W Calogero! Semplificare il linguaggio giuridico
Lorenzo Carpanè
Intervista a Federico Fontana
Avvocato, consulente, crede nella possibilità di cambiare il linguaggio giuridico. Dal 18 aprile, alla scuola Holden di Torino, terrà un corso che durerà tre fine settimana dedicato proprio a questo argomento.
Il 27 marzo e il 3 aprile prossimi, anche noi in Palestra della Scrittura affronteremo l’argomento in “Scrivere diretto, scrivere diritto”. Un corso che, responsabilmente oltre che necessariamente, sarà on line.
Calogero? Chi è Calogero?
Federico, perché è necessario semplificare il linguaggio giuridico?
Perché siamo assaliti ogni giorno da una quantità spaventosa di documenti, dati, parole, complessità e inutilità. La necessità di semplificare sta nel disboscare prima, nel decespugliare poi, e alla fine nel tosare. E questo bel praticello lo puoi ottenere solo con un diverso uso del linguaggio. La vera innovazione è nel linguaggio, prima che nel Legal Tech. La tecnologia poi sta fuori da noi. Può di colpo smettere di funzionare. Il tuo linguaggio (come il tuo cervello) invece non si spegne. Pensa ad un nuovo algoritmo della mente, scritto con parole nuove che decidiamo di fare nostre e iniziare ad usare nel lavoro di ogni giorno: molte cose possono cambiare.
Siamo immersi nella complessità.
La crescita esponenziale delle informazioni da gestire in tempi sempre più ristretti e la proliferazione dei canali da cui queste arrivano, impongono nuove abilità cognitive e operative. Laszlo Bock, VP People Operations di Google parlava già nel 2014 di “to process on the fly”. Noi abbiamo una traduzione perfetta, che anzi è già un passo avanti: “cogliere… al volo”.
Email, intranet, whatsapp, infine -quando la faccenda diventa davvero urgente- la vecchia telefonata. Ecco questo è il priority ranking del mondo del legal business. Spesso poi questi canali veicolano la stessa informazione o richiesta, avanzando solo di una tacca sulla scala delle urgenze (spesso individuali). Il passo da complessità a confusione si fa quindi molto breve.
Abbiamo bisogno cioè di imparare a comprendere e vedere connessioni.
Sì, e per farlo è necessaria proprio la semplicità. Di nuovo, solo sfrondando puoi sperare di intravedere quelle che John Nash in Beautiful Mind chiamava le “governing dynamics” dei fenomeni in cui ci troviamo immersi e così trovare soluzioni concrete e rapide. Questa capacità è stata definita Cognitive Ability (sempre HR Google). La sua collega di Coca Cola (Stacey Valy Panayiotou, VP Global Talent and Development) dovendosi distinguere parla (nel 2018) di High Learning Agility. Ma nella sostanza è la stessa cosa. Ricordiamoci sempre una grande verità: Simplicity is a resolved Complexity, come insegna il grande scultore rumeno Brancusi, il cui atelier è stato ricostruito identico nel 1977 da Renzo Piano davanti al Beaubourg di Parigi dove Brancusi ha lavorato sino alla sua morte nel 1957. Da vedere, scesi dalle scale mobili del Pompidou.
In un sistema ecologico della comunicazione. Che parte da dove, da quale aspetto linguistico?
Si deve partire dalle parole, ma per coinvolgere poi tutto il congegno testuale, quindi ordine logico, struttura sintattica. Occorre cioè organizzare le idee, non più solo in modo lineare/sequenziale e togliendo tutto ciò che non serve (come fa Brancusi nelle sue sculture), ma inventando nuove architetture e dimenticando i compiaciuti barocchismi della scrittura legale da ancien regime.
Ecco qui si potrebbe considerare da dove vengono secondo te le maggior resistenze al cambiamento.
