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I six memos di Italo Calvino – Visibilità

italo-calvino_4pillola.jpg

di Alessandro Lucchini

Se Calvino avesse conosciuto internet sarebbero state diverse le sue “sei proposte per il nuovo millennio”?
Forse. Ma c’è già molto web in quelle riflessioni.

Vediamo che cosa vuol dire nel caso di leggerezza, rapidità, esattezza, molteplicità e visibilità.

 

VISIBILITA’

Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale.

Pericolo di perdere la facoltà visiva? nella società dell’immagine? quando ogni informazione deve avere il ritmo di uno spot?

Quel brano fa pensare che Calvino non si guardasse molto intorno.

Di lì a qualche anno sarebbe arrivato il web, strumento visivo per eccellenza: le parole sposano gli spazi, le forme e i colori, scorrono in una riga come nella vetrina di un negozio, diventano immagini, e con il movimento cambiano tono, espressione, a volte anche significato.

 

Visibilità della scrittura

È il nuovo modo di leggere che condiziona il nuovo modo di scrivere.

Nel web non si legge: si esplora, afferma Nielsen. La pagina si scorre come una mappa, come un paesaggio visto dall’alto, con gli occhi che rimbalzano su e giù alla ricerca di qualcosa di utile. Forse per questo è nata quell’orribile parola, usability, e il lettore è definito user. Sono i titoli a colpirlo, le immagini, i colori, le parole in grassetto, i link.

Questo modello di lettura ha reso gli elementi grafici parte integrante della scrittura. Nel web caratteri, forme, dimensioni, colori, posizioni vanno concepiti insieme con il testo.

Lo scrittore non può più pensare in bianco e nero: deve imparare a scrivere in termini visivi; dev’essere garante non solo delle parole, ma dello spazio in cui abiteranno, e del filo di senso e di memoria che le unirà anche dopo due o tre click.

 

Visibilità e suggestioni artistiche

Chiesero un giorno a Hemingway: “Quali sono i suoi precursori letterari, gli autori da cui ha imparato di più?”. Risposta:

Mark Twain, Flaubert, Stendhal, Bach, Turgenev, Tolstoj, Dostoevskij, Cechov, Andrew Marvell, John Donne, Maupassant, il vecchio Kipling, Thoreau, il capitano Marryat, Shakespeare, Mozart, Quevedo, Dante, Virgilio, Tintoretto, Hieronymus Bosch, Brueghel, Patinier, Goya, Giotto, Cézanne, Van Gogh, Gauguin, San Juan de la Cruz, Góngora… Ho fatto il nome di alcuni pittori, perché ho imparato a scrivere più da loro che dagli scrittori.

Parole e immagini si sono incontrate spesso nel passato: dalla pubblicità alle avanguardie del primo ‘900, da Picasso al liberty, su su fino ai codici miniati del medioevo.

Un’esperienza interessante per i web writer è quella di Teresa Ciulli, artista eclettica, pittrice, scultrice e scrittrice. Sentiamo un suo pensiero di qualche anno fa sulla funzione visiva delle parole, che genera poi un effetto di concretezza e di tangibilità molto utile alla scrittura.

Siamo tutti allo stesso tempo esperti ed inesperti riguardo a come si scrive una lettera d’amore. Io un giorno ne ho scritta una che ha cambiato il corso della mia vita. […] Le parole su cui confidavo di più per esprimere e trasmettere all’altro l’importanza e la felicità dei miei sentimenti, mi sembravano subito sciuparsi sul foglio. […] Questo mi ha portato a sollevarle fisicamente, materialmente: ritagliandole e appoggiandole alla parete del foglio con alcuni sostegni di carte colorate. Le parole avevano così un corpo, e una pelle, e il destinatario di quella lettera le avrebbe potute toccare. Volevo anche che quel destinatario riuscisse a immaginare la traiettoria che descrive nella mente – o nell’anima? – una parola prima di andarsi a poggiare sulla punta della lingua, sui polpastrelli della mano o sul ciglio del padiglione dell’orecchio.

 

E poi ecco qualcosa che per intensità ed emozioni ha colpito al cuore milioni di persone, sulla rete: la performance di Kseniya Simonova, l’artista ucraina che con solo mani e sabbia e musica struggente racconta in 8 minuti l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe naziste.

 

Visibilità degli effetti linguistici

Una lettera dell’alfabeto greco, la chi, si scrive come una X e dà origine a una figura retorica, il chiasmo, ossia incrocio. È la disposizione dei termini di una frase in ordine inverso rispetto a quelli della frase precedente. In poesia, scrivere

miglior vita

giorni sereni

fa cogliere subito l’incrocio: legame grammaticale (vita e giorni sono sostantivi, miglior e sereni aggettivi) e semantico (vita e giorni sono porzioni di tempo, miglior e sereni qualità).

Anche una compagnia di assicurazioni scriveva tempo fa il proprio motto in forma chiastica:

Alleanza assicura

e semplifica la vita

I quattro punti si uniscono nel centro, creando un’immagine di forte richiamo visivo.

Visibilità non è dunque solo grafica, colori, caratteri, ma anche spazialità, geometrie, disposizione delle parole per cercare un effetto. Anche per questo è utile studiare la retorica: non stile ampolloso e ridondante che copre la pochezza del contenuto, ma repertorio prezioso di tecniche dello scrivere e del pensare. Studiare, ad esempio, come si usano le figure retoriche in pubblicità è utilissimo, quando si scrive sul web.

 

Visibilità: uovo o gallina?

