
Il potere del no positivo
Come praticare una comunicazione costruttiva
di Gabriella Rinaldi
Siamo a settembre, una sorta di secondo capodanno dei propositi per ricominciare e riorganizzare con gli strumenti migliori le nostre risorse.
Scriviamo liste di priorità in cui quasi tutto ha la massima urgenza, aggiungiamo nuovi appuntamenti e attività e alla fine il senso di colpa e lo stress aumentano. Così, mentre il tempo e la concentrazione scarseggiano, disperdiamo le energie e sacrifichiamo la qualità della nostra vita.
L’organizzazione è tutto, viene da pensare, ma non è l’unico modo per affrontare il lavoro e la vita: è importante allenarsi a dire no.
Siamo travolti da una quantità di stimoli che corrodono la nostra concentrazione e richiedono la nostra attenzione a ritmi che non hanno precedenti nella storia dell’uomo, quindi possiamo dire che imparare a dire no è una competenza da acquisire con impegno e qualche accortezza per salvaguardare i nostri interessi.
Perché diciamo sì agli altri
La difficoltà nel dire no riguarda un po’ tutti perché:
– vogliamo essere accettati
– abbiamo timore di offendere
– siamo assaliti dal senso di colpa
– ci piace fare di più ed essere lodati
-ci prende l’ansia di essere tagliati fuori o di perdere i pezzi (FOMO)
Ma come dice Paulo Coelho:
“Quando dici sì agli altri, assicurati che non stai dicendo no a te stesso.”
Quando vogliamo dire no
Quando vogliamo dire no, tendenzialmente siamo sovraccarichi, in affanno e inneschiamo un meccanismo distruttivo in cui tutte le parti coinvolte perdono. Facciamo le scelte sbagliate, la relazione con l’interlocutore ne risente, la nostra salute anche.
Nel libro The Power of A Positive No: how to say no and still get to yes William Ury, direttore del Global Negotiation Project all’università di Harvard e mediatore aziendale e politico, indica come imparare a dire dei no “buoni” al servizio dei sì in difesa dei nostri interessi.
Per allenarsi a dire no senza pagarne le conseguenze e mantenendo positive le proprie relazioni, personali e professionali, vuol dire innanzitutto evitare la trappola delle 3 A:
1. acquiescenza: diciamo sì quando vorremmo dire no perché siamo guidati dal timore
2. attacco: diciamo no guidati dall’ira, senza preoccuparci del rapporto
3. astensione: non diciamo nulla perché abbiamo paura e speriamo che il problema si risolva da solo.
Tutti capiamo l’importanza di dire no ma raramente riusciamo a farlo con successo perché va contro la nostra naturale tendenza a reagire seguendo l’istinto. Ecco perché il maggior impedimento a dire no siamo noi stessi, non l’altro.
La strategia del no positivo
Come disse una volta Warren Buffet, il segreto del successo risiede nella capacità di riconoscere l’importanza di dire no fino a individuare le poche occasioni in cui è giusto dire sì.
Se il no ordinario inizia con un no e finisce con un no, il cuore del no positivo sta proprio nel dire no iniziando con un sì e finendo con un altro sì. Secondo questa logica è facile evitare molte trappole e mantenere distacco ed equilibrio nelle emozioni in questo modo:
Sì! Esprime i nostri interessi interiori, ciò che ci sta a cuore.
No. Asserisce il nostro potere e rifiuta quello che ci viene chiesto.
Sì? Apre alla relazione con l’esterno e invita al rispetto.
Come abbiamo già scritto nell’articolo Il No positivo, step 1: Sì! No. Sì?, “un No positivo si può paragonare a un albero. Il tronco è il No: dritto e forte. Ma proprio come il tronco è solo la parte mediana di un albero, così il No è solo la parte mediana di un No positivo. Le radici dalle quali il tronco emerge sono il nostro primo Sì: un Sì agli interessi più profondi che ci sostengono. I rami e il fogliame che si dipartono dal tronco sono il nostro secondo Sì: un Sì che si spinge verso un possibile accordo o rapporto. Il frutto è l’esito positivo che cerchiamo.”
William Ury mostra inoltre che secondo i saggi dell’India ci sono 3 processi fondamentali che lavorano incessantemente nel mondo:
– creazione
– preservazione
– trasformazione
Quindi, secondo questa teoria, coltivando la capacità di dire no in modo positivo e costruttivo possiamo:
- creare ciò che vogliamo
- proteggere i nostri valori
- cambiare ciò che non funziona
In altri termini, saremo capaci di rinunciare al contrasto distruttivo per innescare una comunicazione costruttiva e assertiva nella quale trovano spazio ed equilibrio i nostri argomenti, quelli altrui e si privilegiano aspetti come la collaborazione, il confronto, la ricerca di soluzioni condivise.
Se il primo impulso è quello di contrattaccare, possiamo sempre usare la tecnica che Ury definisce “andare in galleria”: prendiamoci un momento per cambiare prospettiva e riconoscere il sì più alto che guida il nostro no, per disinnescare l’altro senza attaccarlo, rispettarlo e negoziare il sì in favore dei nostri interessi.
“Non puoi davvero dire sì fino a quando non impari davvero a dire no”, dice Ury.
Lo scopo non è dire no ma allenarsi a trasformare tutti quei no distruttivi che minano il mondo dell’essere (valori e convinzioni, identità e missione) per praticare una comunicazione costruttiva che confina gli aspetti negativi al mondo del fare (ambiente, comportamento, abilità) secondo il modello dei livelli logici di Robert Dilts.
Volete saperne di più su come allenarsi a dire no?
Il corso aziendale di Palestra della Scrittura Il No positivo mira a modulare lo stile di comunicazione per imparare a dare messaggi indesiderati, cattive notizie, feedback negativi, mantenendo una relazione proficua con i destinatari.
Un corso di formazione in cui si impara a percorrere la via dell’accordo, non già evitando i danni dello scontro e del disaccordo ma cercando una posizione migliore per iniziare o proseguire il dialogo.
- On 16 Settembre 2020