di Cecilia Diotallevi

Il modo corretto di scrivere una lingua non è solo formalismo, è qualità, riguarda il rispetto per il lettore, e la reale efficacia della scrittura.

1. Parole brevi. Le parole brevi entrano meglio nella mente del lettore e vi rimangono più a lungo.
2. Parole semplici, comuni, concrete. Meglio problemi che problematica, fare anziché porre in essere; firmare in fondo anziché in calce.
3. Parole coerenti. Per esprimere lo stesso concetto, usare sempre le stesse parole.
4. Periodi brevi e lineari. Ridurre la lunghezza dei periodi ne aumenta la comprensione. Ancora, meglio i periodi lineari, senza incisi.
5. Linguaggio positivo/affermativo. Il linguaggio positivo/affermativo è più chiaro di quello negativo, che porta il lettore a soffermarsi proprio su ciò che neghiamo.
6. Modi e tempi verbali semplici. Il congiuntivo e il condizionale sono eleganti, ma l’indicativo è il modo migliore per farsi capire. Tra i tempi: meglio limitarsi a presente, passato prossimo, imperfetto, futuro semplice.
7. Verbi in forma attiva. È più chiara e incisiva di quella passiva, che è più difficile perché mette in secondo piano il soggetto.
8. Usare i verbi, non le nominalizzazioni. La nominalizzazione si compie quando si volge un verbo in sostantivo. Il sostantivo è statico (so-sta), il verbo invece è dinamico.
9. Scrivere per punti. Se devi presentare una serie di valori, meglio scandirla in un elenco.
10. Limitare sigle, parole straniere, maiuscole, luoghi comuni. In un contesto omogeneo, un’espressione gergale o una sigla sono utili; ma con un pubblico più ampio, questo può indurre in equivoco.
Parole italiane, dove possibile.
E poi, evitare tutte quelle maiuscole così autoincensanti.

Infine, dopo aver scritto: rileggere un testo a voce alta aiuta a eliminare gran parte delle stonature. E un occhio di riguardo all’ortografia.

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