Il linguaggio della salute
La nostra ricerca sulla comunicazione in sanità, avviata nel 2008, continua ed evolve di anno in anno. Queste le tappe più significative: la ricerca, la formazione, i libri e il convegno formativo. Vediamole passo passo, partendo dal fondo.
IL CONVEGNO – I LIBRI – LA RICERCA
Il linguaggio in ambito medico-sanitario è una questione molto seria e quando sono gli stessi addetti ai lavori a interpretare con autoironia divertenti gag medico-paziente o infermiere-paziente, il messaggio arriva alla platea diretto e colpisce nel segno.
Il processo di identificazione tra medico epaziente è infatti il punto di partenza del convegno formativo “Il linguaggio della salute” che dal 2011 proponiamo negli ospedali italiani (Molinette di Torino, Macchi di Varese, Niguarda di Milano, Asl di Novara).
{youtube}9NKADDdmzYE{/youtube}
Come ci è venuta l’idea di un convegno con queste particolari caratteristiche?
È scaturita in modo spontaneo dalle tante esperienze formative che abbiamo maturato in questi anni in ambito sanitario. Esperienze che ci hanno fatto capire che spesso, per comprendere davvero l’importanza di certe sfumature, non occorre ragionarci più di tanto, bisogna viverle, starci un po’ dentro. Meglio se passando dalla porta del sorriso.
Per questo motivo abbiamo pensato a un momento di incontro costruito intorno a casi reali, spesso interpretati dal vivo dagli stessi protagonisti: medici, infermieri, pazienti, familiari.
Code al pronto soccorso, fretta, distrazione, scarsa disposizione all’ascolto, uso del “medichese” fuori luogo sono lo spunto per riflettere insieme sull’importanza di una comunicazione chiara.
Le scene sono rappresentate quasi sempre in chiave umoristica e a volte sono davvero esilaranti (i nostri complimenti agli attori). Nella vita reale però quelle circostanze possono trasformarsi in conflitti complicati da gestire. Proprio per questo partiamo da lì, dal possibile rischio di disaccordo, per proporre delle riflessioni sulla delicatezza e sull’importanza del linguaggio nel creare e mantenere (così come nel distruggere) la relazione con l’interlocutore.
E lo facciamo attraverso l’analisi linguistica dei vari momenti (accoglienza, ascolto del problema, comunicazione della diagnosi) sottolineando l’importanza di una comunicazione semplice, efficace e soprattutto consapevole. Non solo fra medico e paziente, anche fra medico e familiari o accompagnatori. E fra medici, infermieri e altri colleghi.
Il tutto incrociato con un fattore determinante: il tempo.
Elemento ad altissima componente soggettiva, il tempo infatti può diventare cruciale in varie fasi: al triage, nel passaggio delle consegne, nella diagnosi, durante la cura.
Il tempo per l’ascolto cambia la prospettiva del medico, col rischio di spostare la conversazione su un altro piano. E quando ciò accade, la temperatura si alza e ci si trova a dover affrontare e gestire delle resistenze. Ed è proprio là che la comunicazione diventa un elemento strategico.
Perché di fronte a una resistenza, per trovare una soluzione che con-vince occorre negoziare.
Attraverso esempi concreti di linguaggio dell’accordo suggeriamo come riportare la comunicazione a uno stato “freddo”, come evitare l’escalation, come abbassare la temperatura e riportare l’interlocutore (e se stessi) ad agire invece che reagire.
Questi gli spunti che nei convegni hanno lasciato delle tracce, che poi spesso riprendiamo con approfondimenti specifici e mirati.
Queste le riflessioni che pensiamo possano aiutare a pensare alla comunicazione in sanità non come a un qualcosa che se c’è, bene, se no fa lo stesso, ma come a un nodo cruciale delle cure che rivolgiamo al paziente. E, allo stesso tempo, a noi stessi.
Video del Convegno all’ospedale di Varese.
Video del Convegno all’ospedale Niguarda di Milano (versione 6 minuti)
Video del Convegno all’ospedale Niguarda di Milano (versione due minuti)
A chi è rivolto questo convegno?
