PARI OPPORTUNITÀ, TRA DUBBIO E PADRI
La premiazione dei racconti, “Caratteri di donna e di uomo” – Pavia, 11 marzo 2018
di Chiara Lucchini
In occasione della premiazione dei racconti, domenica 11 marzo nella sala conferenze di Palazzo Broletto a Pavia, diversi sono stati gli interventi che hanno riflettuto sul tema delle pari opportunità.
In primis l’assessore alle Pari Opportunità Laura Canale, che ha sottolineato come le pari opportunità ci stimolino a una riflessione sull’importanza della comunicazione tra uomini e donne. La comunicazione è la chiave dell’evoluzione dell’uomo, e le pari opportunità non si raggiungono se le donne non parlano con gli uomini.
La Consigliera di Parità del Comune di Pavia, Nadia Zambellini, ha poi affermato che “parità” può essere tradotta con “rispetto”. Rispetto delle persone e tra le persone, delle loro peculiarità e delle loro differenze; rispetto fondamentale delle regole e delle norme che presiedono la nostra società; contrasto all’indifferenza.
È poi intervenuta la professoressa Enrica Chiappero dell’Università di Pavia, in rappresentanza del CUG, Comitato Unico di Garanzia: un organismo la cui funzione è quella di garantire le pari opportunità. L’idea è quella di creare una cultura dell’uguaglianza e contro ogni forma di discriminazione, di genere ma non solo: ogni forma di discriminazione, legata all’età, all’appartenenza religiosa, alle origini.
IL DUBBIO
Il tema di questa edizione del concorso era il dubbio.
L’assessore Laura Canale ha poi spiegato che, quando ha scelto questo tema, pensava che il dubbio avrebbe spalancato le porte a una serie di riflessioni di natura esistenziale, cioè all’idea che ognuno di noi nel corso della propria esistenza si trova di fronte a una duplicazione delle opzioni e quindi si trovi paralizzato a elaborare i dati e poi a sciogliere il dubbio per muoversi in una determinata direzione.
La giuria è invece stata molto stupita dal fatto che il dubbio è stato trattato prevalentemente, sia dagli uomini che dalle donne, in una dimensione sentimentale, legata per lo più al tema del tradimento e al tema della non conoscenza dell’altro, magari in rapporti di coppia molto collaudati. In molti racconti lo schema era: succede qualcosa che altera le mie sicurezze sull’altro, e all’improvviso mi rendo conto che l’altro ha una doppia vita, è diverso da come lo conoscevo.
Questo è stato fonte di riflessione. Perché vuol dire che questo ambito, il dubbio sull’altro, taglia la storia della letteratura fino ad oggi. È un tema classico, quello del tradimento, quello dello scoprire qualcosa dell’altro dopo anni di convivenza.
Per questo la giuria, nella valutazione dei brani, ha deciso di valorizzare quei racconti che si sono discostati da questa linea principale, perché aprivano a un respiro più ampio.
I VINCITORI
Una parola che comincia per F – Francesco Marini
– Come ti è venuta l’idea di questo racconto?
L’idea mi è venuta perché ho pensato al tema del dubbio e ho pensato che forse il dubbio più radicale è quello riguardo a se stessi, cioè il dubbio riguardo all’identità personale: in fondo noi non conosciamo noi stessi. E quindi, pensando a questa cosa, ho pensato a quale fosse il momento di maggior crisi che tutti passano, che è l’adolescenza. Ho pensato a come mi sentivo io quando ero adolescente e, mischiando un po’ di cose personali e cose che non lo erano, ho buttato giù questo racconto che parla sostanzialmente della scoperta di se stesso e della scoperta del proprio orientamento sessuale. Ed è un racconto sul dubbio, sulla propria identità: il protagonista del mio racconto è insicuro, non sa chi è, a tal punto che deve essere definito dagli altri, cioè dai suoi genitori. Io credo che questo ci sia un po’ in tutte le adolescenze: da un lato c’è qualcuno che ti definisce e dall’altro sei tu che devi prendere in mano la tua vita e dire “io sono fatto così”. Anche il finale del mio racconto rispecchia un po’, in modo aperto e ambiguo, il fatto che lui forse è omosessuale o forse no, ma in ogni caso accetta questa cosa, accetta di non scappare di fronte ai suoi genitori. Quindi per me finisce bene. Ognuno ci legge un po’ quello che vuole.
La cosa più bella oggi è stata che hanno letto il mio racconto in pubblico, anche perché io da solo non sarei in grado, perché io sono abbastanza timido.
Punto cieco – Simone Carbonera
– Cosa hai voluto narrare con questo racconto?
Dei dubbi che vengono un po’ a tutti, a me di sicuro. È tutto lì, perché essendo una cosa abbastanza incentrata sul chi sei, sono dei dubbi che possono venire in generale a chiunque. Basta soltanto avere un po’ di onestà intellettuale per non essere così sicuri di chi si è. Io ne ho molti di questi dubbi.
E quando ho scoperto di aver vinto… Stranezza, perché è il primo racconto che mi viene pubblicato, e in realtà è questo quello che volevo. E sorpresa.
Il ragazzo che scambiò suo padre per una bottiglia – Laura Della Maggiore
– Come ti è venuta l’idea di questo racconto?
Non è la prima volta che scrivo racconti, e mi vengono sempre da emozioni che vivo. Questo ragazzo è un ragazzo che conosco, che mi ha molto colpito per la sofferenza che ha sempre portato dentro, però corazzandola. Quindi al di fuori un personaggio spavaldo e disinvolto, che in realtà dentro nascondeva una grandissima sofferenza, che si poteva leggere benissimo all’inizio dai tatuaggi, che sono impressionanti da tanti che sono, e che hanno un grande significato narrativo, cioè un racconto sulla pelle. Quindi è stato anche abbastanza facile, leggere questo racconto e poi ricamarci un po’ sopra. Ma di base la storia è vera.
Oggi è un’emozione grandissima. Io sono arrivata da Viareggio, affrontando una giornata tempestosa, con un treno che non arrivava mai. Sono anche arrivata in ritardo, mi è dispiaciuto tanto. È stato bellissimo essere qui, ho conosciuto Pavia che non avevo mai visto.
È stato molto emozionante. Ho immaginato qualcosa quando all’inizio è stato detto che la maggior parte dei racconti avevano parlato di tradimento, che poi è l’elemento che emerge.
“PADRE, PADRI”. IL TEMA DELL’ANNO PROSSIMO
Da una parte una figura, quella della madre, che è stereotipata, nel senso che ci rimanda a un’idea positiva di perfezione, di abnegazione, di sacrificio, di presenza stabile e costante. Dall’altra la figura del padre, che tradizionalmente è percepito come pater familias, quindi come una figura autoritaria, autorevole, che pone limiti e che spinge i figli nella società attraverso però una serie di vincoli. Questo ruolo sta cambiando. Quindi chi si occupa di relazione tra i generi si muove in una direzione in cui queste figure si ristrutturano.
Ma i padri di oggi, cosa sono? Questo è qualcosa su cui dobbiamo cimentarci. Perché in questo momento storico sono proprio le figure paterne e materne a essere messe fortemente in discussione. Ma sono figure cruciali, perché da esse dipende lo sviluppo della nostra identità.
È anche vero, però, che la figura del padre ha ancora un radicamento nella cultura di riferimento che è bene indagare anche in una realtà come il concorso “Caratteri di donna e di uomo”.
Conclude l’Assessore Laura Canale:
- On 14 Marzo 2018