La scrittura che migliora la vita
di Annamaria Anelli
Venerdì 24 gennaio sono stata tra i relatori del Convegno “Le Amministrazioni Pubbliche in tempo di crisi, tra ripiegamento e opportunità di miglioramento”. Il convegno ha tirato le fila del progetto “Migliora Pavia” al quale ho partecipato con alcune giornate di attività formativa sulla semplificazione della scrittura.
Sono sempre molto contenta quando posso parlare di questo tema, perché ormai ho capito che per me non si tratta più solo di lavoro, ma un po’ del mio contributo a lasciare ai miei figli una società migliore. E per me una società migliore è anche quella in cui i cittadini e le Pubbliche Amministrazioni dialogano e costruiscono insieme un ecosistema a fatica zero.
La fatica che facciamo a leggere e a capire certi documenti, le Pubbliche Amministrazioni non se la possono più permette. Così come la mancanza di preparazione tecnologica di certi impiegati, le lungaggini e i rimpalli anonimi, i moduli da compilare che hanno bisogno di legende, note, spiegazioni a fondo pagina e nel retro foglio.
Carlo Mochi Sismondi, presidente illuminato di Forum PA, al convegno di Pavia ha concluso il suo intervento citando le tre parole bandiera dell’Open Government: partecipazione, trasparenza, collaborazione.
Mi chiedo quando le parole non saranno solo più parole, ma fatti.
Qui di seguito inserisco la breve nota che ho scritto per il convegno e che gli organizzatori hanno inserito nella cartellina e distribuito ai partecipanti.
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Spesso, scrivendo, abbiamo paura di essere semplici. Come se scrivere difficile o quantomeno sostenuto ci facesse sentire più autorevoli. Come se a scrivere semplice, chiaro, fluido perdesse in valore il nostro lavoro, invece che aumentare il nostro prestigio.
Provate per un momento a chiudere gli occhi e a pensare al professore o alla professoressa che, al liceo o all’università, vi abbiano lasciato il segno. Ce ne sarà almeno una nei vostri ricordi, no? Non parlo di chi urlava e imponeva il silenzio dell’ingiusto, parlo di chi sapeva spiegare anche gli argomenti più complessi con quella leggerezza di parola, penna e pensiero che facevano sembrare tutto possibile. Anche la fisica, anche la filosofia del linguaggio, anche analisi 1.
Amedeo Balbi, giovane astrofisico all’Università di Roma Tor Vergata, sostiene:
C’è un amore tutto italiano per il parlare paludato, un compiacimento per i giri di parole, per dire in mille parole quello che può essere detto altrettanto bene – e anzi meglio – in cento, o dieci. Il tutto nasce, credo, da una forma di difesa delle proprie competenze, che devono essere custodite, non diventare alla portata di tutti.
Spesso, facendo il mio lavoro di formatrice presso la Pubblica Amministrazione, sento persone dire: “non sono io a dover scendere di livello, sono glia altri che devono innalzare il proprio”. Ebbene, scrivere più chiaro e più fluido non significa abbassarsi di livello, ma sgomberare il campo da tutti quegli inciampi alla lettura – e di conseguenza alla comprensione – che rendono i testi che scriviamo dei labirinti senza fine. Essere al servizio dei cittadini significa trovare le forme migliori per farci capire presto e bene e mettere tutti nelle condizioni di essere cittadini migliori. Perché per aiutare le persone a essere cittadini più attenti, contribuenti non dico felici, ma consapevoli, genitori di ragazzi con il futuro negli occhi, dobbiamo per prima cosa diventare rispettosi. Sì, rispettosi del diritto delle persone a capire che cosa diciamo o scriviamo loro.
Basta con le frasi lunghe e tortuose, basta con il gergo burocratico stretto stretto, basta con la scrittura impersonale che allontana e divide. Dobbiamo smettere di pensare ai cittadini come a tanti piccoli Renzo con i capponi in mano. Non esistono sudditi. Così come non devono esistere funzionari che “se scrivo in maniera semplice pensano che non sono importante.”
Esistono le persone. Esiste l’aspirazione di noi tutti a comprendere, ad accettare e a vivere meglio.
Questo post è uscito anche qui.
- On 3 Febbraio 2014