Con tutto si può scherzare, tranne che con la salute.
Relazioni, linguaggio e salute
di Francesca Amendola
Il 4 maggio, a Varese, un convegno dedicato agli operatori della sanità.
Il linguaggio in ambito medico-sanitario, quello che nel nostro libro chiamiamo il linguaggio della salute, è una questione molto seria.
E proprio per questo, quando sono gli stessi medici e infermieri a recitare scenette esilaranti, come una serie tv comica, il messaggio arriva alla platea diretto, forte, colpisce nel segno.
Il processo di identificazione tra medico e paziente è stato il punto di partenza del convegno del 4 maggio, organizzato dall’Ospedale di Varese.
Le situazioni che alcuni medici – molto versatili – hanno “portato in scena’’ in chiave umoristica sono servite per riflettere insieme sull’importanza di una comunicazione chiara. Abbiamo assistito a momenti della vita di tutti giorni di qualsiasi ospedale: code al pronto soccorso, fretta, distrazione, scarsa disposizione all’ascolto, uso del “medichese”, lingua incomprensibile ai più e via così.
Situazioni (e atteggiamenti) che possono essere lette dal cosiddetto “paziente” (che non sempre però riesce ad esserlo), come manifestazioni di disinteresse verso il suo problema.
E le conseguenze sono ovvie quanto inevitabili.
Le scenette sono state esilaranti (i nostri complimenti agli improvvisati attori). Nella vita reale però quelle circostanze possono diventare conflitti complicati da gestire.
L’analisi linguistica dei vari momenti (accoglienza, ascolto del problema, comunicazione della diagnosi) ha sottolineato l’importanza di una comunicazione semplice, efficace e soprattutto consapevole. E non solo fra medico e paziente, anche fra medico e familiare del paziente. E fra colleghi.
Il tutto incrociato con un fattore determinante, il tempo.
Elemento ad altissima componente soggettiva, il tempo infatti può diventare cruciale in varie fasi: al triage, nel passaggio delle consegne, nella diagnosi, durante la cura.
Il tempo per l’ascolto cambia la prospettiva del medico, col rischio di spostare la conversazione su un altro piano, passando, sulla scala dei livelli logici, dal mondo del fare (dove? quando? cosa? come?) al mondo dell’essere (la missione, i valori, l’identità).
E quando ciò accade, la temperatura si alza e ci si trova ad affrontare e gestire delle resistenze.
Ed è proprio allora che la comunicazione diventa un elemento strategico.
Perché di fronte a una resistenza, per trovare una soluzione che con-vince , occorre negoziare.
Molti esempi di linguaggio dell’accordo suggeriscono come riportare la comunicazione ad uno stato “freddo”, come evitare l’escalation, come abbassare la temperatura e riportare l’interlocutore (e se stessi) ad agire invece che re-agire.
Saper vincere le resistenze e trovare le motivazioni: «Dopo il mio arrivo e un’accoglienza non proprio calorosa – ha raccontato il direttore generale dell’Ospedale di Varese, Walter Bergamaschi – mi furono palesate subito le difficoltà e le urgenze che in tanti prima di me non erano riusciti a risolvere. Avevo individuato la mia missione personale, che nella Sanità spesso coincide con l’essenza stessa dell’assistenza al paziente».
Ecco che il fare aiuta l’essere, e arriva fino alla missione.
Ed ecco il video dell’intervento:
- On 22 Ottobre 2012