La punteggiatura nella scrittura professionale: punto d’arrivo o partenza?
di Chiara Caselli
Scrivere ha le sue leggi della prospettiva, della luce o dell’ombra, proprio come la pittura, o la musica. Se sei nato conoscendole, bene. Se no, imparale. Poi sistema le regole perché facciano al caso tuo”. (Truman Capote)
Comunicare è capacità d’ogni essere vivente, ma farsi capire non è la cosa più semplice del mondo.
La punteggiatura è un elemento fondamentale del testo scritto. Il suo scopo è, da un lato, riprodurre le pause, l’espressività e l’intonazione della lingua parlata, dall’altro, evidenziare le componenti grammaticali e sintattiche di una frase o di un discorso, separandone o segnalandone le varie parti.
Un suo corretto uso fa diventare viva una pagina donandole ritmo ed emozione.
Possiamo paragonare la punteggiatura alla segnaletica stradale: se collocata male genera caos nella circolazione; allo stesso modo la punteggiatura, se inserita scorrettamente in un testo, genera incomprensione da parte del lettore.
Vista l’importanza che la punteggiatura assume nella scrittura, ho deciso di analizzarla in un campo ben specifico, quello della scrittura professionale per cercare di capire se è un punto d’arrivo o partenza o addirittura entrambi.
Infatti, la punteggiatura nella scrittura professionale è un punto di arrivo e di partenza.
Punto di partenza: bisogna conoscere le diverse linee guida che riguardano la punteggiatura per poter scrivere con efficacia e per far si di rendere comprensibile al lettore quel che sta leggendo.
Punto d’arrivo: dopo che abbiamo capito bene come usare i diversi segni di interpunzione possiamo permetterci di ribaltare le linee guida perché facciano al caso tuo.
Prendiamo per esempio il primo capitolo de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, il quale utilizza ben 116 parole utilizzando solo 16 virgole, 1 punto e virgola per concludere poi con 1 punto. Manzoni ha fatto proprie le linee guida sulla punteggiatura, le ha stravolte, e nonostante questo l’effetto finale è molto efficace.
Ho analizzato la punteggiatura in diversi comunicati stampa, in una comunicazione cartacea di un evento e
nel web writing. Ho esaminato tre comunicati stampa appartenenti a diverse categorie e ho proposto
una riscrittura di questi, evidenziando le incongruenze nella punteggiatura.
Poi ho “osservato” i vari significati di un trattino in una comunicazione cartacea di Smau 2001.
Da non dimenticarsi la punteggiatura per il web, perchè nei testi in rete i segni di interpunzione vedono ridotte o addirittura semplificate alcune loro funzioni.
La punteggiatura non è da considerarsi solo nel campo della scrittura. Diceva Montesquieu “Non bisogna mai esaurire un argomento, al punto che al lettore non resti più nulla da fare. Non si tratta di far leggere ma di far pensare”.
Per questo ho voluto giocare con i segni di interpunzione per vedere fin dove potevo spingermi, con lo scopo di stemperare quell’alone di razionalità e usarla come spunto di ricerca.
Ho infatti analizzato i possibili paragoni tra la punteggiatura e le pause nella musica, le luci e le ombre nella pittura, i vuoti e i pieni nella scultura, e i punti di contatto con gli alfabeti e i giochi.
Credo che studiare la punteggiatura sia studiare le sfumature, i dettagli, le pieghe affascinanti della comunicazione umana.
- On 7 Settembre 2012