Quello che serve è uno sguardo libero
di Maddalena Bertello
L’arte nelle sue diverse forme può aiutare chi fa fatica a comunicare?
Sì, certo, tutti sappiamo bene che l’arte è un potente mezzo di comunicazione. Ma sentirlo raccontare dalle esperienze dirette di professionisti della cura fa un certo effetto.
“Alfabeti differenti”, il convegno a cui ho partecipato venerdì 10 maggio, è stato anche questo: consapevolezza di che cosa l’arte (e noi con lei) può fare per aiutare chi dialoga poco e male, magari anche con se stesso.
Storie toccanti, molto toccanti.
Storie di persone con disturbi della personalità che riescono a trasferire pensieri, paure, emozioni attraverso le loro tele.
Il malato di un ospedale psichiatrico che passava le sue giornate in piedi a fianco agli alberi, in attesa di insetti da divorare con voracità: una volta scoperti pennelli e colori, riesce a canalizzare i suoi pensieri e il suo sentire su tele potentissime.
Una ragazza in coma, quello stadio che viene definito in modo sempre inquietante “stato vegetativo permanente”, che quando, a dispetto di tutte le previsioni, si risveglia, racconta come si sentiva. E come si sentiva? Come quando allo stadio, in curva, tutti gridano e il tuo vicino si ostina a raccontarti gli affari suoi parlando con tono normale…
Un anziano che racconta le sue gioie passate, mescolate alle sue paure, attraverso i disegni di un bambino.
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Un ragazzo che con la musica si ammala. E che poi, proprio grazie al potere della musica, guarisce.
Questa giornata di formazione sui linguaggi non convenzionali nel mondo della salute ha fatto molto: ha ricordato a chi ha partecipato, persone di tutta Italia, che l’arte, la creatività possono fare molto, anche al di là dei luoghi comuni.
Mi ricorderò per sempre una giovane donna, solare e radiosa, che puntando i suoi occhi sorridenti nei miei mi ha detto “quello che mi frega è il mio aspetto: sembro troppo normale perché la gente creda che ho dei problemi, e anche seri”.
E infine un invito: cerchiamola, l’arte, in ogni angolo della nostra esistenza. Non occorre essere artisti per fare arte. Quello che serve è uno sguardo libero.
Il quadro è “aneleh” di Carlo Zinelli
- On 17 Maggio 2013