
AI: intervista a Mattia Felice Palermo
di Luca Stoppioni
Mattia, quale rapporto hai con l’intelligenza artificiale? La utilizzi nel tuo lavoro?
Sì, succede spesso. Uso soprattutto ChatGPT per creare documenti, procedure e policy. Mi è particolarmente utile nella stesura dei progetti di ricerca dove è in grado di comprendere i concetti e la logica e riesce a identificare e segnalarmi eventuali mancanze o incoerenze. ChatGPT è parecchio efficace anche nell’individuare le falle metodologiche, suggerendomi ulteriori spunti di ricerca; spesso le chiedo anche di formulare domande sul testo della bozza e utilizzo le risposte come strumento di riflessione e miglioramento. Questo supporto aumenta la qualità dei progetti, riduce il tempo impiegato e migliora la precisione linguistica e concettuale.
GPT-4, una versione avanzata, mi è utilissima nel semplificare anche la ricerca bibliografica, attività fondamentale nel campo scientifico. Invece che leggere interi articoli, cosa che richiede parecchio tempo, posso interrogare il chatbot sul contenuto del testo o sulle metodologie presentate: ottengo così rapidamente le informazioni cruciali e identifico gli aspetti più rilevanti. Questo approccio alla ricerca bibliografica porta a una maggiore efficienza nel processo di raccolta e valutazione delle informazioni e consente al mio team di progredire più rapidamente nella definizione e nell’attuazione dei progetti.
In azienda abbiamo iniziato a usare anche altre applicazioni di intelligenza artificiale per analizzare dati senza bisogno di intervento umano e generare immagini e illustrazioni per presentazioni interne.
E fuori dal lavoro?
Anche fuori dal lavoro, certo! Come tanti di noi mi affido ad assistenti vocali per impostare promemoria, creare liste della spesa, ottenere indicazioni stradali o controllare le condizioni meteo. Apprezzo anche l’utilizzo di algoritmi di raccomandazione offerti da alcuni servizi di streaming che analizzano le mie preferenze e mi suggeriscono contenuti che potrebbero interessarmi.
Mi capita anche di farne uso per imparare lingue straniere. L’intelligenza artificiale è molto efficace nello spiegare regole grammaticali, espressioni e idiomi tipici e ci si può anche conversare in modo simile a come si farebbe con un interlocutore umano, preimpostando un determinando livello di competenza linguistica.
Trovo, poi, stimolante usare questi modelli come spunto di riflessione personale su temi di mio interesse o su problemi quotidiani, come ad esempio questioni relazionali nell’ambiente di lavoro.
Nella tua esperienza, quali sono i principali punti critici nell’uso di questa tecnologia?
Il principale punto debole è la difficoltà nel distinguere le informazioni affidabili dalle cosiddette “allucinazioni”. In particolare, i modelli meno avanzati potrebbero fornire risposte con informazioni inventate, benché verosimili a prima vista. Ad esempio, nel citare testi autorevoli, questi modelli spesso restituiscono citazioni plausibili che in realtà non esistono. I modelli più recenti sono meno inclini a questo tipo di errore, soprattutto quando sono integrati con motori di ricerca. È comunque sempre fondamentale mantenere un approccio critico: nonostante la loro capacità di eseguire ragionamenti logici complessi, possono commettere errori anche in ragionamenti semplici, talvolta contraddicendosi nella spiegazione e nella risposta conseguente.
Più in generale, in ogni ambito d’uso, penso sia importante considerare le implicazioni pratiche, etiche e sociali. Già oggi, alcune professioni sono messe in crisi dalle capacità di queste nuove tecnologie. Ad esempio, nel campo della generazione di immagini, esistono sistemi che permettono di creare in pochi secondi immagini realistiche o illustrazioni di alta qualità a partire da un input testuale. Questo impatto era impensabile fino a poco tempo fa, e la rapida evoluzione di queste tecnologie suggerisce che si assisterà a tendenze analoghe in altri settori.
Infine, penso sia necessario prestare attenzione agli aspetti di sicurezza. Diversi esperti del settore si sono già espressi a riguardo. Hanno fatto discutere le recenti dimissioni da Google di uno dei padri fondatori delle Artificial Neural Networks, Geoffrey Hinton, che, tra le motivazioni, ha citato la volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli derivanti dallo sviluppo di sistemi che, in futuro, potrebbero sviluppare un’intelligenza superiore a quella umana in diversi ambiti.
Mattia Felice Palermo Laureato in Chimica Industriale presso l’Università di Bologna, ha conseguito un Ph.D. in Chimica Computazionale presso il Dipartimento di Chimica Industriale della stessa università. Dopo aver lavorato come ricercatore post-dottorato ha intrapreso una carriera nel campo dell’industrial coating, ricoprendo il ruolo di chimico R&D per Sherwin-Williams Italia. Dal 2021 è team leader del gruppo di ricerca in Chimica Computazionale e IT Manager presso Green Energy Storage impresa innovativa che produce batterie a flusso green.
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- On 29 Giugno 2023