Il mondo dell’avvocatura è un mondo tendenzialmente conservatore, legato alla cultura del precedente. Ma ci sono oggi troppi problemi nuovi che semplicemente non hanno soluzioni passate cui attingere. Si deve trovare una nuova strada. Penso ad una bellissima scena del film Sully, che uso spesso nei miei corsi di Legal Writing/Story Telling. C’è lui, Sully, il pilota dell’Airbus A320 interrogato dalla commissione d’inchiesta dopo l’ammaraggio nell’Hudson (avvenuto per davvero, il 15 gennaio del 2009): “Lei ha affermato di aver perso entrambi i motori a causa di un multiplo bird strike. Sarebbe un evento senza precedenti”. RISPOSTA: “Tutto è senza precedenti finché non capita per la prima volta”. Così Sully decide di planare sul fiume a fianco dei grattacieli di Manhattan salvando tutte le 155 persone a bordo. In quel momento, devi decidere. Sulla base di quello che sai e di quello che senti. Gli ingegneri sono una cosa, i piloti un’altra, insomma.
Pensa al percorso di formazione di un avvocato: entra in uno studio, dove i colleghi più anziani gli trasmettono modelli linguistici che sono quelli rigidi della “tradizione”. Occorre forse cambiare un modo di pensare?
Scrivere è ragionare, e quindi sì, l’uno influisce sull’altro, secondo me, l’una cosa definisce l’altra. Se cambiamo il nostro modo di scrivere, cambia il nostro modo di pensare.
Qual è l’obiettivo di questa diversa scrittura legale?
Arrivare al lettore/cittadino/cliente/giudice/controparte, farsi capire, veicolare il messaggio senza possibilità di fraintendimenti, in modo “disambiguo”, come dice Wikipedia. Le istruzioni per il montaggio dei mobili Ikea sono un altro buon esempio (visuale) che uso spesso. Per aiutare gli altri, ma in fondo anche noi stessi, a valutare, decidere, organizzare, gestire tutte queste informazioni e le conseguenti azioni nel modo migliore e più consapevole possibile. L’ avvocato deve saper spiegare in modo chiaro come stanno le cose. Occorre cercare un linguaggio “buono” ma anche “bello”.
Kalòs kai agathos, come dicevano i greci, cioè appunto bello e buono.
Esatto! Il nostro punto di ammaraggio, per tornare a Sully, potrebbe proprio essere un documento “Calogero”… e se usassimo questa come traduzione in italiano di Legal Design?
Non male questo Calogero! Parli di Legal Design. Cosa ti proponi con i tuoi corsi?
Vorrei che il giurista scoprisse l’utilità concreta della visualizzazione e della grafica. Vorrei rendere la formazione legale non letale, imparare tutti divertendoci. Con i piedi bene a terra, piantati nei corridoi dei tribunali o sul marmo delle sale riunioni, guardare con un occhio diverso alle parole che usiamo e riprogettare le loro possibili combinazioni. Sono loro che dettano il pensiero, anche giuridico, non viceversa. L’ipocognizione è la mancanza di parole e dunque di idee e modelli di interpretazione della realtà, sia esteriore che interiore. Ne parla anche Gianrico Carofiglio in Passeggeri Notturni, Einaudi, nel racconto Tahiti (pag.32): la mancanza di parole (da mettere sopra il dolore) ha causato un aumento dei suicidi sull’isola negli anni ‘50.
La scrittura scorre, è il sangue degli atti e dei contratti. Rossa come il bel-et-bon libro dei Lucchini’s Scrivere Diritto (si direbbe il Libretto Rosso di Mao): attenta ricerca e scelta dei materiali, struttura e scrittura chiara, il percepito divertimento nello scrivere che diventa piacere nel leggere, le interviste a vari abitanti del mondo legale, le scelte dei maestri (dai memo di Churchill alla Costituzione di Benigni), per finire con gli effetti speciali. Uno per tutti, sem-plice (pag.22) e geniale! Dentro le parole c’è sempre quello che ci serve. Semplice “è” geniale.
- On 11 Marzo 2020