Firenze, 15 dicembre 2011: storico discorso di fondazione della “Digital Democracy”
Internet e i social media come strumenti per favorire una maggiore partecipazione delle ragazze alla vita politica.
Un significato nuovo per l’innovazione tecnologica e per i molteplici canali di condivisione della rete: valorizzare il talento e il ruolo delle donne nella società e contribuire attivamente al cambiamento verso un futuro migliore.
I HAVE A DREAM 2.0
di Martin Luther King
Sono orgoglioso di unirmi a voi oggi, in quello che passerà alla storia come l’evento di fondazione della partecipazione democratica fondata sulla rete. Il momento è solenne: nasce oggi la Digital Democracy.
Nel 2011 molte acque sono passate nell’oceano del web. Molte e agitate correnti hanno percorso la rete travolgendo dittature, rovesciando regimi, scuotendo oligarchie, animando i popoli e le loro idee. Dal Nord Africa alla Russia, dalla Cina al cuore dell’Europa. Perfino in una piccola penisola europea, cullata per quasi vent’anni in un sonno docile e incosciente. Il web ha contribuito a svegliare le coscienze: hanno inventato e poi vinto referendum impossibili. Hanno perfino cambiato il vento in una grande città del nord, fino a quel momento bloccata in posizioni di retroguardia.
Questi eventi dimostrano che le nuove generazioni hanno i mezzi per attuare nuove forme di collaborazione, diventando l’élite del cambiamento. I nativi digitalihanno infatti familiarità con la tecnologia, la comprendono e la usano nel quotidiano. La Rete, in particolare Facebook, Twitter e gli altri social media, sono parte integrante delle loro relazioni sociali.
Tuttavia, molti anni dopo la loro diffusione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle case, questi strumenti non sono ancora quel supporto potente che potrebbero essere per la formazione culturale, civile, professionale dei giovani. E non sono ancora sfruttati a pieno per conoscere e controllare i meccanismi che regolano la nostra società.
Passi da gigante, nel semplificare la complessità del quotidiano. Ancora da costruire, invece, la consapevolezza che i valori della democrazia e della partecipazione possano arricchirsi con le nuove forme di interazione sociale. In particolare, nel senso dell’affermazione giovanile.
Perciò siamo qui oggi, a Firenze, luogo simbolo della lingua e della cultura europea, per ricordare al mondo l’urgenza impetuosa del momento presente. Questo non è il momento di anestetizzarsi nell’individualismo localistico. È il momento di realizzare le potenzialità della democrazia. È il momento di uscire dal proprio desolato orticello, e tirar fuori il nostro Paese dalle sabbie mobili del disinteresse per il bene comune. È il momento di fare dell’equità e della partecipazione una priorità per tutti. Il destino dei nostri genitori, dei nostri fratelli, dei nostri figli, è legato al nostro destino. La loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra. Non possiamo camminare soli. E camminando, dobbiamo marciare sempre in avanti.
Siamo dunque a Firenze per affermare il valore della comunicazione in retecome strumento centrale di questo passaggio. In particolare quella delle donne. Delle giovani donne, che hanno più attitudine alla comunicazione scritta in rete. Le ragazze esprimono infatti nella rete le loro esigenze, il loro punto di vista, organizzano forme di protesta e di affermazione di diritti, sostengono partiti e movimenti. Prendono parte alla vita politica informandosi, istruendosi, discutendo, portando i loro pensieri nel lavoro e nella società. Ma poi sembrano preferire astenersi dalla vita politica attiva, forse ritenendola lontana dai loro interessi concreti.
Il 2011 è solo un principio. E in questo principio c’è un sogno.
Ho un sogno. Che le ragazze possano guardare da vicino il mondo dell’ informazione in rete e imparare ausare professionalmente i social network. Che vedano il nuovo mondo digitale anche come strada per trovare o inventare nuove professioni, nuove attività, o nuovi modi di svolgere attività antiche, come appunto la politica. Che ricevano stimoli per una comunicazione, in particolare scritta, che faccia evolvere i modelli appresi a scuola e poi modificati nelle relazioni tra amici, diventando chiave di cambiamento. Una scrittura che sia strumento attivo di partecipazione alla vita politica, al senso della società e del vivere oggi nel mondo.
Ho un sogno. Che le ragazze possano consolidare la loro padronanza del web per costruire comunità, far conoscere il proprio programma politico e distribuirlo attraverso i canali digitali, sviluppando una piena partecipazione alla vita pubblica del territorio in cui vivono.
Ho un sogno ancora più grande: che un giorno ogni valle sarà elevata, e ogni collina e montagna sarà spianata. I luoghi asperi saranno piani e i luoghi tortuosi saranno diritti, e il genere umano sarà riunito.
Lasciamo risuonare l’equità, la democrazia e la partecipazione. Quando questo accadrà, da ogni villaggio, da ogni città, da ogni Paese, tutti potremo confrontare le nostre idee, le nostre fedi, i nostri credo politici, nella più estesa piazza del mondo. E farne enciclopedia, metodo di conoscenza, rete di connessione tra i fatti, tra le persone, tra le cose del mondo.
Finalmente liberi, tecnologici, partecipi, cordiali. Finalmente, democratici digitali.
Va bene, ho esagerato. Non avevo davanti la folla del Lincoln Memorial di Washington, ma 120 ragazze nella sala delle ex Leopoldine di Firenze. Non parlavo di battaglie per i diritti civili, ma delle nuove forme di partecipazione politica rese possibili dalla Rete. E non sono Matin Luther King, ma Alessandro Lucchini.
Comunque c’era un grande entusiasmo, il 15-16-17 dicembre, a Firenze, alla prima edizione del corso “Digital Democracy”.
Per una cronaca più sobria, meglio vedere il sito di futuro@lfemminile, il progetto di responsabilità sociale di Microsoft, che ha organizzato il corso insieme con il Comune di Firenze. O questa intervista a Roberta Cocco, direttore CSR Microsoft Italia, ideatrice del corso.
- On 15 Dicembre 2011