Questo convegno è aperto a tutti coloro che sono interessati agli effetti che legano linguaggio e relazione. È infatti pensato per diversi destinatari:
- Medici, psicoterapeuti, infermieri, professionisti sanitari e amministrativi operanti nel pubblico e nel privato: più di un milione di persone. Per loro potrà essere un aiuto a costruire relazioni più proficue con i loro interlocutori, non solo nei contesti critici (relazioni a congressi, pubblicazioni scientifiche, referti, lettere a colleghi), ma anche negli scambi quotidiani.
- Studenti delle facoltà di medicina e delle scienze mediche in generale: circa 200mila persone. Per loro potrà essere un’occasione per coltivare, fin dall’inizio dei loro studi, un maggior interesse umano, oltre a quello clinico, verso i destinatari dei loro studi.
- Professionisti che operano nell’industria farmaceutica e negli altri settori legati alla sanità: potranno trarne suggerimenti per salvaguardare le motivazioni etiche e “di servizio” della loro comunicazione, pur in una legittima visione “di profitto”.
- Formatori, giornalisti e divulgatori di scienza, comunicatori e studiosi del linguaggio, che potranno apprezzare lo sforzo di concretezza nelle tecniche presentate come nelle esemplificazioni.
- E poi tutte quelle persone che vogliono partecipare attivamente alle decisioni sulla propria salute, vogliono essere informate, consultano internet, cominciano a scegliere gli ospedali in base alle specializzazioni. E che sono davvero tante: negli ospedali italiani transitano ogni anno 21 milioni di persone, tutte più o meno esposte a discorsi, avvisi, manifesti, referti, moduli e testi vari di difficile comprensione. Se consideriamo queste cifre abbiamo un’idea della portata sociale della comunicazione legata alla salute, e quindi della rilevanza di una riflessione sulle sue opportunità di miglioramento.
IL CONVEGNO – I LIBRI – LA RICERCA
I temi che tocchiamo nel convegno costituiscono il nucleo centrale del nostro libro, Il linguaggio della salute, da poco uscito nella seconda edizione (la prima è del 2009), col nostro marchio Centopagine.
Il libro è suddiviso in due parti principali, in alcune appendici e in un focus finale.
Questa la struttura e gli argomenti:
Prima parte – L’inchiesta – analizza i principali problemi emersi dalla nostra indagine. Passa in rassegna gli strumenti della relazione tra i vari attori del “teatro della salute”: bugiardini, consensi informati, cartelle cliniche, referti, screening, articoli giornalistici, pubblicità, siti web. Individua in questi strumenti gli aspetti che influiscono sul rapporto di fiducia in gioco, sia con i pazienti sia con le famiglie, tanto più oggi nella frizione tra un’aspettativa alimentata dai medici-eroi delle fiction televisive e il riscontro con una realtà non sempre corrispondente.
Seconda parte – Scenari – è il cuore del libro: situazioni di comunicazione legate alla salute in cui il linguaggio è determinante. Si tratta di racconti didattici: dopo l’analisi dei problemi, per proporre alcune soluzioni partiamo da casi, “scenari” appunto, in cui i lettori possano identificarsi. Come in un film, o in un racconto. Presentiamo un metodo, senza fare il bigino delle regole, ma partendo da situazioni reali (o realistiche), nelle quali poi inseriamo, nelle note, riflessioni e suggerimenti sul linguaggio.
Appendici – Abbiamo inserito tre appendici dedicate ad alcuni approfondimenti in ambiti specifici: i livelli logici in fisioterapia, l’ascolto in omeopatia, l’umorismo in ospedale.
Focus – Il linguaggio del Pronto soccorso – Un carotaggio nelle peculiarità di un contesto nel quale l’urgenza, il fattore tempo e i numeri rendono il momento del dialogo ancor più delicato e determinante per la prosecuzione del percorso ospedaliero.
