
Musei e sostenibilità
La cultura passa da qui
di Claudia Comaschi
Musei e sostenibilità: qual è lo stato dell’arte?
Grandi mostre, eventi di risonanza internazionale. Budget milionari, assicurazioni stellari, file lunghissime alla biglietteria. Persone che vengono da lontano, parcheggi intasati, mobilità complicata per i residenti. Eventi a cui gli appassionati partecipano in massa.
Questo è il modello che è stato il punto di riferimento per moltissime istituzioni. Sicuramente ha portato a un indotto ma, negli ultimi anni, si è cominciato a domandarsi se le mostre e gli eventi di questo tipo abbiano senso e se siano sostenibili.
Servono sempre i grandi numeri?
La pandemia, con la necessità di distanziamento sociale ha contribuito a sviluppare il dibattito sul fatto che la quantità non garantisce necessariamente la qualità né l’inclusione. Questo tipo di iniziative, infatti, non sono democratiche ed esiste un altro modo di fare cultura.
Soprattutto all’estero ci sono interessantissime esperienze. Esposizioni che si sono sviluppate con una progettazione partecipata, magari itineranti, capaci di coinvolgere moltissimi pubblici diversi senza intasare gli spazi.
Questo tipo di scelta, rispetto a esposizioni tradizionali, dal mio punto di vista, declina la sostenibilità nei musei su diversi livelli: ambientale, sociale e finanziario.
Sostenibilità ambientale
Un trend nell’ambito della progettazione architettonica è utilizzare per ogni tappa della mostra spazi già presenti sul territorio e strutture di allestimento che poi vengono smontate e riutilizzate. In questo modo le mostre contribuiscono alla sostenibilità ambientale e favoriscono una produzione culturale più centrata sul contenuto (la costruzione del tema) che sul contenitore (lo spazio che raccoglierà le esposizioni temporanee delle varie tappe).
Sostenibilità sociale
La sostenibilità sociale si costruisce con un processo di co-progettazione, cioè insieme al pubblico, coinvolgendo le diverse comunità. Uno degli scopi del museo, infatti, è avvicinare soggetti molto diversi tra loro in termini anagrafici, demografici, cultura di base, etnia, estrazione sociale, abilità fisiche e cognitive.
Si tratta quindi di individuare temi aggreganti e non disgreganti, in modo che il museo possa diventare un modello di produzione culturale sostenibile, che garantisca la partecipazione e l’inclusione anche di quelle persone che normalmente non sarebbero interessate.
Sostenibilità finanziaria
Infine, il modello economico che sta dietro a questi tipi di mostre è finanziariamente più sostenibile di una tipica mostra per diversi motivi:
- gran parte delle risorse investite sono dedicate alla progettazione e all’implementazione del concept invece che all’acquisizione, al prestito o all’assicurazione degli oggetti
- gli oggetti che costituiscono il contenuto hanno spesso un grande valore emotivo più che economico
- i gadget sono progettati e realizzati in co-creazione durante l’evento
Insomma, le produzioni culturali contemporanee possono essere molto sostenibili se si aprono alla partecipazione e al coinvolgimento dei cittadini, alla loro creatività e capacità di innovazione. Si può fare!
A proposito di cultura della sostenibilità, leggi anche: La palestra della sostenibilità
- On 14 Marzo 2023