Cambia la leadership: il futuro nell’impresa della Orpheus Chamber Orchestra
di Elia Perboni
Può esistere un’impresa senza leadership? Senza una leadership dal profilo tradizionale, insomma non un capo, un direttore, un dirigente unico con l’autorità e tutti i poteri concentrati così come lo vediamo da sempre, com’è nella storia? Intanto rispondiamo alla prima domanda: sì. Non è un’utopia e nella realtà esiste già. E ancora una volta l’esempio più eclatante e significativo ci arriva dalla musica.
Lo scorso 29 marzo il Corriere della Sera pubblicava un articolo su quattro colonne di Severino Salvemini, economista e docente all’Università Bocconi di Milano, il cui titolo mi ha colpito. Eccolo: «Quando la musica insegna all’impresa come si prendono decisioni di gruppo». E viene raccontata la straordinaria esperienza della Orpheus Chamber Orchestra (in queste settimane in Europa e sul palco del Bologna Festival lo scorso 15 aprile). Fondata nel 1972 la formazione statunitense, che conta circa trenta elementi, non ha mai avuto un direttore d’orchestra. Questi musicisti si autogestiscono scambiando i ruoli di governo, ovvero una leadership situazionale e mutevole in base alle singole competenze. Discutono assieme, ascoltano le idee altrui, correggono errori e investono energia e creatività nel loro marchio.
Oltre che sul palco sono richiesti per seminari in aziende private e università dove spiegano come applicare il loro modello organizzativo, dalla risoluzione dei conflitti al processo decisionale. E per questo l’orchestra ha vinto nel 2007 il Worldwide Award for the Most Democratic Workplaces, premio per il posto di lavoro più democratico. Scrive Salvemini: «L’orchestra senza podio e senza direttore può essere occasione per una riflessione sulle organizzazioni professionali senza leadership, o, meglio, con una leadership “distribuita“ e consensuale».
Certo, ci sono stati direttori come Toscanini che, come riporta l’articolo, così apostrofò un suo trombettista: «Dio mi dice che la musica va suonata; peccato che lei ci si metta di mezzo». O come Arthur Rodzinski che dirigeva la New York Philarmonic con un revolver nella tasca interna del frac.
Racconta uno degli orchestrali dell’Orpheus: «Quel che ho imparato negli anni è che il gruppo è veramente più intelligente di ciascuno di noi». Il passaggio dal direttore-capo autocratico alla gestione decentrata implica un forte cambiamento di mentalità. Significa adattarsi a un mondo che è mutato e sono i manager, i leader a dover trasformare la loro idea di gestione. Oggi chi ha il potere spesso arriva da realtà diverse dall’azienda che va a dirigere, conosce i numeri, ne sa di economia ma non conosce a fondo, sarebbe impossibile, tutti i passaggi della produzione e, talvolta, anche il prodotto in sé che è il bene primario.
In passato i grandi imprenditori, da Olivetti a Rizzoli sino a Ferrero, conoscevano, perché lo avevano creato, ogni momento del passaggio produttivo. Avevano rapporti diretti e aperti con la base, un interscambio che ha fatto crescere in qualità quelle aziende. Avevano capito che la leadership è una relazione, il leader deve avere seguaci senza imporre l’autorità ma convincendo. Il buon allenatore è quello che motiva la squadra, che ne fa parte e conosce il gioco. Tra i princìpi più significativi della Orpheus Chamber, tutti applicabili all’interno di un’impresa, ci sono le deleghe di potere distribuite, la responsabilità individuale, il proprio ruolo e la passione.
Il leader vecchio stampo, come sta dimostrando anche la politica, è destinato a scomparire, la crisi economica e le tecnologie spingono a superare i tradizionali modelli di governo. Va elaborata una forma di guida condivisa dalla conoscenza e la leadership è di chi, in quel momento, ha il potere del sapere. Nei tempi, negli spazi di ognuno, nella relazione con gli altri sta forse il segreto di una buona guida. I cambiamenti economici e sociali chiedono al leader adattabilità.
Il business è cambiato, deve cambiare il sistema di gestione aziendale rimasto in troppi casi ancorato al vecchio modello di leadership. Impariamo dal senso di armonia e di ritmo gestiti, individualmente e collettivamente, dalla Orpheus Chamber Orchestra.
- On 8 Maggio 2015