L’AI sta scrivendo la storia
di Gabriella Rinaldi
Intelligenza artificiale: che storia è questa?
L’intelligenza artificiale di cui si parla tanto, di solito male, sta diventando sempre più sofisticata grazie alle macchine che la istruiscono. È la rivoluzione storica a cui è impossibile non prestare attenzione e che sta, come quasi tutte le novità, destando qualche preoccupazione.
C’è da preoccuparsi? A leggere articoli e ricerche sì. E se pure i manager delle grandi aziende che sviluppano la maggior parte di questi modelli ci stanno confidando il potenziale distruttivo di questa tecnologia, ci sarà da crederci.
Di domande esistenziali e filosofiche l’essere umano se ne pone da millenni. E da millenni gli scenari futuri sembrano catastrofici e spaventosi. Succede quasi ogni volta che si verifica un cambiamento o, per dirla con un’espressione più colorata, ogni volta che l’umanità si trova di fronte a una rivoluzione che scrive la storia.
Buffo pensare che, forse, quando ci troviamo di fronte a temi che riteniamo cruciali e che si portano dietro una certa contraddizione, tendiamo a seminare indizi di segno opposto nelle parole. Come a voler includere il beneficio del dubbio ogni qual volta ci sembra di poter trarre delle conclusioni: è un cambiamento positivo o negativo?
In linguistica si chiama enantiosemia ed è una condizione di polisemia per cui una parola assume un significato opposto a quello etimologico.
Prendiamo la parola “storia”, può significare sia un racconto vero che un racconto falso. È la disciplina che si occupa dello studio del passato con l’uso di fonti e fatti, ma è anche una narrazione frutto dell’invenzione.
Quindi, che storia è questa dell’intelligenza artificiale?
Dove siamo? Dove stiamo andando?
Che strada devo prendere? – chiese Alice.
La risposta fu una domanda: Dove vuoi andare?
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carrol
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? è un dipinto di Paul Gauguin. Un’opera di grandi dimensioni, forse grandi quanto le domande esistenziali alle quali il suo autore cercava risposta. Si dice che si impose ritmi di lavoro febbrili per arrivare in fretta all’ultima pennellata, alla quale però arrivò con fatica e in preda a numerosi tormenti. Non è un libro, ma c’è della filosofia dietro a questa imponente rappresentazione che ancora oggi, se ci agganciamo a quei punti di domanda del titolo, può provocare sentimenti contrastanti.
Dove andremo a finire? è anche la domanda retorica che ci poniamo quando si verificano dei cambiamenti e lo scetticismo prende il sopravvento.
È una cosa antichissima questa delle resistenze umane al cambiamento, il Fedro di Platone ne contiene una dimostrazione lampante. Millenni fa, infatti, Platone faceva parlare così Socrate a proposito dei testi scritti:
C’è un aspetto strano che in realtà accomuna scrittura e pittura. Le immagini dipinte ti stanno davanti come se fossero vive, ma se chiedi loro qualcosa, tacciono solennemente. Lo stesso vale pure per i discorsi: potresti avere l’impressione che parlino, quasi abbiano la capacità di pensare, ma se chiedi loro qualcuno dei concetti che hanno espresso, con l’intenzione di capirlo, essi danno una sola risposta e sempre la stessa. Una volta che sia stato scritto poi, ogni discorso circola ovunque, allo stesso modo fra chi capisce, come pure fra chi non ha nulla a che fare e non sa a chi deve parlare e a chi no. E se è maltrattato e offeso ingiustamente ha sempre bisogno dell’aiuto dell’autore, perché non è capace né di difendersi né di aiutarsi da solo.
Analogie con il presente ne abbiamo?
C’è insomma un momento in cui le certezze granitiche si dimostrano più fragili del previsto, ci sembra di perdere il baricentro e parte un meccanismo di difesa. Al momento, per esempio, prevale la narrativa catastrofica delle macchine che ci toglieranno qualsiasi facoltà, persino quella di pensare.
Dobbiamo, volente o nolente, cercare nuove risorse per nuovi equilibri.
Forse, più che concentrarci sul sopravvento dell’AI, possiamo decidere quanto spazio dare all’aiuto dell’autore, per usare le parole di Platone, che è ancora determinante. Respingere un po’ di vittimismo e quell’ineluttabilità di un futuro disastroso, per ribaltare la prospettiva e guardare l’altro lato della medaglia.
Come?
- Cercando fonti diverse di conoscenza, che ci raccontino anche il buono
- Dialogando con persone che la pensano diversamente da noi
- Contribuendo alla narrativa della costruzione da parte di ciascuno e non della costrizione da parte di qualcuno
Società a responsabilità umana
L’intelligenza artificiale è la punta dell’iceberg di un sistema intelligente, appunto, che emula la capacità umana di apprendere. Anche se il tema ci sembra piuttosto recente, di Natural Language Processing si parla da un po’: è la combinazione del modello linguistico umano e modelli di apprendimento basati sui big data.
