A new narrative for Europe
di Chiara Lucchini
Oggi la narrazione dell’Europa è negativa.
L’Italia è un Paese che racconta tanto.
La televisione racconta tanto: rispetto ad altri Paesi europei, abbiamo moltissimi talk show, siamo bombardati da un’informazione che ci racconta di un’Europa che non funziona. Un’Europa da cui sarebbe meglio prendere le distanze. Un’Europa origine di tutti i nostri mali, nella quale i cittadini non hanno fiducia. I cittadini, tutti noi, che il 25 maggio siamo chiamati a votare proprio per l’elezione del Parlamento europeo. Questo è bolso populismo. Abbiamo bisogno di una nuova narrazione per l’Europa.
Le elezioni del 25 maggio hanno qualcosa in più rispetto al passato, a partire dal fatto che il Presidente della Commissione europea (capo dell’Esecutivo) sarà eletto sulla base di una proposta fatta dal Consiglio prendendo in considerazione i risultati delle elezioni del Parlamento europeo.
I cittadini saranno importanti. Per cambiare. E, per cambiare, dobbiamo ascoltare. Ascoltare, e raccontare.
Quando si parla di deficit democratico a proposito dell’Unione europea, si fa riferimento alla mancanza della capacità di controllo sulle scelte da parte dei popoli. La causa sta nella verticalizzazione dei poteri, che coinvolgono i governi e lasciano fuori i cittadini.
Deficit democratico significa deficit di conoscenza. E, perché ci sia conoscenza, è necessaria la comunicazione. La comunicazione è il fondamento stesso della democrazia.
La democrazia partecipativa è quella fatta di ascolto e dialogo, e si realizza mediante la conoscenza, mediante una corretta informazione. Mediante la narrazione.
In questa direzione si volge A new narrative for Europe, un progetto della Commissione europea che coinvolge artisti, scienziati e intellettuali per raccontare l’Europa.
Per raccontarla ancora. Per reagire al populismo, ai «no all’Europa», ai «te la do io l’Europa».
Per affrontare insieme un futuro europeo comune.
Nell’aprile del 2013, il presidente della Commissione europea Manuel Barroso affermava, nel lanciare questo progetto: «A new narrative for Europe not because we don’t remain loyal to the raison d’être of the European community and the European Union; of course this remains valid. But because I think we need, in the beginning of the XXI century, namely for the new generation that is not so much identified with this narrative of Europe, to continue to tell the story of Europe. Like a book: it cannot only stay in the first pages, even if the first pages were extremely beautiful. We have to continue our narrative; continue to write the book of the present and of the future. This is why we need a new narrative for Europe.»
Nella tappa in Italia di questa narrazione, a Milano (8-9 dicembre 2013), Enrico Letta ha affermato: «Noi dobbiamo capire una cosa molto semplice, che nei prossimi dieci anni l’Europa può decidere se essere ancora influente e decisiva nel mondo, oppure se essere frammentata e ininfluente».
I padri dell’Europa non erano dei visionari. Erano profondamente realisti.
Noi abbiamo bisogno dell’Europa. Non è stato solo un sogno, un’illusione.
L’Europa è un impegno che chiede a tutti noi di partecipare, perché quel sogno, così difficile da realizzare, è la nostra unica via d’uscita.
Abbiamo bisogno di continuare a raccontare l’Europa.
Prima del 25 maggio, il 25 maggio, dopo il 25 maggio.
- On 12 Maggio 2014