La Palestra va a scuola
di Sabina Del Monego
Magie vecchie e nuove, con i ragazzi del Parini
Un incontro con gli studenti del mitico liceo Parini di Milano.
Quanto dell’esperienza degli studi classici può arrivare nella comunicazione professionale.
Sabato 3 dicembre 2005, aula Magna del liceo classico Parini di Milano.
Mario Conti, giornalista, vice capo redattore di Oggi, Paolo Iabichino, direttore creativo dell’agenzia OgilvyOne, insieme con, fondatori della Palestra della scrittura, hanno tenuto viva l’attenzione degli studenti appena usciti da un’interminabile assemblea di autogestione, per di più all’ora di pranzo.
Mica facile.
Queste le domande poste dagli studenti:
la retorica: è una ricchezza da sfruttare o un’inutile forma di esibizionismo? quale applicazione concreta può avere nel XXI secolo e nella vita di tutti i giorni?
il labirinto della comunicazione: sms, squilli, e-mail, banner, manifesti, spot, chat, suonerie, loghi, spam, umts… senza dimenticare giornali, cinema, tv e i cari vecchi libri. Come districarci tra quarto e quinto potere, internet e tutto il resto?
relitti dell’antico e strumenti di oggi: costruire un blog, preparare un volantino, scrivere un curriculum per trovare lavoro: mi serve a qualcosa… l’ars dicendi?
scrivere: un dovere o un piacere? scrivere per compito, scrivere per lavoro, scrivere per creare… È possibile unire l’utile al dilettevole?
il web: glorie e miserie della comunicazione informatica e di rete: quali le peculiarità del web writing?
parlare in pubblico: si può imparare? saper esprimere le nostre idee in modo chiaro ed efficace: una potenzialità per cui vale la pena di investire del tempo, uno strumento necessario per la democrazia. Che cosa ci può dire oggi il metodo di “governo della polis” rispetto alla comunicazione delle nostre opinioni e dei nostri interessi?
Argomento di discussione è stata la sinergia tra insegnamenti del passato e tecniche nuove nel linguaggio della comunicazione.
Un’introduzione coinvolgente e il gioco è cominciato. Un quiz per dimostrare con quale fatica le parole possono “dipingere” un capolavoro come la Gioconda di Leonardo, e quindi l’indiscussa supremazia delle immagini, con cui sempre le parole devono fare i conti.
Per contro, citazioni dalla Bibbia e da passi di autori famosi, a confermare la potenza della parola.
Ma la parola può tutto?
Quanto, delle parole, rimane al lettore/ascoltatore, e qual è il loro impatto?
Solo il 7%. Tutto il resto dipende dal modo in cui si comunica, dalle espressioni del viso e dai movimenti del corpo. Peccato che nella scrittura le espressioni del viso e i movimenti del corpo non ci siano.
“E quanti equivoci, con le parole!” – è intervenuto Giacomo Rocchini dal pubblico. – “Mi interesso di linguistica e logica e da quel che traspare il linguaggio è una cosa imperfetta. Non si possono rendere le stesse espressioni passandole da un linguaggio a un altro”.
Per comunicare, la parola ci vuole eccome, ma non basta.
La professione del comunicatore del 2000 deve integrare i classici (letteratura, metrica, retorica, ars oratoria) con nuove “magie”.
La struttura argomentativa di Cicerone deve andare a braccetto con la rapidità e con la sintesi del web.
È richiesta sempre più energia per dar forza a un concetto, unita alla capacità di catturare e mantenere l’attenzione del pubblico.
Nella comunicazione possono poi entrare in gioco tecniche di neurolinguistica: lo studio dell’interlocutore (espressioni verbali, schemi logici, atteggiamenti…) per entrare in sintonia con lui.
Paolo Carmassi ha presentato il caso di “Una domanda in comune”, la campagna di informazione per spiegare alle famiglie disagiate le agevolazioni messe a disposizione dal Comune di Milano. Sono stati utilizzati modelli “classici” di comunicazione uniti a strumenti di neurolinguistica.
Mario Conti ha illustrato la sinergia tra immagini e testo nel giornalismo, uniti insieme per creare un messaggio. Molto importanti titoli, occhielli e sottotitoli, quasi sempre con l’uso di figure retoriche.
Paolo Iabichino ha spiegato che nell’era del web cambiano le regole, anche in pubblicità. Ok la retorica, ma anche una sempre più stretta relazione con i vari pubblici, per innescare meccanismi di conversazione positiva e un tam tam favorevole sul prodotto e sulla marca. Un tempo erano le aziende che guidavano i consumatori: oggi, con i newsgroup, i blog e le altre iniziative che nascono autonomamente in internet, spesso è il contrario.
Base classica, quindi, per la comunicazione di oggi. Da integrare con modelli nuovi.
Per conoscere l’applicazione dei modelli neurolinguistici alla scrittura si può leggere il primo libro sulla ricerca in questo campo, in Italia: “La Magia della scrittura. Scrivere per farsi leggere: neurolinguistica e stile efficace”, scritto da 59 autori, curato da Alessandro Lucchini.
- On 17 Ottobre 2005