PER MEZZO DEL LINGUAGGIO
di Gabriella Rinaldi
La parola comunicazione ha origine da una radice sanscrita, poi assimilata dal latino nel termine communis dall’unione di cum (insieme) e munis (obbligazione, debito, dono). L’etimo quindi indica un’espressione sociale che porta valore attraverso la reciprocità e la con-divisione.
Nel corso del tempo il concetto di comunicazione intesa come scambio di beni materiali ha assunto una connotazione sempre più immateriale. Infatti, come dimostra uno studio sperimentale americano condotto nel 2015, lo sviluppo del linguaggio è stato favorito perlopiù dalla necessità di scambiarsi informazioni e competenze sull’uso di strumenti. In particolare, sembrerebbe che la produzione delle schegge di pietra, che i nostri antichi antenati usavano come lame, abbia portato gli uomini ad affinare nuovi metodi di comunicazione proprio per facilitare lo svolgimento di diverse mansioni.
Non si tratta però di un processo a senso unico ma circolare perché se la realizzazione e l’utilizzo degli strumenti ha facilitato lo sviluppo del linguaggio, allo stesso tempo è stata l’esigenza di far evolvere la comunicazione per un miglior vivere sociale a creare il bisogno di nuovi mezzi.
Pensiamo ad esempio alla scrittura. La lingua scritta è stata una grande scoperta tecnologica per l’uomo che per la prima volta ha esteso il suo pensiero alla pergamena, alla carta e altri dispositivi esterni. Platone, che oppose grande resistenza alla novità, fu il primo ad intuire che questa svolta aveva generato un cambiamento non solo nel mezzo del pensiero ma anche nel modo. Riteneva infatti irragionevole appaltare la memoria umana alla lingua scritta dopo anni di nobile arte oratoria.
La lingua scritta è stata il primo hardware umano, la prima tecnologia per elaborare la cultura attraverso il tempo e lo spazio, anche se la lingua e i suoi mezzi hanno da sempre agito sul sottile confine tra realtà e descrizione della stessa, assumendo il potere di definire il mondo per come lo conosciamo. Riflettiamo anche sull’ambiente complesso nel quale viviamo: siamo circondati da mezzi, tecnologie, informazioni, e siamo noi stessi a definire il mondo intorno parlando con la lingua dei social network, delle emoji e usando termini vecchi con significati nuovi.
In altre parole il linguaggio ha occupato, e occupa, uno status speciale come tecnologia intellettuale nel corso dell’evoluzione simultanea tra umanità e strumenti culturali. Come dice Noam Chomsky, attraverso un mezzo, un codice e dei simboli configuriamo l’organizzazione intellettuale del nostro tempo, dando potere all’informazione e alla cultura.
In definitiva possiamo dire che il linguaggio è misura dell’adattamento ai cambiamenti
- On 11 Settembre 2019