare il bisogno di educarci a una comunicazione che privilegi le pause e i silenzi.
Certo, è come lottare contro i mulini a vento dell’algoritmo digitale secondo cui:
PAROLA: PRESENZA = SILENZIO: ASSENZA
La nostra esperienza immersiva nel digitale dell’ultimo anno ci suggerisce che tentare di rivedere il paradigma è come dichiararsi autogol mentre il resto del mondo va in direzione ostinata e contraria. Tuttavia, se non è un cambiamento del sistema che possiamo auspicare, possiamo almeno provare ad allenare lo sguardo.
Un buon punto di partenza potrebbe essere la pratica di un sano e benefico silenzio.
Nell’ottica in cui il silenzio è comunicazione, possiamo anche dire che è manifestazione di un pensiero che ci denuncia e parla di noi. Gestire con raziocinio le pause, gli intervalli e i momenti di silenzio di una conversazione è importante tanto quanto scegliere le parole giuste.
Così se prendiamo parte ad una situazione comunicativa dovremmo perfezionare, per quanto possibile, i dettagli e le tecniche migliori per praticare l’arte del silenzio. Più ci esercitiamo a farlo e ripetiamo l’esercizio, più la pratica diventerà parte della nostra vita quotidiana.
A proposito di esercizio e allenamento mi viene in mente l’esempio dell’arciere e della sua freccia di cui ho letto in un libro.
Per un occhio inesperto, l’arciere non fa altro che scoccare la sua freccia nello spazio, osservarne la traiettoria e sperare che centri il bersaglio. In realtà, l’arciere prima di conoscere la potenza del suo arco, della postura, della corda e del bersaglio vede molte frecce passare lontane dal bersaglio. Con la tecnica inizia a calibrare i movimenti, la respirazione e lo sguardo.
Poi arriva il momento in cui impara a dosare tutti i movimenti e non ha più bisogno di pensare a quello che fa. In quel momento l’arciere tiene gli occhi fissi sulla freccia in volo e, se si è allenato a sufficienza, si fiderà del suo istinto.
Se, e solo se, sarà padrone della tecnica continuerà ad imparare da ogni tiro, correggendo eventuali errori, aspettando di vedere come il bersaglio reagisce all’impatto.
Allo stesso modo, allenarsi al silenzio può essere un buon modo di fare centro nella comunicazione e ribaltare il paradigma: la comunicazione si farebbe responsabile ed eviteremmo quel bisogno assoluto di parole che molto spesso allontanano.
Whatsapp, una mail, una call, una chiacchierata a tavola in famiglia: la chiave di (s)volta è la consapevolezza.
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- On 23 Marzo 2021