Vi ricordate quando nel motore di ricerca scrivevamo per parole chiave? Beh, il Natural Language Processing è quello che ci consente oggi, e da un po’ di tempo, di parlare ai motori di ricerca come se stessimo parlando con la persona accanto a noi, in modo naturale.
Queste tecnologie si basano proprio su come è fatto il cervello umano. Ci sono dei neuroni che sono organizzati in una rete che attiva miliardi di connessioni e ci aiuta a elaborare le informazioni attraverso il linguaggio. Così apprendiamo grazie allo studio, ai metodi e agli strumenti della conoscenza. Per questo siamo la specie cosiddetta intelligente (anche se su questo si potrebbero nutrire legittime riserve).
Reti neurali-apprendimento-intelligenza.
I sistemi di apprendimento artificiali funzionano più o meno allo stesso modo, in un’organizzazione a matrioska: il deep learning costituisce le reti neurali digitali, il machine learning gestisce l’attivazione di queste reti dando loro in pasto algoritmi utili all’apprendimento e rende così intelligenti le macchine.
Le macchine stanno diventando, o sono già, come le persone?
Qualcuno lo pensa già che le macchine siano senzienti e che, come gli esseri umani che le istruiscono, siano esposte a pregiudizi di diverso tipo.
Per fortuna c’è ancora margine per inserire l’etica nel discorso sulle preoccupazioni che lecitamente ci attanagliano. Già a novembre 2021 l’UNESCO ha scritto insieme a tutti i 193 stati membri un documento intitolato Recommendation on the Ethics of Artificial Intelligence, delineando anche come fare concretamente a rispettare l’umanità, gli individui, la società e l’ambiente.
Anche l’Unione Europea si sta muovendo in questo senso. La commissione Ue ha chiesto alle grandi aziende tecnologiche (Google, Facebook e Microsoft) di avere un’etichetta che certifichi i contenuti creati con AI per permettere alle persone di riconoscerli immediatamente.
Ci stiamo lavorando, ma – che bello – siamo ancora una società a responsabilità umana.
Il brutto e il bello dell’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale contiene in sé il potenziale di fare bene e quello di fare male. Da un lato le tecnologie possono migliorare la nostra vita, rivoluzionare le aziende e persino proteggere l’ambiente. Dall’altro, possono portare alla perdita di posti di lavoro, problemi di privacy e diffusione di verità parziali e corrotte da stereotipi.
Tre parole chiave: responsabilità, consapevolezza e trasparenza.
Solo attraverso queste doti umane possiamo spingere verso pratiche d’uso etiche e regolamentazioni più chiare. È così che possiamo godere dei vantaggi dell’intelligenza artificiale e minimizzare i rischi.
Di seguito un elenco di 3 aspetti negativi e 3 aspetti positivi di questa tecnologia.
Il brutto
- Perdita di privacy Man mano che le tecnologie diventano più sofisticate, potranno essere usate per tracciare sempre meglio le nostre attività online e il nostro comportamento. Queste informazioni potrebbero essere usate a scopi commerciali e portare ad abusi di potere da parte di governi e aziende.
- Stereotipi e discriminazione Gli algoritmi sono addestrati dalle persone e possono conservare e amplificare i pregiudizi che queste si portano dietro. Tutto questo può avere un impatto, per esempio, sulle assunzioni, sui prestiti e sull’applicazione delle leggi.
- Perdita di posti di lavoro Le macchine saranno sempre più capaci di svolgere alcune attività di solito svolte dalle persone e questo potrebbe portare in alcuni casi a disoccupazione, disordini sociali e disuguaglianza economica.
Il bello
- Salute e medicina Dal supporto alla diagnostica fino a trattamenti personalizzati, le nuove tecnologie hanno il potenziale di migliorare il campo medico analizzando grandi moli di dati.
- Ambiente L’analisi dei dati potrebbe consentire ai governi di prendere decisioni più informate per ottimizzare il consumo di energia, prevedere i disastri naturali e monitorare il processo di deforestazione.
- Apprendimento Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale sarà possibile creare esperienze personalizzate di apprendimento efficace in base alle caratteristiche specifiche delle persone che frequentano corsi, scuole e università.
La lista non è ovviamente definitiva, anzi potrebbe essere il punto di partenza per una conversazione tra amici, o anche tra noi. Se vuoi dirci la tua o aggiungere il tuo contributo agli aspetti positivi o negativi dell’intelligenza artificiale, scrivici dalla pagina Contatti.
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- On 3 Luglio 2023