#ildesideriodiesserecometutti
di Chiara Lucchini
Da twitter a facebook, la corrente del cancelletto
Dall’inglese hash (cancelletto) e tag (etichetta), gli hashtag sono stati introdotti su twitter nel 2007 per contrassegnare le parole chiave: aggiungendo un cancelletto e togliendo gli spazi fra le parole, si creano delle etichette in modo da indicizzare i contenuti e permettere così agli utenti del web di trovare altri messaggi collegati a un argomento e di intervenire nella discussione, oppure di lanciare nuovi argomenti mettendone in evidenza i punti interessanti.
Dal 1 luglio 2009 Twitter ha introdotto il collegamento ipertestuale sugli hashtag ai messaggi che citano lo stesso hashtag; nel 2010 ha poi introdotto i trending topics, ovvero l’elenco degli hashtag più popolari in quel momento, e nel 2012 sono stati introdotti i trending topics localizzati, che permettono la visualizzazione degli hashtag più popolari per ogni stato: l’hashtag viene infatti computato e inserito in una graduatoria tra quelli più popolari, anche se vi sono voci discordanti sul modo in cui la graduatoria viene prodotta dagli algoritmi.
La funzione dell’hashtag è quindi quella di rendere più visibile un twitter: utilizzare gli hashtag più popolari ci rende visibili a tutti gli utenti che non ci conoscono ma che seguono determinati argomenti.
Gli hashtag sono poi stati introdotti su instagram, il social network fotografico: qui la loro funzione è quella di ottenere più “Mi piace” alle proprie foto, attraverso l’utilizzo degli hashtag più popolari: attualmente: #love #TagsForLikes #tweegram #photooftheday #amazing #followme #instalike #instadaily #instafollow #like #girl #bestoftheday #instacool #instago #all_shots #colorful #style.
A giugno 2013 gli hashtag sono stati introdotti anche su facebook: sul proprio diario, ciascun utente può categorizzare i post utilizzando delle etichette personalizzate.
Su facebook, però, vi sono delle differenze per quanto riguarda la privacy e la visualizzazione degli hashtag da parte degli altri utenti del servizio. Gli hashtag, infatti, vengono trasformati automaticamente in link e, se cliccati, permettono di visualizzare una lista di post altrui in cui sono contenuti: a differenza che su twitter, dove è possibile visualizzare tutti i messaggi contenenti quell’hashtag, su facebook è invece possibile vedere solo i post dei propri amici o di chi ha impostato il livello di privacy su “pubblico”
Il desiderio di essere come tutti
Come ha scritto Stefano Bartezzaghi su Repubblica, è il fatto in sé di entrare in una classifica che aumenta l’uso e la visibilità di un hashtag, rendendolo una notizia in sé, indicandolo come “quello che oggi tutti dicono” e di conseguenza “quello che bisogna dire oggi per dimostrare di essere nel trend”.
Bartezzaghi parla di tormentone: una battuta, una frase che “diventa un emblema, la fotografia esatta di un atteggiamento, una perfetta chiusura di mille vignette satiriche”. Per essere tale, il tormentone deve prendere vita autonoma ed essere adottato dal passaparola popolare, non può essere imposto.
Con Twitter il tormentone può essere misurato, mediante la graduatoria degli hashtag più popolari.
Ricordiamo il #fourmoreyears di Barack Obama, il #enricostaisereno di Matteo Renzi, il #VadaABordocazzo emerso con il caso Concordia o il #sapevatelo di Corrado Guzzanti; tra gli ultimi tormentoni, la frase di Laura Pausini “yo la tengo como todas”, dopo che le si era aperto l’accappatoio indossato alla fine di un concerto per un bis.
“Come tutti” è l’hashtag più colto del momento, scrive Bartezzaghi. Con il romanzo Il desiderio di essere come tutti, Francesco Piccolo ha vinto il Premio Strega.
Il bisogno di dire quello che dicono tutti, la voglia di essere parte della corrente.
Lasciarsi prendere dalla corrente dei cancelletti: su facebook, una giornata al mare con gli amici si commenta ormai con un #seesunfriendslovesummerholiday, e la festa di compleanno del proprio bambino con un #quattroannienonsentirliamoredimammatantiauguri.
E poi su twitter, il cui spirito impone di essere interessanti per tutti, contro gli utenti che utilizzano twitter per postare foto o testi personali, si diffonde il #tornatesufacebook.
Non più solo etichette, non più solo parole chiave, riprendendo gli hashtag più popolari o creandone di nuovi ma, spesso, sfilze di parole senza spazi precedute da un cancelletto.
È la corrente, è il desiderio di essere come tutti.
N.B. In tema, il nuovo corso di Palestra Social writing.
info > eleonora.saladino@palestradellascrittura.it
- On 7 Novembre 2014