
Cure and Care Coaching: la comunicazione che cura
di Chiara Lucchini
Non solo curare i pazienti attraverso la propria competenza tecnica (CURE), ma anche prendersi cura di loro mediante una comunicazione virtuosa (CARE), per aiutarli a migliorare e guarire.
Giuliano Mari
Cure and Care Coaching: è questo il titolo del libro di Giuliano Mari, fisioterapista, Coach e Trainer di Programmazione Neuro Linguistica (PNL). La tesi del libro è:
quando i nostri assistiti soffrono di una patologia nel corpo, la mente può aiutarli a guarire meglio.
Il professionista sanitario deve quindi associare alla propria competenza tecnica – CURE – anche le tecniche di CARE Coaching, che sviluppano una comunicazione virtuosa, in grado di ridurre le convinzioni non funzionali a produrne altre funzionali al processo di guarigione.
È necessario, quindi, per fornire un trattamento etico al paziente, che i professionisti sanitari si formino sulle tematiche della comunicazione, che è l’altra rotaia, accanto a quella delle competenze tecniche, su cui far correre il treno della guarigione.
Comunichiamo sempre, e non solo tramite le parole
Paul Watzlawick, nella celebre opera Pragmatica della comunicazione umana, enuncia gli assiomi della comunicazione umana. Questo il primo:
“Non si può non comunicare”.
Ogni nostra parola, ogni nostro gesto, ogni nostro silenzio, sono comunicazione. Quindi ogni comportamento è comunicazione.
Quindi non solo le parole, ma anche la nostra gestualità e la nostra mimica facciale (comunicazione non verbale), così come l’intonazione della nostra voce (comunicazione paraverbale), costituiscono comunicazione.
Risale a uno studio del professor Albert Mehrabian, psicologo dell’Università della California (UCLA), la famosa distribuzione dei pesi dei differenti canali espressivi, secondo la quale solo il 7% del peso della comunicazione è dovuto alla componente verbale, il 38% a quella paraverbale e il 55% a quella non verbale.
Significati, convinzioni, aspettative
In Cure and Care Coaching viene poi introdotto il concetto di significato, ossia lo studio dell’esperienza soggettiva che il paziente sta vivendo in un determinato momento. Si integrano quindi l’oggettività, tipica dell’Evidence Based Medicine, e la soggettività, tipica del Modello bio-psico-sociale.
Il significato ha a che fare con l’intenzione o con il senso di un messaggio o di un’esperienza.
L’esperienza o il messaggio, per divenire significato nella nostra mente, devono passare attraverso una serie di filtri. I due filtri principali su cui abbiamo potere d’azione sono lo stato psicofisico e le convinzioni.
Per quanto riguarda lo stato psicofisico, i pazienti possono reagire in maniera diversa in virtù del loro stato emotivo. Sono tre i fattori che determinano lo stato
Linguaggio Le parole che il paziente utilizza sono una traduzione del suo stato emotivo: ridefinire un problema utilizzando altri termini può essere una strategia estremamente valida.
Fisiologia ossia tutti i cambiamenti ematochimici che possono essere indotti da sostanze chimico/farmacologiche e droghe; anche la postura e il movimento contribuiscono a cambiare la fisiologia e quindi lo stato emotivo.
Il secondo filtro su cui possiamo agire è rappresentato dalle convinzioni.
Il terapeuta dovrebbe prendersi cura non solo delle convinzioni che i pazienti hanno rispetto alla cura proposta, ma anche rispetto alla patologia. Le tre convinzioni che supportano la guarigione sono:
È possibile guarire. Convinzione sulla patologia: è necessario che il paziente creda che esista una cura al proprio problema.
Io posso guarire. Convinzione sul piano personale: se è possibile guarire, anche io posso guarire.
Io merito di guarire. Convinzione sul diritto di guarigione: il paziente sente di meritare di guarire.
L’obiettivo è ottenere un incremento degli effetti terapeutici che il trattamento già possiede, grazie al potere di autoguarigione insito nelle persone e aiutato da una comunicazione virtuosa.
