L’industria, gli studenti e il futuro di questo paese
di Alessandro Lucchini
Collegare scuola e lavoro, studio e mestiere, leggerezza dell’adolescenza e progettualità professionale. E, più in particolare, sensibilizzare imprenditori, scuole e studenti sull’importanza di creare insieme lo sviluppo futuro dell’industria. Questo l’impegno di alcune associazioni imprenditoriali attive sul territorio. Parliamo qui dell’Unione industriale della provincia di Varese.
Sono infatti questi gli obiettivi del progetto Generazione d’industria, attivo da qualche anno a Varese.
Qualche tempo fa, in chiusura di anno scolastico, mi è stato chiesto di condurre la Festa del diplomato, l’evento di presentazione conclusiva del progetto. Si trattava di guidare i ragazzi in un laboratorio formativo, e poi di preparare la cerimonia di premiazione al teatro Santuccio, davanti a genitori, insegnanti, Istituzioni.
Già l’anno scorso avevo avuto questo onore: lo spunto creativo era stato un alfabeto del futuro, una lista di parole evocative delle aspirazioni dei ragazzi: A come abilità, B come bisogno, C come collaborazione, e poi disponibilità, efficienza, e così via. Con spunti che poi in teatro avevano acceso riflessioni profonde, come intelligenza, organizzazione, responsabilità, soddisfazione ecc.
Stavolta l’idea era di tenere protagonista il concetto di “futuro”, ma con una dimensione più ampia. Non singole parole, ma una concatenazione, una trama. Una storia.
Ma come si fa a parlare di storia, se pensiamo al futuro? La storia è nel passato, si può obiettare. E invece è stato proprio lì il guizzo creativo dei ragazzi. Sperimentando tecniche narrative semplici, ma molto concrete e rapidamente sviluppabili, i ragazzi hanno potuto riflettere sulle potenzialità del linguaggio come strumento per avvicinare mondi differenti, la scuola e l’impresa, la serietà e il divertimento, il privato e il professionale. Il presente e il futuro.
Lo strumento della narrazione ha focalizzato l’attenzione dei ragazzi sui tre step della loro evoluzione da studenti a lavoratori: scuola-stage-azienda. E lasciando libera la fantasia, organizzati in gruppi e applicando metodi di scrittura collaborativa, in pochi minuti hanno prodotto sei storie, ambientate in diversi mondi professionali, e con una proiezione in là nel tempo.
Narrare se stessi tra 10 anni è stato un esercizio per visualizzare e immaginare in modo concreto; per allenarsi a progettare il cambiamento, anziché subirlo; per ottimizzare la pianificazione dei propri obiettivi, in modo da renderli raggiungibili (vincoli e risorse), strategici (efficacia, efficienza e timing) seguendo il modo con cui il nostro cervello elabora il tempo.
Una specie di I have a dream, a portata degli adolescenti.
Interessanti i titoli dei loro racconti: Il sogno, Incontro al locale, Confrontando i successi, La storia si ripete, 5 soci e un progetto, Morte a San Siro, in un’articolazione di generi e di ambienti che andava dal comico al noir, con tanto di individuazione degli editori per i libri e di elaborazione grafica delle copertine.
Logico che poi i ragazzi raccontassero sul palco ciò che hanno sognato (o, meglio, progettato) per il loro futuro, tra lo stupore, l’orgoglio e la commozione di insegnanti, genitori e imprenditori, e con gli applausi e gli auguri di tutta la platea.
- On 9 Gennaio 2015