Mi pare che in questa situazione il problema della priorità dell’immagine visuale o dell’espressione verbale (che è un po’ come il problema dell’uovo o della gallina) inclini decisamente dalla parte dell’immagine visuale. […] Nell’ideazione di un racconto la prima cosa che mi viene alla mente è un’immagine che per qualche ragione mi si presenta come carica di significato, anche se non saprei formulare questo significato in termini discorsivi o concettuali. Appena l’immagine è diventata abbastanza netta nella mia mente, mi metto a svilupparla in una storia.

Qui Calvino si sbilancia dalla parte dell’immagine. Ma subito riequilibra.

Nello stesso tempo la scrittura, la resa verbale assume sempre più importanza; direi che dal momento in cui comincio a mettere nero su bianco, è la parola scritta che conta; prima come ricerca d’un equivalente dell’immagine visiva, poi come sviluppo coerente dell’impostazione stilistica iniziale, e a poco a poco resta padrona del campo.

Qualcosa del genere anche nella storia del web. Dopo l’era dei tecnologi (gli anni 1993/96), in Italia è stata l’era dei designer (1996/99): sotto con le animazioni in Flash, tutti a studiare la psicologia dei colori, i web designer come nuovi dèi.

Poi un giorno Nielsen dice che il web design ha i giorni contati, perché la mobile ubiquity c’impone nuove regole, i palm devices vogliono schermi miniaturizzati, con testo scarno e grafica minimalista.

Perentoria come sempre, l’affermazione lascia però il segno. Torna il consenso sui presupposti originari del web: attualità, semplicità, contenuti ben selezionati e buona interattività.

 

Visualizzare le parole, verbalizzare le immagini

Il problema comunque non è stabilire se conta più l’immagine o la parola. Non c’importa di chi sia il primato. C’importa trovarne la relazione migliore.

Dice Umberto Santucci, esperto di comunicazione visiva e mappe mentali:

Il linguaggio verbale, parlato o scritto, è lo strumento più raffinato che l’uomo ha per comunicare. Genitori e insegnanti impiegano molto tempo e molte energie per insegnare ai piccoli a parlare, leggere e scrivere. Nelle scuole elementari e in alcune scuole secondarie si fanno corsi di disegno, e in alcuni casi di fotografia e video. Ma normalmente un lavoro specifico sulla combinazione fra parola e immagine non si fa, anche se poi nella vita quotidiana siamo continuamente immersi in un miscuglio di parole, immagini e suoni.

Santucci propone di ridurre i conflitti tra i due elementi, arrivando a “visualizzare le parole” e “verbalizzare le immagini”.

Gli ipertesti ci permettono di strutturare le nostre informazioni, di creare menu che ne visualizzano l’organizzazione gerarchica, di saltare da una parte all’altra come se volassimo sopra un testo, abbassandoci a cogliere le informazioni che ci interessano. Le mappe informative visualizzano queste strutture.

 

Una conciliazione tra parola e immagine a cui arriva anche Calvino:

Il mio procedimento vuole unificare la generazione spontanea delle immagini e l’intenzionalità del pensiero discorsivo. Anche quando la mossa d’apertura è dell’immaginazione visiva che fa funzionare la sua logica intrinseca, essa si trova prima o poi catturata in una rete dove ragionamento ed espressione verbale impongono anche la loro logica.

 

Visibilità del linguaggio sensoriale

Tutto ciò fa riflettere sulla capacità del linguaggio di sollecitare i sensi. La neuro-linguistica, ad esempio, studia come le persone percepiscono le informazioni attraverso i canali visivo, auditivo ecenestesico (quest’ultimo legato a olfatto, gusto e tatto), e come usano il linguaggio in relazione alle prevalenze di questi canali nella loro sensibilità.

Dei tre linguaggi, il più potente è il visivo.

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e golfi, a seconda dello sporgere e rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a restringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

Sul piano narrativo l’inizio dei Promessi sposi è noioso, ma sul piano linguistico è un capolavoro, forse proprio per la sua forza visiva: corso e figura di fiume… a destra… dall’altra parte… sensibile all’occhio… Un quadro, una cartolina, o una ripresa cinematografica.

 

Una forza visiva che la scrittura del web si sforza di esprimere in ogni ambito possibile di descrizione o di evocazione.

Banca Toscana usava qualche anno fa la metafora della navigazione:

Navighi in rete? Approda in banca toscana da casa, dalla sede di lavoro o da qualsiasi postazione internet.

Un’azienda cosmetica visualizza la confezione di un profumo:

I contrasti tra le curve purissime e femminili, la chiarezza dei bordi perfettamente ritagliati cambiano il flacone in un prisma luminoso, un’autentica opera d’arte. La trasparenza del vetro dà tutta la sua forza alla luminosità del profumo.

Sono visivi i titoli di molte sezioni di siti (in primo piano, focus); visivi i verbi delle azioni (scopri, scarica, trova); visivo il termine portale, che richiama l’ingresso delle chiese con le storie dei santi scolpite, in una narrazione di grande effetto visivo.

 

Visibilità come immaginazione

Nessun pericolo, dunque, di perdere la facoltà visiva nel web. Il pericolo è un altro. Rileggiamo il brano di Calvino.

Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini.

Immagine come immaginazione, allora, e visibilità come visione creativa.

Un messaggio forte, specie nel web, dove la tentazione del copia e incolla è così forte, dove si vedono pochi spunti originali e tanti ricicli, copiati pari pari in diversi siti, addirittura con le stesse parole. In barba alle norme sul diritto d’autore, e al rispetto per lo sforzo intellettuale.

 

 

dal libro “Web content management”, a cura di Alessandro Lucchini, Apogeo 2002 (con qualche aggiornamento al 2013)

 

 

  • On 7 Febbraio 2013
Tags: scrittura
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