Quindi potremo giudicare virtuosa una comunicazione che avvicina il paziente al suo obiettivo di benessere, miglioramento o guarigione, e per iniziare questo processo bisogna creare aspettativa.
Una comunicazione che crei forti aspettative è sicuramente etica, in quanto massimizza l’effetto significato. Ma la comunicazione non deve mai essere ingannevole: i pazienti non vanno illusi, ma aiutati ad attribuire agli eventi un significato che generi aspettative.
Avere una malattia, non essere malato
Spesso i pazienti si identificano con la propria patologia: “Io sono un malato di diabete”, “Sono un lombalgico cronico”, “Sono un paziente oncologico”.
L’identità è una convinzione su se stessi, su chi si crede di essere.
Bisogna aiutare il paziente a capire che la patologia non è qualcosa che è ma qualcosa che si ha.
Il significato di essere malato è diverso da quello di avere una malattia.
Per realizzare questo è necessario che il professionista sanitario per primo non utilizzi “etichette” per i propri assistiti.
In questo ci aiuta conoscere i livelli logici o livelli di pensiero, strumento creato da Robert Dilts, ricercatore di Programmazione Neuro Linguistica.
Lo strumento dei livelli logici serve a capire l’esperienza soggettiva dei pazienti. Ad ogni livello logico corrisponde una particolare domanda.
LIVELLO LOGICO |
DOMANDA |
Spirito |
Per chi o per cosa? |
Identità |
Chi sei? |
Convinzioni | Valori |
Perchè? |
Capacità |
Come? |
Comportamenti |
Cosa? |
Ambiente |
Dove? Quando? |
In genere possiamo dire che il livello sottostante influenzerà a breve termine il livello sovrastante, mentre il livello sovrastante influenzerà a lungo termine quello sottostante.
Quindi è importante ascoltare se il paziente dice “ho la depressione” o “sono depresso”, per capire se si colloca a livello di identità o a livello di comportamenti.
Il Cure and Care Coaching
Quindi come possiamo definire questo processo di lavorare insieme con il paziente sul suo stato emotivo, sul suo obiettivo di guarigione, sulle sue convinzioni, per essergli realmente di supporto?
Giuliano Mari lo definisce Cure and Care Coaching.
Ciò che facciamo con il Cure and Care Coaching è curare e allo stesso tempo prenderci cura dei nostri pazienti.
Curiamo (Cure) secondo la nostra specializzazione sanitaria e ci prendiamo cura (Care) comunicando in modo ottimale. In questo modo miglioriamo la performance dei nostri pazienti nel non sempre facile compito della guarigione.
Quindi il Cure and Care Coaching è il processo mediante il quale i professionisti sanitari aiutano i pazienti a migliorare e/o guarire, utilizzando le proprie competenze tecniche professionali insieme con una comunicazione efficace.”
Perché guarire è come una performance, e il professionista sanitario è come un coach.
Si sa che gli atleti non performano sempre allo stesso livello, e ciò non è dovuto al bagaglio tecnico.
Nel coaching questo concetto è espresso con la famosa formula:
p=P-i |
p=performance |
P=Potenziale |
i=interferenze |
La performance (p) che un atleta riesce a esprimere dipende dal suo Potenziale (P) depotenziato dalle possibili interferenze (i).
Le interferenze possono essere esterne o interne.
Il mental coach è la persona che aiuta l’atleta a diminuire il più possibile le interferenze interne e a rendere quindi la performance il più possibile uguale al potenziale.
Sullo stesso concetto si basa il Cure and Care Coaching.
C’è un potenziale di guarigione in tutti i pazienti, e le convinzioni e lo stato psicofisico possono limitarne l’espressione, diventandone, appunto, interferenze.
I professionisti sanitari possono migliorare il mondo di coloro che soffrono e di coloro che vogliono mantenere uno stato di benessere. Anche attraverso il Cure and Care Coaching.
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- On 25 Giugno 2018