Leggi l’intervista a Luca Serianni
Leggi l’intervista a Gino Strada
Leggi l’intervista a Walter Bergamaschi “Relazioni, linguaggio e salute”
IL CONVEGNO – I LIBRI – LA RICERCA
La nostra ricerca sulla comunicazione in sanità, avviata nel 2008, prende le mosse da cinque ragioni principali.
1) Un interesse ampio e trasversale. Nessuna scienza come la medicina coinvolge specialisti e profani, istruiti e non istruiti, abbienti e non abbienti, giovani e anziani. È vero che la spinta alla divulgazione comporta rischi di banalizzazione e di alterazione delle verità scientifiche: ma è altrettanto vero che il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione (art. 32), e che il consenso informato è riconosciuto oggi come il punto di partenza di ogni terapia.
2) Il vuoto formativo. Gran parte dei corsi di laurea in medicina ignora – o ha finora sottovalutato – l’importanza della comunicazione. Ancora di più i percorsi formativi degli altri attori di questo mondo: infermieri, personale amministrativo degli ospedali e degli enti pubblici che si occupano di sanità. Pochi i momenti d’aula dedicati ad apprendere come instaurare una buona relazione con i pazienti, con le loro famiglie, con gli stessi colleghi. E il breve tempo trascorso nei reparti è rivolto essenzialmente alla patologia, non al malato.
3) Un orizzonte che va oltre il lessico. Gli studi sul linguaggio medico si sono concentrati finora sul lessico, ossia lo studio delle parole di questa lingua settoriale. Una lingua che maneggia nomenclature complesse, che crea in continuazione nomi nuovi, che rispecchia l’individualismo dei suoi utenti: moltissimi sono infatti i nomi di patologie “marcati” dagli scienziati che le hanno scoperte. Un linguaggio del genere non può che generare quegli oltre 5.555 tecnicismi specifici che troviamo in uno dei principali dizionari italiani (5,45% del totale). E trascuriamo qui i tecnicismi collaterali, parole legate non a necessità di precisione scientifica, ma all’abitudine di usare un registro diverso da quello comune.
Ma il lessico non esaurisce i tratti rilevanti di una lingua settoriale, specie di una così ricca di conseguenze sulla salute delle persone. Occorre concentrarsi, e tanto, sulla relazione medico-paziente.
4) L’opportunità di coinvolgimento emotivo. Il linguaggio medico è per lo più freddo e spersonalizzato: sigle, tecnicismi, frasi senza verbo, forme passive. Al massimo, la foglia di fico di qualche velatura eufemistica, per attutire l’impatto di una cattiva notizia inaspettata. Tante sono le prove di questa volontaria neutralità emotiva, come se mantenersi asettici fosse la migliore garanzia di obiettività e di successo. È invece il contrario: la fiducia è un’emozione, si alimenta degli sforzi orientati alla reciproca comprensione, e genera altri fattori emotivi, come la credibilità, l’accettazione partecipe dell’autorevolezza, la lucida collaborazione e la costanza nel seguire la terapia. Guarire è più facile se il paziente sente emotivamente coinvolto chi si occupa della sua salute.
5) La terapia della scrittura. Un ruolo centrale nel nostro studio ha la scrittura. La scrittura può agevolare molto l’alleanza terapeutica, sia nella fase di anamnesi, sia nelle fasi di diagnosi, prognosi e terapia. Secondo uno studio inglese, in genere i medici interrompono l’esposizione dei sintomi da parte dei pazienti al 22° secondo; peccato, perché i pazienti, se possono parlare, concludono il racconto entro un minuto e mezzo, massimo due, menzionando spontaneamente il 75% dei sintomi. In genere, questi tre quarti di informazioni utili vanno persi. Secondo un altro studio il 36% dei pazienti non ricorda le indicazioni fornite dal medico a fine visita, e il 70% assume i farmaci in modo scorretto. Una visita che si concludesse con un breve report, sul modello delle riunioni aziendali, scritto in cooperazione tra medico e paziente, moltiplicherebbe la propria efficacia.
Seguire questa strada, puntando al benessere collettivo, può essere ancora più utile in campo sanitario, dove il prezioso obiettivo comune è la salute.
- On 5 Settembre 2012