A proposito di satira e di ideologie violente
di Claudia Comaschi
Lo sgomento di questo inizio d’anno, il terrore in una redazione parigina, la matita spezzata che poi si rigenera. Che c’entrano con un ricordo della scorsa estate? Forse con le vacanze? con i viaggi? con le zanzare che pasteggiano? o con i baci al mare di quando si era più giovani (si era sempre più giovani)?
Ah no, era un cinema sotto le stelle, che sa di vacanza anche se si è in città, e che permette talvolta di fare delle scoperte meravigliose.
To be or not to be è un film del 1942 di Ernst Lubitsch, interpretato da Jack Benny, Carole Lombard, Robert Stack, Lionel Atwill.
«Se conosco Josef Tura? Oh, sì lo ricordo bene. Trattava Shakespeare come noi trattiamo la Polonia», dice il colonnello tedesco Ehrhardt.
Una pellicola travolgente, con battute che si susseguono senza tregua, un feroce attacco al nazismo, in piena seconda guerra mondiale, una compagnia di teatro polacca che dopo l’invasione nazista entra in crisi e riesce a mettere in scena di un imbroglio approfittando della somiglianza di un attore con Hitler.
“To be or not to be: that is the question” non è più solo il monologo che tutti conosciamo, diventa qui il dilemma fondamentale: essere o non essere contro un sistema nazista che sta schiacciando tutta l’Europa?
Ed ecco che con l’umorismo si possono ribaltare situazioni, creare coesione, affrontare temi importanti, anche in piena guerra, si può entrare a Varsavia, vedere la resistenza all’opera, ridere della Gestapo e terminare una serata sotto le stelle senza rendersi conto che sono trascorsi oltre settant’anni anni dalla realizzazione di una pellicola straordinaria.
Così, giusto per cambiare tema un attimo, e neanche troppo.
- On 9 Gennaio 2015