
In Guys we Trust
Scene da una contrattazione collettiva: la fiducia reciproca è l’unica leva negoziale che conta
di Andrea Bonanni, avvocato giuslavorista, Of Counsel Deloitte Legal Italy
Pacta sunt servanda: lo hanno stabilito i latini, ma si tratta di un principio che si trova traslato, con diversi gradi di intensità, in tutti gli ordinamenti giuridici moderni e che il diritto civile italiano ha tradotto nella locuzione “il contratto ha forza di legge tra le parti”. Un principio, quello della forza normativa dell’accordo tra privati, che assume valenza generale e si caratterizza in modo del tutto atipico nel diritto del lavoro, che rimanda la disciplina degli aspetti più rilevanti del rapporto alla contrattazione collettiva.
Così stando le cose, e non credo vi sia modo di dubitarne, è del tutto evidente come la negoziazione dell’accordo sia il punto centrale di questo potere normativo, che può essere abilitato solo grazie alla capacità delle parti di individuare un testo condiviso che ne contemperi le diverse esigenze. Con una semplificazione che coglie la natura del tema e non va troppo lontano da una sua esaustiva definizione, si può sostenere che la negoziazione stia al contratto come il dibattito parlamentare alla norma giuridica.
Semplice da descriversi, un po’ meno da mettere in pratica; e ricordo almeno due scenari nei quali è stato possibile rispondere a questa esigenza solo trovando un terreno comune, che facesse da base all’intesa.
Scenario 1: potere dell’ascolto
Proviamo a immaginare di dover incontrare un nutrito gruppo di rappresentanti sindacali aziendali, ai quali comunicare che i piani di investimento annunciati sono stati sospesi (per colpa della guerra, piuttosto che della crisi dei microchip o dell’aumento dell’energia) e che, al posto di questi, si dovrà procedere a una ingente richiesta di cassa integrazione. Proviamo, inoltre, a immaginare di dover fare tutto questo in modo che la relazione sindacale non ne esca frantumata ma, anzi, resti così forte da consentire la firma di successivi e irrinunciabili accordi aziendali.
Ecco, ricordo di essere entrato in sala riunioni senza avere alcuna certezza sul come sarebbe finita, ma di aver visto gradualmente materializzarsi l’obiettivo grazie allo sforzo di un amministratore, che prima di iniziare a parlare si è sforzato di identificare un terreno comune, che lo accreditasse nel ruolo di persona della quale fidarsi. Certamente questa persona aveva un vantaggio competitivo: veniva anche lui dai reparti produttivi di quell’azienda. Ma ha saputo tradurre questo vantaggio in una leva negoziale nel momento in cui, ancor prima di annunciare il suo programma (peraltro molto serio ed efficace), ha trascorso almeno la prima ora della riunione parlando a uno a uno con la quindicina di rappresentanti sindacali in sala, ricordando dove e quando si erano conosciuti, quali persone e quali esperienze avessero in comune.
Questo atteggiamento ci ha regalato l’unica cosa di cui avevamo bisogno: un interlocutore disponibile ad ascoltare davvero quello che avevamo da dire. Perché noi eravamo sicuri di avere un buon piano industriale per risalire la china, ma eravamo altrettanto certi che non saremmo riusciti ad entrare nel merito, dinanzi a persone che, giustamente preoccupate per la perdita del posto di lavoro, avrebbero chiuso ogni possibile approfondimento senz’aver prima espressamente rinsaldato la fiducia reciproca.
Un successo, l’aver chiuso quell’accordo sul nuovo piano industriale, che fa il paio con un’altra esperienza sul campo.
Scenario 2: dalla muscolarità alla relazione orizzontale
Questa volta si trattava di accordarsi per mettere delle telecamere in un reparto dal quale scomparivano in continuazione dei ricambi. Una cosa che, alle brutte, si può fare anche unilateralmente, recandosi in Ispettorato del lavoro per farsi autorizzare. Ma qual è l’effetto di un atto unilaterale e muscolare sul rapporto? Cosa mi troverò di fronte la prossima volta che avrò bisogno di accordarmi senza avere a disposizione scorciatoie che mi facilitino il compito?
E, d’altronde, perché il rappresentante sindacale dovrebbe avere qualcosa da ridire sul mio buon diritto di mettere la telecamera? Potrà mica pensare che io debba restare inerme dinanzi a una serie infinita di furti? Imparata la lezione dell’amministratore, anche questa volta ho provato a percorrere la strada della reciproca fiducia.
«Avvocato», mi disse il rappresentante sindacale mentre mi chiedeva di capire le sue ragioni, «posso accompagnarla giù in reparto per capire insieme il problema?».
Ricordo ancora la sensazione, mentre mi teneva sottobraccio e mi spiegava che per lui le telecamere non si potevano mettere non perché l’azienda non facesse bene a proteggersi, ma perché prima di costringere persone a lavorare dentro una sorta di Grande fratello, era forse opportuno rendersi conto che i gestionali utilizzati e il sistema di stoccaggio dei prodotti che non consentivano alcun monitoraggio dei ricambi.
Anche in questo caso, in sostanza, scendere dal piedistallo e cercare una relazione “orizzontale” è stata la soluzione più efficace per trovare il terreno comune, l’unico modo per arrivare a identificare un testo condiviso, che potesse regolare il problema identificando un criterio condiviso. Perché sì, le telecamere alla fine sono state installate con l’accordo di tutti, insieme però a un nuovo e più efficace sistema gestionale.
Lo stato di quiete
Qual è la conclusione, allora?
Gli individui, sotto il profilo negoziale, si caratterizzano per l’essere portatori di interessi che talvolta sono fisiologicamente contrapposti: lo scopo della negoziazione è superare questo stato di contrapposizione per identificare una norma, una regola condivisa, che riporti allo stato di quiete. Identificare un terreno comune, tramite l’ascolto sincero delle esigenze dell’altro, è l’unico modo per arrivare a una regola condivisa, in grado di abilitare il potere normativo che, sin dagli albori del nostro diritto, l’ordinamento riconosce ai propri componenti.
Non farlo significa chiedere ad altri (il Legislatore, piuttosto che il Giudice) di decidere al posto nostro, con tutti i rischi che questo comporta.
- On 22 Febbraio 2023