Parliamoci chiaro…col business writing
Avvicinare il buon italiano parlato al buon italiano scritto
di Gabriella Rinaldi
La prima volta che ho conosciuto Lorenzo Carpanè, formatore di vecchia data di Palestra della Scrittura, è stato quando ho partecipato al CORSO OPEN BUSINESS WRITING di cui mi ritrovo appunti fitti fitti e piacevoli ricordi.
Credo fossero due giornate nel marzo di un paio di anni fa, quando ci si poteva tranquillamente recare nella sede di Palestra della Scrittura ed era molto piacevole sedersi accanto agli altri partecipanti. Allora, dicevo, è stata la prima volta che timidamente e con emozione ho partecipato al mio primo momento di formazione di Palestra della Scrittura.
In quel giorno di accennata primavera, la luce entrata calda dalla finestra e proseguiva naturalmente sul sorriso cordiale di Lorenzo verso la sua platea. Qualche battuta, le presentazioni e via nel vivo di contenuti, esercizi, confronti, tecniche e risate.
“Scrivere è un processo di problem solving e il testo è il prodotto.”
Insomma per scrivere un buon testo, anche solo una mail, ci vuole organizzazione, pazienza e gli strumenti giusti per costruire un messaggio efficace.
Se ti dicessi che non basta?
L’ho capito solo dopo essere stata rapita dalle parole di Lorenzo che ci ha parlato di come confezionare al meglio un messaggio. Sono entrata in aula credendo che per scrivere basta esserci portati, sono uscita con la consapevolezza che solo con l’allenamento si può comunicare davvero a chi ci legge.
Come ci sono arrivata?
Dopo averci proposto un esercizio di semplificazione e sintesi che, vi assicuro, non è un’attività banale come sembra, una frase che aveva detto Lorenzo a inizio lezione continuava a ripetersi nella mia mente:
“Dobbiamo allenarci ad avvicinare il buon italiano scritto al buon italiano parlato.”
Semplice, come tutte le soluzioni migliori e innovative, Semplice ma non banale. Rivoluzionario nella sua semplicità. Per dirla con le sue parole, è una “ricerca di equilibrio” che deriva dalla semplificazione del linguaggio burocratico e nel taglio delle formule vuote. Semplificare è complesso e richiede uno sforzo, anche culturale.
Calvino, quando voleva indicare l’italiano che privilegia vocaboli vaghi oppure complicati ma privi di significato, parlava di antilingua:
“Avvocati e funzionari, gabinetti ministeriali e consigli d’amministrazione, redazioni di giornali e di telegiornali scrivono parlano pensano nell’antilingua.”
Questo italiano surreale si basa sul “terrore semantico”, cioè sulla paura di usare tutte le parole legate alla concretezza e alla semplicità della lingua parlata. Così, chi usa questa lingua, traduce tutto “in una “anti-lingua” priva di legami con la realtà”.
Scrive inoltre: “la motivazione psicologica dell’antilingua è la mancanza di un vero rapporto con la vita […] la lingua invece vive solo d’un rapporto con la vita che diventa comunicazione, d’una pienezza esistenziale che diventa espressione. Perciò dove trionfa l’antilingua – l’italiano di chi non sa dire ho fatto ma deve dire ho effettuato – la lingua viene uccisa.”
Oltre alle tante lezioni che porto con me dalla vicinanza emotiva e professionale di Lorenzo, conservo il monito che continuo a rivolgere a me stessa ogni volta che mi accingo a scrivere qualcosa (qualsiasi cosa):
• un testo prolisso non è automaticamente un testo autorevole, così come i formalismi e i giri di parole non sono forme di cortesia
• scrivere semplice è un atto di onestà nei confronti delle persone a cui mi sto rivolgendo
Va bene, i moniti erano due ma il corso è uno – direi UNICO – e fai ancora in tempo ad iscriverti qui oppure puoi scrivere una mail a segreteria@palestradellascrittura.it.
Se invece preferisci mezzi di comunicazione più tradizionali puoi chiamarci al 02 36747940.
Puoi anche goderti una breve anteprima del corso e conoscere Lorenzo con questo video.
- On 7 Gennaio 2021