Donne public speaker
di Chiara Lucchini
Spesso ci fanno notare, in aula, durante i corsi, che come modelli di public speaking portiamo sempre maschi.
Nel libro Due orecchie, una bocca, che parla appunto di ascolto e di public speaking, uscito da pochi giorni, Chiara Daneo ha preso come esempi alcune donne grandi public speaker, analizzando il loro stile in alcuni discorsi famosi.
Ho ritenuto interessante sviluppare il lavoro di Chiara, mia omonima 🙂 – ciao Chiara – magari per farlo diventare uno studio con un focus specifico, articolato in una serie di schede.
Per ora sono quindici:
1. Ashley Graham
2. Asmaa Mahfouz
3. Aung San Suu Kyi
4. Debora Serracchiani
5. Ellen DeGeneres
6. Emma Bonino
7. Emma Watson
8. Kate Winslet
9. Madre Teresa di Calcutta
10. Malala Yousafzai
11. Michelle Obama
12. Samantha Cristoforetti
13. Susanna Camusso
14. Tawakkhoi Karman
15. Theresa May
Vediamo i principali temi che emergono.
Autenticità e orgoglio
Autenticità, e orgoglio. L’orgoglio di mostrarsi per come si è, di affermare la propria identità.
Come Malala Yousafzai, che a 17 anni è stata la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace per il suo impegno per l’affermazione dei diritti civili e in particolare per il diritto all’istruzione: «Sono molto orgogliosa di essere la prima pashtun, la prima pachistana e la prima giovane a ricevere questo premio».
Storytelling
Un altro elemento che dà forza a questi discorsi è lo storytelling: le storie sono un buon modo per comunicare le idee, aiutano a relazionarsi con il pubblico a un livello umano.
Come Michelle Obama, che racconta storie evocando emozioni di speranza e ottimismo.
O come Elles DeGeneres, attrice apertamente omosessuale che racconta le difficoltà e gli ostacoli che ha dovuto superare.
E Ashley Graham, la modella americana divenuta un’attivista contro gli stereotipi legati al peso e alle taglie, che dà consigli alle altre donne partendo dalla propria esperienza personale.
E Samantha Cristoforetti, che racconta una missione spaziale come se fosse una storia, e fa emozionare.
Dialogo con il pubblico
Ashley Graham si rivolge alle persone in platea, indicandole con il dito e scandendo “you” tante volte.
Anche Theresa May usa il “you”: «Voglio parlare a te direttamente», afferma.
Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace, davanti a un pubblico di giovani pone loro delle domande, esortandoli a raccogliere la sfida perché il mondo possa stare meglio, perché ci possa essere la democrazia.
Coralità e leadership
Esemplare per la coralità e la leadership il discorso di Tawakkhoi Karman, giornalista, politica e attivista per i diritti umani yemenita, nel discorso in occasione del Premio Nobel per la pace. Tawakkhoi invita il pubblico a ripetere le parole che sta per dire. Alza le braccia, scandendo le singole parole. Inizia un vero e proprio coro: tutto il pubblico è coinvolto, come in una piazza, durante una manifestazione. In quelle parole il pubblico si può identificare, sono parole che esprimono valori universali.
Umorismo
Fondamentale, nel public speaking, l’uso dell’umorismo, che consente di connettersi con il pubblico perché è universale e può aiutare a stemperare i toni prima di affrontare argomenti di tono differente.
Come fa Malala, quando dice di essere la prima vincitrice del Nobel che ancora litiga con suo fratello minore.
O Emma Watson, attrice britannica che, nel tenere un discorso alle Nazioni Unite per promuovere la campagna #HeForShe, alleggerisce i toni parlando della propria esperienza alla recita scolastica.
Anafora
Figura retorica che consiste nel ripetere lo stesso termine o la stessa espressione all’inizio di frasi successive per sottolineare un’immagine o un concetto, l’anafora è una tecnica ad alto impatto emozionale, che può aiutare a dare respiro a un discorso, presentando un crescendo di enfasi emozionale capace di rendere più facile l’ascolto e la comprensione.
Come fa Tawakkhoi Karman, che ripete quattro volte «Voglio dirvi che vi amo/vi amiamo»: è come un mantra, in un discorso che diviene quasi una preghiera collettiva.
Pause
Fondamentale, nel public speaking, l’uso delle pause, che aiuta il pubblico a riflettere su quanto ascoltato e risveglia la sua attenzione.
Emma Watson va molto lenta e scandisce bene, dando peso a ogni parola. «Questo-deve-finire».
Anche Tawakkhoi Karman parla lentamente, fa molte pause. «Voglio dirvi…», pausa. «Che…», pausa. «Vi amo», pausa.
Parlare a braccio, senza leggere. Occhi fissi sul pubblico
Serve preparazione per tenere un discorso alle Nazioni Unite a soli 24 anni, come ha fatto Emma Watson che, rotto il ghiaccio leggendo i saluti, tiene sempre gli occhi fissi sul pubblico.
È questo uno dei punti di forza anche di Michelle Obama, che tiene sempre gli occhi sulle persone, non sugli schermi, e questo permette di coinvolgere il pubblico a un livello più personale.
Sicurezza e convinzione
Dalle parole di queste donne emerge grande convinzione.
Come il messaggio chiaro di Asmaa Mahfouz, che è stata tra le scintille della rivoluzione egiziana del 2011: con tono serio e sicuro, con ritmo incalzante e senza esitazioni, indica quello che bisogna fare per opporsi al regime. E continua a ripetere: il 25 gennaio, scendiamo a Piazza Tahrir.
Grande convinzione anche nelle parole di Emma Bonino alla convention Pd al Lingotto, nel 2017: bisogna avere il coraggio di parlare forte e chiaro, dice. È sicura e non ha esitazioni, parla a ritmo veloce e scandito, ha tante cose da dire, è un fiume in piena.
Emozione
Essere preparati e convinti del messaggio che si vuole trasmettere non significa, però, nascondere le proprie emozioni.
Non le nasconde Emma Watson, alla quale all’inizio trema la voce e che alla fine ammette paura e agitazione per quel discorso.
O anche Kate Winslet, che prima di acquistare disinvoltura nel raccontare la propria storia incespica, fatica a cominciare.
Coraggio
Infine, insieme all’autenticità e all’uso sapiente delle tecniche, per passare certi messaggi ci vuole coraggio, molto coraggio.
Come quello che ha avuto Madre Teresa durante il discorso in occasione del Premio Nobel per la pace nel 1979: nell’Europa del Nord laica e progressista, sbatte lì un tema delicato come l’aborto. E poi davanti a quel consesso laico, interessato alla sua opera per i poveri, parla di Gesù. Con semplicità, e con autorevolezza
- On 29 Dicembre 2017