
Scrittura: perché guardiamo i testi prima di leggere
I designer delle parole tra la carta e il web
di Gabriella Rinaldi
Viviamo nella comunicazione.
Ci muoviamo velocemente tra email, whatsapp, comunicati, reclami, richieste, newsletter, siti web, report, app, blog. La lista potrebbe continuare ed essere aggiornata quotidianamente, insieme al numero di dispositivi usati per leggere e vedere.
La costante sono i testi che guidano il lettore sul web e sulla carta. Le parole sono il vento della navigazione, spiegano le vele della comprensione e sospingono verso la meta desiderata. Parole, parole, parole, ovunque e sempre più. Come riconoscere le informazioni importanti e utili?
Leggere non è più – o forse non lo è mai stato – solo scorrere tra le parole. Oggi noi guardiamo i testi e il modo in cui li vediamo ci restituisce una navigazione con vento favorevole oppure difficoltosa, se non impossibile.
La comunicazione efficace passa da qui: dai testi e dalle persone per cui sono pensati.
Potrebbe essere vero che non si mangia con la scrittura, di sicuro con la scrittura si lavora, si progettano le relazioni e si disegnano percorsi di senso. In tutte le professioni, in tutti i contesti.
Siamo tutti designer di parole, non solo chi vuole fare lo scrittore per professione.
design ‹di∫àin› s. ingl. [propr. «disegno, progetto», dal fr. dessein, che a sua volta è dall’ital. disegno] (pl. designs ‹di∫àin∫›), usato in ital. al masch. – Nella produzione industriale, progettazione (detta più precisamente industrial design ‹indḁ′striël …›) che mira a conciliare i requisiti tecnici, funzionali ed economici degli oggetti prodotti in serie, così che la forma che ne risulta è la sintesi di tale attività progettuale; […]
Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/design/
Ho chiesto un prestito linguistico all’inglese giusto per il tempo di una riflessione. L’etimologia può essere illuminante.
In italiano la parola design restituisce un’idea un po’ limitante di estetica, di stile. Nel suo significato completo e originario però contiene il concetto di pro-getto, cioè di gettare avanti, di disegnare “così che la forma che ne risulta è la sintesi di tale attività progettuale”. Sospingere sulla rotta disegnata, “coniugando requisiti tecnici, funzionali ed economici”.
Le parole quindi hanno molto a che fare con la forma, con le immagini.
Siamo la civiltà dell’immagine e della multimedialità dai tempi dei racconti tramandati a voce intorno al fuoco. Le rivoluzioni di linguaggio si sono succedute insieme a quelle tecnologiche e la contaminazione è stato il minimo comune denominatore. Nessun mezzo è stato mai veramente messo da parte all’arrivo dei nuovi, perché di volta in volta le funzioni dell’uno sono state aggregate all’altro e rimodulate fino a raggiungere l’etere.
Il nostro amico web che riprende dall’oralità la centralità della partecipazione e della simultaneità (Clubhouse vi dice niente?), mentre si appropria del coinvolgimento emotivo e dell’immedesimazione della cultura tipografica e visiva.
Le parole in effetti sono innanzitutto segni grafici. La prima cosa che facciamo quando leggiamo un testo scritto a mano è concentrarci sulla calligrafia. Corsiva, regolare, uniforme, tremolante, decisa e così via. Il contenuto viene dopo.
Ma allora è più importante il contenuto del contenitore? Leggere non è mai solo leggere, si può anche ascoltare la scrittura per esempio, e prima ancora vederla. L’informazione che di solito ci raggiunge prima delle parole è “l’immagine del testo”, la sua visione: allineato a sinistra, a destra o giustificato; il titolo e il sottotitolo; i grassetti, i corsivi o le maiuscole; i segni di punteggiatura; gli spazi.
Vale lo stesso, ancora di più, sullo schermo: la struttura del testo, lo sfondo, l’orientamento, la scelta dei caratteri, e così via, disegnano la personalità del testo e soffiano un vento piacevole o impetuoso.
In ogni caso è un’esperienza.
Collocazione, gerarchia e relazione sono alla base di quella che sul web si chiama esperienza utente, che potrebbe essere esperienza cliente, paziente o collega.
Dare una forma al contenuto rende il messaggio efficace nel momento in cui riesce a simulare tutti, o gran parte, degli aspetti di una comunicazione accordata. Il detto è rappresentato dalle parole, le pause sono gli spazi bianchi, il tono sono le maiuscole e i segni di punteggiatura, gli sguardi e i gesti sono i sottotitoli e gli a capo. L’empatia è capace di pro-iettare il mittente nella relazione col destinatario.
L’arte della scrittura è sorella dell’arte visiva e come tutte le arti può essere imparata, richiede un percorso di apprendimento. Niente regole o sterili esercizi di stile. Ciò di cui abbiamo bisogno adesso non è una guida definitiva della scrittura, piuttosto di una cassetta degli attrezzi da cui scegliere di volta in volta gli strumenti più utili.
Aggiungere, tagliare, integrare, ridurre, diluire o sminuzzare: siamo tutti progettisti di parole. Che poi è anche un po’ dire che siamo progettisti delle relazioni, e del futuro.
- On 1 Dicembre 2021