La magia delle idee
di Gabriella Rinaldi
Mi è successa una cosa strana: avevo una bella idea, mi sono seduta e l’ho persa.
Non era una di quelle idee che ti costringi a far venire tutti i giorni per rispondere ad una mail o per cucinare il pranzo. No, penso proprio che fosse un’ispirazione, una di quelle che sbrilluccicano appena le vedi. Vibrava, tintinnava e tutto il resto.
Me ne stavo lì, comoda sul divano a leggere un libro, e ho sentito che si insinuava un pensiero. Continuavo a leggere meccanicamente ma non capivo neanche una parola: la lucina ormai si era accesa e aveva attirato la mia attenzione, mi aveva mosso qualcosa dentro. In questi casi o ti muovi, appunto, e la metti nero su bianco, o addio per sempre.
Per certi versi mi ricorda la storia del chiodo e del quadro nel libro Novecento di Baricco. Fran!
Il chiodo e il quadro si accordano su quale sia il momento migliore per cedere e fran! Tanti saluti. A te sembra una cosa improvvisa, inaspettata e loro fran!, in perfetta comunione di intenti.
Le idee fanno più o meno così secondo me, solo con un rumore diverso, più vibrante. Ti girano intorno, ci pensano, ti studiano, ti vengono a trovare. Se non trovano il modo per entrare loro trin-trin, e se ne vanno. Apparentemente senza preavviso, in realtà con molta consapevolezza e dignità. Loro hanno suonato, tu non hai risposto e buonanotte al secchio.
Dicevo quindi che la mia (mia per modo di dire) idea era lì, mi sono seduta e l’ho persa.
Ho provato a cercarla, sperando fosse in vena di scherzi, e ho controllato bene: non c’era. Ero rilassata, poi mi sono seduta alla scrivania e lei non c’era più. Spero almeno abbia incontrato qualcuno disposto a farla entrare, poveretta.
Il fatto è che ultimamente è andata così. Uno, o una, passa mesi e mesi davanti allo schermo di un computer, esegue e sperabilmente consegue, ma gli occhi sembrano chiusi nonostante rimangano aperti per molte ore del giorno. Chissà quante idee hanno trovato sbarramenti all’ingresso e resistenze. Chissà per quanto le idee hanno vagato libere per le strade vuote, nei campi di papaveri, sul pelo dell’acqua e sulle cime silenziose. Il big bang della primavera esplodeva fuori e il nostro fragore emotivo faceva un rumore sordo dentro. Noi eravamo fermi, eppure in tensione. È successo prima o dopo il covid?
Alessandro Baricco, di nuovo lui, in questo articolo lo dice così:
“Personalmente, è un po’ che sto a guardare, ma senza veramente riuscire a partecipare alle cose. Non so, c’è qualcosa che non mi torna. A differenza di molti altri, trovo che l’idea di ricominciare da dove c’eravamo interrotti non sia affatto così attraente; spesso mi sembra, semplicemente, impraticabile; talvolta, scema. È successo qualcosa, nel frattempo, e se dovessi dire perché me ne accorgo, non saprei farlo altrimenti che registrando una sensazione che non mi molla più: sembra tutto così vecchio. Tutto quello che ricominciamo sembra vecchio, è meno di quello che istintivamente mi aspetto, è in ritardo sui miei desideri.”
Il fatto è anche che se uno, o una, non ammette la stanchezza e non allena lo sguardo dell’altrove, la mente non si prepara a ricevere nuove idee e a farle diventare conoscenza.
Camminare, correre, nuotare, osservare, riposare, leggere e ascoltare. Posiamo i cellulari, spegniamo gli schermi e svuotiamoci per riempirci, perdiamo tempo per prendere tempo. Che importa se è stato il covid o se gli occhi del cuore e della mente erano chiusi da prima, adesso è il tempo in cui abbiamo l’occasione di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ri-conosciamo quanto fatto fin qui con la giusta rilassatezza mentale.
Che guardando nascono ispirazioni, che dalle ispirazioni scintillano le idee e queste si possono trasformare in frammenti di conoscenza disseminati un po’ ovunque.
Questa è la magia.
- On 21 Giugno 2021