
Comunicar(si) sul web
di Gabriella Rinaldi
Comunicare sul web, sui social: facile, tutti lo possono fare. Tutti lo fanno. Si, ma come?
Il web 2.0 (ormai evolutosi in 3.0 e per qualcuno anche oltre) è la grande invenzione di quel visionario di Tim Berners Lee che aveva l’idea ben precisa di rendere accessibile a tutti l’uso di internet e di rendere le comunicazioni non più mono-direzionali ma reticolari. L’espediente più rivoluzionario di questo servizio è senz’altro la logica ipertestuale che ci da la possibilità di navigare, potenzialmente all’infinito, tra contenuti e singole porzioni degli stessi.
Poi è nata ufficialmente l’era dei Social Media con Facebook, grande piazza virtuale di amicizie e scambi comunicativi a portata di scroll.
Possiamo dire che nel giro di una decina di anni ci siamo immersi completamente in questo nuovo spazio sociale e abbiamo cambiato tempi e modi di stare al passo, dando al “qui e ora” una rilevanza più che notevole.
Con la democratizzazione della creazione di contenuti tutti possono, con pochi e semplici mezzi, immettersi nel flusso. Molti decidono di farlo.
La domanda è: chi emerge nel flusso frastagliato di esperienze che viviamo ogni giorno della nostra vita virtuale e reale?
Chi parla alla pancia, al cuore e alla testa delle persone, non li considera semplici utenti e ne assume per davvero il punto di vista.
“Non si può non comunicare”, però si può decidere come farlo e per chi.
Un primo passo è individuare il pubblico di riferimento, i nostri valori più profondi e così attivare un autentico scambio comunicativo. Le persone che ci seguono e si riconoscono nel racconto che facciamo di noi/ del nostro brand se ne sentiranno parte, lo riconosceranno come autentico, e si attiveranno in prima persona per promuoverlo e farlo crescere.
Di recente abbiamo condiviso sulla pagina Instagram di Palestra della Scrittura il modello dei livelli logici di Dilts che si presta a diversi scopi. In particolare, è utile quando vogliamo apportare dei cambiamenti nella nostra vita ma, come suggerisce l’esperta di Personal Branding e Reputazione Serenella Panaro, possiamo usarlo anche come strumento per creare un’immagine distintiva.
Comunicare le nostre convinzioni, i nostri valori, quindi la nostra identità con una certa autenticità e attraverso i dettagli, fa la differenza. Senza allenamento, chiarezza di obiettivi e qualche tecnica, sarà difficile curare la relazione con l’altro ed entrare davvero in connessione.
La parola assume un’importanza centrale per spiegare, raccontare, informare e indirizzare chi ci segue e cerca in noi anche un po’ della sua identità.
Non è un caso se da un po’ si parla tanto di microcontenuti come “perle di chiarezza” (J. Nielsen), “cose che contano” (L. Carrada) oppure come “le poche parole giuste, nel punto giusto e al momento giusto…” (J. Porter).
La parola è strumento e in quanto tale va progettata, studiata e migliorata (anche semplificata) per parlare alle persone e delle persone.
La parola è agente di cambiamento.
- On 22 Giugno 2020