Sesto San Giovanni: in corsa verso l’accordo
di Giulia Gambari
E’ tarda mattinata a Sesto San Giovanni e siamo tanti, una quarantina.
Una quarantina di teste, di pance, di emozioni, di sensazioni e di percezioni diverse.
Siamo tanti e tutti vicini. Le sedie disposte a semicerchio accorciano le distanze e noi ci siamo.
Pronti a scattare, attenti e concentrati alla griglia di partenza, in attesa dello sparo che dia il via.
Tre, due, uno: siamo partiti!
Stiamo correndo insieme verso una meta che ancora è un po’ astratta. Si chiama Accordo, dicono sia un traguardo difficile da raggiungere ma che sia un bel posto.
Così, motivati, andiamo avanti: qualcuno dice la sua e racconta un po’ di sé, regala squarci di quotidianità su cui riflettere insieme; qualcun altro invece ascolta, pensa in silenzio e chissà, magari analizza le resistenze di una vita, ripercorre quegli episodi che hanno creato un po’ di malumore ai quali, forse, ora riuscirà a dare una spiegazione.
Alessandro culla la nostra corsa e comincia a leggere un racconto “L’Africa di Hemingway: La breve vita felice di Francis Macomber”. La sua voce ci guida e noi, così diversi, siamo incredibilmente vicini.
Improvvisamente siamo tutti in silenzio, chi con le gambe incrociate sulla sedia, chi con l’orecchio teso in avanti, chi con gli occhi socchiusi e chi con le mani strette forte, come a non voler lasciare scappare via le emozioni.
Io filmo e vedo occhi chiudersi, labbra stingersi e pugni serrarsi, ma nonostante le diverse reazioni nessuno smette di correre attraverso quell’erba.
<< Macomber non aveva pensato a come si sentisse il leone, quando era sceso dalla macchina. >>
Noi a Sesto San Giovanni abbiamo fatto questo: abbiamo studiato i nostri comportamenti e quelli degli altri, senza giudicare e giudicarci, lontani dai pregiudizi. Abbiamo capito cosa ci fa “partire l’embolo” e come evitare di ferire il mondo dell’essere di chi ci sta vicino. Abbiamo scoperto che spesso chi sfugge alle nostre richieste lo fa per paura e che chi sembra collaborare non sempre lo fa a cuor leggero.
Abbiamo imparato che dietro ad un condizionale potrebbe nascondersi un’incertezza e che chi dice “Abbiamo sempre fatto così, non vedo perché dovremo cambiare” in fondo è spaventato.
Abbiamo visto che la realtà non è uguale per tutti e che questo non deve allontanarci: piuttosto spronarci a comprenderci. E che un buon ascolto può essere la chiave per aprire la via della comunicazione e per il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Grazie a Sesto San Giovanni, a chi c’era e a chi avrebbe voluto esserci, a chi ci ha seguito da lontano e a chi non ha potuto ma ci ha pensato. Grazie a chi ha voluto festeggiare il compleanno in nostra compagnia, a chi ha cantato in pubblico per la prima volta e ha preso coraggio, grazie a chi si è fidato di noi, a chi se ne è pentito e a chi no.
Grazie all’Accordo. E al suo linguaggio.
P.S. Oramai siamo in viaggio e ci stiamo preparando ad una nuova tappa: l’11 ottobre parleremo di storie e di cambiamento… Vi aspettiamo! #staytuned #palestradellascrittura.
- On 1 Ottobre 2014