Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?
di Elisabetta Parise
Richiamando la domanda che Renzo Tramaglino poneva a Don Abbondio nel secondo capitolo de I Promessi Sposi, è interessante chiedersi quali possibili applicazioni e quale riscontro trovi la lingua latina nella vita quotidiana.
Mai come negli ultimi anni, infatti, le cosiddette “lingue morte” rischiano di apparire obsolete, inutili, poco spendibili in una società frenetica come la nostra, finalizzata al progresso e basata sulla tecnologia. Ma il presente, con tutte le sue possibili contraddizioni, è necessariamente figlio di un passato che è bene comprendere e (ri)analizzare. Ed ecco, quindi, che il latino diventa strumento di codifica, lingua di tramite, ponte di collegamento tra epoche solo apparentemente incomunicabili.
La nostra tradizione occidentale affonda le proprie radici nella cultura greca e in quella romana, tanto che l’uomo moderno presenta necessariamente analogie (e inevitabili differenze) con l’uomo di allora, se non fosse altro per la concezione di arte, bellezza, saggezza, filosofia, storiografia, legislazione, società.
La lingua e la parola latina raccontano la storia di una civiltà, dell’evoluzione umana, della cultura di un popolo. Si pensi, ad esempio, al vocabolo cultura che trae le proprie radici dal verbo latino colo (coltivare) e che rimanda al passaggio dell’uomo dalla condizione nomade a quella sedentaria. Cultura, quindi, come radicamento nelle proprie origini, come richiamo al passato, alla tradizione e alla propria terra senza i quali non sarebbe possibile crescere, germogliare e dare frutti.
Ma è possibile conciliare, quindi, la consecutio temporum con l’era digitale? Il latino può essere ancora utilizzato o deve essere considerato unicamente una lingua morta, priva di utilità? Il dibattito è sempre attuale e alcune possibili risposte arrivano dal vecchio continente. In Europa, infatti, è attivo il giornale online Ephemeris in cui si trattano temi di attualità scritti unicamente in latino. Inoltre, la stazione radio finlandese Yle Radio1 trasmette quotidianamente dal 1989 un notiziario proprio in questa lingua e Grex latine loquentium è un luogo d’incontro itinerante dove le persone di tutto il mondo possono trovarsi liberamente per discutere in latino sugli argomenti più disparati.
Ciò che accomuna queste scelte editoriali e sociali è la volontà di considerare il latino come una lingua immortale, non più soggetta alla trasformazione inevitabile delle lingue vive, ma fissa nelle sue forme e fondamentale per la società contemporanea. Stabile nella sintassi, nella grammatica e nella morfologia, esempio di linearità logica e di lingua sintetica, non a caso il latino è tutt’oggi alla base del linguaggio scientifico internazionale.
Inoltre, è bene tenere presente che lo studio delle lingue classiche abitua necessariamente all’analisi della comunicazione linguistica (smontaggio e controllo dei meccanismi della comunicazione) e a vagliare criticamente le informazioni. Una buona abilità traduttiva implica un inevitabile controllo del linguaggio e un perfetto dominio della complessità sintattica. Infine, operare confronti con modelli linguistici e culturali diversi, cogliendo e rispettando l’inevitabile diversità, insegna a riferire il pensiero altrui senza deformarlo.
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N.B. Sul tema qui proposto da Elisabetta Parise, il nostro Lorenzo Carpané, professore all’Università di Verona, ha messo a punto un corso dal titolo Costruire sul latino. Tradurre latino richiede abilità complesse, che allenano insieme al rigore e alla flessibilità, analizzando la struttura superficiale della lingua per giungere con pertinenza alla struttura profonda. E lavorare in gruppo sulla traduzione fa prendere consapevolezza sulla transcodifica dal testo originale a quello di arrivo per ottenere una trasformazione senza alterare il significato. Il risultato si può ottenere solo con un lavoro di squadra (cooperative learning). Un plus di valore, in termini di conoscenze e competenze relazionali, spendibile in ogni attività in cui si richieda alle persone di saper affrontare casi complessi. Non è necessaria alcuna conoscenza pregressa di lingua latina.
Info > eleonora.saladino@palestradellascrittura.it
- On 7 Novembre 2014