
GENER-AZIONI: capirsi e poi agire insieme
Collaborare nei team con età diverse: un pensiero, e un corso di formazione
di Alessandro Lucchini
Viviamo e lavoriamo insieme, ogni giorno. Boomers, Gen X, Millennials, Gen Z. Visioni del mondo diverse, modi diversi d’intendere lavoro, relazioni, tecnologia, futuro. Idee di vita diverse. Non è solo una questione di età. È una questione di aspettative. Di significato. Di linguaggio.
Ogni generazione porta con sé valori, stili comunicativi e organizzativi propri. Se non valorizzate, queste diversità possono generare conflitti, tensioni, stress, e molta job rotation. In italiano: fuga delle persone dalle aziende. Investimenti in relazioni e in formazione buttati via.
Ma se continuiamo a dire ciò che le generazioni SONO – diverse, straniere, migliori/peggiori, i Boomers bacchettoni e malati di lavoro, la Gen X disincantata, i Millennials cinici e infedeli, la Gen Z ansiosa e vendicativa – se continuiamo a schematizzarne le caratteristiche e i bisogni, noi le generazioni le sclerotizziamo, le separiamo, anziché aiutarle a interagire.
Dismatching: parlarsi contro, senza capirsi
Succede in riunione, in mensa, nei corridoi, nelle chat.
«Voi non avete voglia di far fatica» «Voi non capite il cambiamento»
Etichette facili, che si appiccicano in un attimo, ma non spiegano nulla.
È il dismatching: l’assenza di sintonia, il focus sulle distanze. Rottura della comprensione. Scontro di codici. Le generazioni vanno ben più che capite: vanno agite.
Matching: le parole sono chiavi
Se invece ci concentriamo su ciò che le generazioni FANNO, su ciò che possono fare meglio insieme, possiamo scoprire prospettive nuove e individuare terreni, valori, stili, linguaggi comuni, e strumenti di connessione.
Quegli strumenti sono le parole. Le parole sono dappertutto, non si lasciano bloccare dalle classificazioni, le aggirano, le trasformano. Le parole traducono, agganciano.
Le parole aiutano. Sono ponti, non barriere. Più che etichette, servono alfabeti comuni, lessici condivisi. Parole come “inclusione”, “cura”, “sostenibilità”, “bellezza”. Termini che ogni generazione conosce, pur interpretandoli a modo proprio.
La sfida è trovarne il senso comune.
Strumenti per un dialogo intergenerazionale
Ci abbiamo provato, in Palestra, tempo fa, a lavorare con i significanti e i significati, costruendo prima un alfabeto intergenerazionale e poi un dizionario minimo intergenerazionale. Studiavamo le parole tipiche delle varie generazioni per capire come confrontarne i sensi attribuiti nelle varie età.
Dopo un po’ il risultato ci sembrava in contraddizione con gli obiettivi. Un esempio: se io penso come parlano i boomer, miei coetanei, “ai miei tempi, il golfino…”, e se uso queste espressioni con i miei studenti GenZ, è chiaro che mi allontano. Stesso risultato se mi metto a scimmiottarli e dico parole come cannato, bingio, cringio, c’ho la fomo (ho scoperto poi che esiste anche la jomo, quindi non solo la fear, ma anche la joy of missing out).
Le definizioni sono statiche, si lasciano impaginare nei dizionari. Più interessante è capire come attraverso i tempi cambiano i significati, quindi i contenuti, delle stesse parole.
Ageismo, per esempio, è una parola che solo pochi anni fa non si sentiva. Ma l’ageismo esiste, eccome, e da molto tempo. È la discriminazione legata all’età dai più anziani verso i giovani e dai più giovani verso gli anziani. L’ONU ha fatto campagne di comunicazione fortissime su questo.
L’ansia è una parola che, quand’ero ragazzo io, era perfino un po’ vergognoso dirla, eravamo un po’ timidi a dire “sono ansioso”. Oggi molti ragazzi la manifestano e, più intelligentemente, ci si fanno anche aiutare.
Sono cambiati anche i significati di bellezza, clima, digitale. E poi di famiglia, lavoro, sostenibilità. O di università, che da prodotto elitario, per fortuna, oggi è diventata un prodotto di massa.
Studiare i significati avvicina le generazioni e le fa agire. Ecco le azioni, da fare insieme. Passare da una logica dismatching a una logica matching, trovare i punti di contatto.
Credo che tutti noi, a qualunque età, vogliamo dare e avere rispetto come individui, anche se ci sentiamo parte di una comunità. E magari non è la comunità generazionale, è la comunità dell’azienda, della palestra, del partito politico, della squadra, del bar.
Vogliamo tutti essere parte di una comunicazione gentile. La leadership gentile non è solo un principio ESG: è un principio del convivere comune, del cooperare.
Siamo tutti molto legati alla tecnologia, tutte le generazioni. L’intelligenza artificiale, per esempio: essere snob su questo tema, chiamarsene fuori, ha poco senso per qualunque stà
«AI will not replace you at work – dice Mo Gawdat, guru dell’AI – but those who effectively use AI will replace those who don’t.
Tutti dobbiamo studiare, per tenerci al passo con i cambiamenti. Credo che questo sia un valore che unisce le varie generazioni oggi attive nel lavoro: la disponibilità – magari anche la passione – per un apprendimento continuo e consapevole.
Mentoring reciproco
Ecco un’altra parola che credo davvero avvicini le generazioni: il mentoring. Un allineamento autentico può nascere dal riconoscersi, e prima ancora dall’ascoltarsi. Zero giudizi, solo feedback, e una leadership empatica, che non comanda, ma guida. Che non divide, ma valorizza. Che non corregge, ma accompagna. Con curiosità, con fiducia. E con reciprocità.
Non basta più che gli anziani insegnino ai giovani. I giovani hanno moltissime cose da dire. La Gen Z può insegnare a tutti l’attenzione al clima. La Gen Alpha, che sta crescendo in simbiosi con l’intelligenza artificiale, può insegnarla a tutti. È il mentoring reciproco, l’osmosi di competenze.
Oggi Telemaco, il figlio di Ulisse, potrebbe insegnare molto a Mentore, il precettore cui era stato affidato.
GENER-AZIONI è anche un corso
Un corso, come sempre nello stile Palestra, senza slide, dettami teorici, formule da applicare per vivere felici. Un dialogo creativo, che genera scintille di pensiero sul linguaggio che può accomunare le varie generazioni oggi attive nel lavoro. Sugli spazi di curiosità e d’ispirazione che a ogni età possiamo apprendere, valorizzare, trasmettere alle altre persone.
Risultato atteso: migliorare il clima e la collaborazione nei team multigenerazionali, sviluppando competenze per sciogliere i pregiudizi e per fare cose buone insieme.
Per info >>> mara.lombardi@palestradellascrittura.it
- On 9 Giugno 2025