Una questione (inter) personale
Lettera aperta al comunicatore e alla comunicatrice che è in noi
di Gabriella Rinaldi
Ero convinta che è un tempo troppo veloce per essere ricordato, che le conversazioni subiscono la dittatura della doppia spunta blu, che le relazioni sono appese ad un invisibile filo digitale che è parte di un’intricata rete, che abitiamo uno spazio che promette libertà e poi ci restringe il campo vitale.
Poi ci ho pensato.
Siamo a tu per tu con un vecchio amico, o nemico a seconda delle situazioni: il tempo. Oggi possiamo disporne come vogliano nelle nostre case: possiamo lavorare con i nostri tempi, possiamo leggere, giocare e cucinare, possiamo goderne con le persone con le quali eravamo persino troppo stanchi di parlare a fine giornata. Oggi abbiamo la grande opportunità, seppure non lo sia per tutti (penso alle vittime di violenza domestica, e a chiunque soffre della precarietà del momento sia dal punto di vista psicologico che economico), di tornare a leggerci e di farlo andando anche oltre le parole.
Emergono sapori e dissapori che non avevano avuto modo di emergere così evidenti.
All’inizio di tutto questo, lo ammetto, ero confusa. A tratti spaventata dalle notizie e dall’imprevedibilità. Murphy e le sue leggi hanno sempre ragione, mi ripetevo. Se qualcosa va storto è sicuro che lo farà. E ovviamente per me non è diverso. L’ho presa sul personale ed ero arrabbiata. Ero anche felice però, di ritrovare il comfort di casa che mi stavo perdendo a causa degli impegni.
Poi mi sono resa conto di quanto siamo incredibilmente uniti in tutto questo. Quanto non ci sia nulla di personale ma quanto invece tutto sia inter-personale e vada oltre le parole. Mai come oggi abbiamo bisogno di una comunicazione empatica, non violenta, autentica. Rimaniamo umani parlando al comunicatore che in noi e proponiamogli di allenarsi a diventare sempre più smart nella relazione con se stesso, con gli amici, con i colleghi in video-chiamata. Cerchiamo una via per l’accordo, per disinnescare eventuali contrasti ed essere pronti al confronto e alla collaborazione positiva. Capiamo quando parlare, e quando restare in silenzio ad ascoltare.
Come suggerisce Claudia Comaschi “è vero che è impossibile non comunicare, ma è altrettanto vero che non si può non interpretare”. E allora alleniamo il nostro linguaggio para verbale, quello non verbale e le nostre parole ad essere coerenti col nostro sentire e cogliamo l’occasione per sfruttare lo spazio digitale ed essere davvero liberi nella comunicazione.
Ps. Ho un suggerimento: il 24 aprile Claudia Comaschi ha iniziato a svolgere un corso online per parlare del “Linguaggio dell’accordo”, cioè di come gestire e orientare le relazioni interpersonali. Il corso continua per una mezza giornata l’08 maggio. Ora che i nostri equilibri familiari e lavorativi hanno assunto nuove forme è l’occasione per prenderci cura del nostro linguaggio. Teniamoci stretti.
- On 27 Aprile 2020