Insegnanti e studenti in rete: amici mai?
di Annalisa Pardini
Docenti e discenti possono frequentare gli stessi luoghi virtuali ed entrare in contatto, o è preferibile che le loro strade si mantengano separate?
Opportunità e incognite delle amicizie su Facebook in un’indagine condotta attraverso un questionario: e questa volta a parlare non sono i prof.
Sono amica di Pieraccioni. Anche di Serra, e poi Strada, Gino. Arrivo addirittura a Obama. Eppure non sono un suo pari.
Si saranno mai chiesti costoro se – sprovvisti dell’alone sacro della distanza – appaiano ai miei occhi meno autorevoli, simpatici, rispettabili, interessanti? Lo ignoro. So però che Obama non mi ha chiesto l’amicizia: sono io ad averlo fatto, e sono io che leggo i suoi post su Facebook, senza coltivare la recondita speranza che sia lui a leggere me.
Le ragioni di un’inchiesta Beh, io sono solo una docente, ma amo questa professione. Insegno alle secondarie superiori, soprattutto. Cresco insieme ai miei studenti, affiniamo e diversifichiamo le prospettive con cui affrontare gli argomenti e arricchiamo le sfumature relazionali, il come ci confrontiamo, oltre al cosa trasmettiamo. Mica siamo gli unici a saperlo che il come è anche più importante, ma val bene ricordarselo. Questa professione è splendida: giusto viverla con tutta la dignità e l’attenzione che merita. Così, anni fa, alla nascita del social network più diffuso tra gli studenti, Facebook, decido di iscrivermi per capire meglio le dinamiche dei giovani in rete, quale mondo possa così attrarli (e talvolta distrarli) dalla vita reale. Rettifico subito: la frase presta il fianco a critiche, giacché Fb può non essere un’alternativa, ma un’espansione della vita sociale, quella che ti trovi normalmente a condurre con vicini di casa, compagni di banco, colleghi e amici con cui sei, coi cinque sensi o meno, comunque in contatto. Un’espansione, sì, ma a seconda di come la vivi anche una contrazione della realtà, va ammesso.
Cosa solo apparentemente semplice, dunque.
Una prof su Facebook La procedura per iscriversi però semplice lo è: nome e cognome, o se preferisci un nick, indirizzo e-mail e password. Ecco pronto il tuo profilo, e da qui scegli cosa fare: esplorare, dichiarare gusti, definire scelte, e soprattutto chiedere amicizia alle persone che sono in rete. Se accettano la tua richiesta vedi le loro bacheche, vetrine di pensieri, sogni, foto; puoi commentare e partecipare, ritrovare vecchi amici custoditi dalle pieghe della memoria (altri luoghi, motivi, momenti), leggere bischerate ma anche ricevere input e informazioni rilevanti. Insomma, la tua rete s’allarga, la tua mappa del mondo idem. E anche la mia: non solo per quelle notizie dell’amica che leggo da Haiti, o per Obama o Gino, ma perché sempre confronto il punto di vista tuo e suo e mio, e dunque cresco.
Ma con l’amicizia come la mettiamo? Così fan tutti. Già, però a un insegnante capita che le prime richieste di amicizia arrivino proprio da loro, dagli studenti. Di dieci anni prima o di quello in corso: loro, mica tutti, ma tanti, si fanno avanti e… come ti comporti? ormai sei qui, ci sei entrata di proposito, per capire: accettare o no, dunque? Accettare sì!
Ma esiste il ma: c’è chi dell’amicizia tra studenti e professori dice bene, chi male, chi è indeciso. Alcuni dirigenti scolastici, addirittura, e anche insegnanti e alunni, contestano queste amicizie virtuali: taluni sono arrivati perfino a vietarle, con tanto di circolare. A Savona, per esempio, ma anche in Missouri, con una legge. Il dubbio, quale sia la latitudine, è lo stesso: è opportuno condividere pensieri, foto, conversazioni virtuali tra chi sta in cattedra e chi dovrebbe imparare? Come sempre, sono punti di vista. Se ne legge sui quotidiani a più riprese, a delineare una cartina geografica da Bolzano a Ragusa, a macchia di leopardo: qui sì qui no (hic sunt leones).
Lo leggiamo in un questionario Subentra così in me il desiderio di verificare direttamente come la pensano loro, gli studenti: quelli che l’amicizia te la chiedono (ma non sarà adulazione?), quelli che no (e mica gliela chiedi tu!), quelli che neanche ti conoscono come insegnante e ti cercano lo stesso, quelli di altre scuole, luoghi, insegnanti, per cui tu neanche esisti. E formulo un questionario.
Cento alunni variegati per età (14-20) e indirizzo di studio, raggiunti anche per interposta persona, gli rispondono, e reagiscono in modo volontario e anonimo a quindici item (variegati per idee e stili) da sottoscrivere quando condivisi, senza limite di risposte. In più c’è uno spazio libero, per aggiungere a piacere considerazioni ulteriori.
Gli item sono stati scelti dagli studenti in queste proporzioni:
– il 52% degli studenti ritiene inalienabile diritto essere amico su Fb di chi gli pare;
– il 32% è convinto che, se l’insegnante è una persona degna del ruolo educativo che ricopre, il suo comportamento su Fb non avrà nulla di disdicevole;
– il 21% confida nella ragionevolezza dell’adulto, nella capacità di non confondere i ruoli;
– il 20% sostiene con decisione che i rapporti con i docenti grazie a Fb migliorano, e aggiunge di usarlo anche per completare le lezioni in classe;
– il 19% chiede amicizia ai prof (ma solo quelli simpatici) perché non ha nulla da nascondere;
– il 4% biasima ogni sorta di apartheid tra mondo degli adolescenti e quello degli adulti;
– il 9% ritiene che demonizzare i social network (anche nei rapporti coi prof) significhi conoscerli poco;
– il 15% confessa invece di temere il pregiudizio dei propri insegnanti, magari per foto o commenti;
– il 13% è interessato a lezioni comprensibili, a interrogazioni comprensive, e non vuol sapere alcunché delle questioni private dei prof;
– l’11% non vuole docenti-amici, stima chi insegna con passione anche se li tiene distanti;
– il 5% ritiene l’amicizia professori-studenti pericolosa per l’autorevolezza del docente e un altrettanto 5% crede possibile mettere a rischio il prestigio dell’istituzione creando rapporti ambigui, il 4% ritiene stolto fingere un’impossibile parità;
– il 5% amplia il rifiuto, sostenendo che il mondo virtuale dei ragazzi non debba essere invaso dagli adulti, genitori compresi;
– ma nessuno, neppure tra i più convinti sostenitori della distanza, ha sottoscritto l’item che definiva insopportabile vedere nei profili degli insegnanti le amicizie più diverse
Quest’ultimo parere era quello di un dirigente scolastico, come riportato da «La Stampa» in un articolo del 19 marzo 2012.
Tra libertà e autorevolezza Cosa salta agli occhi da questa indagine?
Poi come la maggioranza dimostri di nutrire simpatia e fiducia nelle capacità del docente di gestire la relazione, e sia perciò sicura che l’amicizia tra alunni e prof rimanga nei perimetri che entrambe le parti desiderano.
Di fronte a un 13% di risposte attente a non sbilanciarsi, e a un 15% di timore del giudizio, spicca infine un discreto numero di riscontri che pretendono autorevolezza: se solo il 5% mostra di rifiutare ogni rapporto col mondo virtuale adulto, il 38% vuole che il docente insegni, lo faccia conquistandosi la stima degli studenti, e si ricordi che è un adulto.
I pareri sono confermati anche nelle parole con cui alcuni studenti (39% degli intervistati) hanno deciso di chiudere il questionario:
Facebook è libero, e come tale deve esserlo per tutti, senza privare persone adulte (docenti) di avere amicizie coi propri alunni, perché come tali i docenti sanno cosa fare e cosa non (classe 5^);
Ritengo che su Facebook esistano svariati rapporti tra persone di diverse etnie, religioni, lingue, colore, sesso. Cosa ci sarebbe di male nel rapporto tra un professore e uno studente?!? (classe 2^);
Secondo me il rapporto tra alunno e professore esiste solo a scuola: fuori dalle mura scolastiche siamo adulti e adolescenti (classe 1^).
Adulti e adolescenti, già: con la stessa richiesta di guida, autorevolezza, fiducia, attenzione che è invocata, tutti i giorni, nella vita reale e che, nella vita reale come non, viene talvolta elusa.
(Si saranno mai chiesti, i miei alunni, se – sprovvista dell’alone sacro della distanza – ritenga di apparire ai loro occhi meno autorevole, simpatica, rispettabile, interessante?
Ora lo so. E so anche che, pur non avendo chiesto io l’amicizia, leggo i loro post su Facebook, senza coltivare la speranza che siano loro a leggere me!)
P.s.: Ringrazio su tutti gli studenti dell’Istituto Artiglio di Viareggio, del Liceo Barsanti e Matteucci di Viareggio e dell’Istituto Fermi di Lucca che hanno collaborato a questa indagine compilando il questionario proposto.
- On 1 Aprile 2013