I six memos di Italo Calvino – Rapidita’
di Alessandro Lucchini
Se Calvino avesse conosciuto internet sarebbero state diverse le sue “sei proposte per il nuovo millennio”?
Forse. Ma c’è già molto web in quelle riflessioni.
Vediamo che cosa vuol dire nel caso di leggerezza, esattezza, visibilità, molteplicità e rapidità.
RAPIDITA’
L’imperatore Carlo Magno si innamorò d’una ragazza tedesca. I baroni della corte erano molto preoccupati vedendo che il sovrano, tutto preso dalla brama amorosa, e dimentico della dignità regale, trascurava gli affari dell’Impero. Quando improvvisamente la ragazza morì, i dignitari trassero un sospiro di sollievo, ma per poco: perché l’amore di Carlo Magno non morì con lei. L’imperatore, fatto portare il cadavere imbalsamato nella sua stanza, non voleva staccarsene. L’arcivescovo Turpino, spaventato da questa macabra passione, sospettò un incantesimo e volle esaminare il cadavere. Nascosto sotto la lingua morta egli trovò un anello con una pietra preziosa. Dal momento in cui l’anello fu nelle mani di Turpino, Carlo Magno si affrettò a far seppellire il cadavere, e riversò il suo amore sulla persona dell’arcivescovo. Turpino, per sfuggire a quell’imbarazzante situazione, gettò l’anello nel lago di Costanza. Carlo Magno si innamorò del lago e non volle più allontanarsi dalle sue rive.
Un’antica leggenda francese apre la seconda lezione. Incantano il lettore la catena di avvenimenti, il vecchio che s’innamora della giovane, l’ossessione necrofila e omosessuale, infine quella per il lago. Ma la vera forza è nell’essenzialità del racconto, ridotto a una rapida sequenza d’immagini.
Rapidità di visione
Senti la rapidità testo/immagine in questo brano preso da Io non ho paura, di Niccolò Ammaniti, e vedi come l’immagine ti si compone rapida davanti agli occhi.
La collina non era tonda. Dietro perdeva la sua inappuntabile perfezione. Si allungava in una specie di gobba che degradava torcendosi dolcemente fino a unirsi alla pianura. In mezzo c’era una valle stretta, chiusa, invisibile se non da là sopra o da un aeroplano. Con la creta sarebbe facilissimo modellare quella collina. Basta fare una palla. Tagliarla in due. Una metà poggiarla sul tavolo. Con l’altra metà fare una salsiccia, una specie di verme ciccione, da appiccicare dietro, lasciando al centro una piccola conca.
Ti viene voglia di farla, quella mezza palla con la salsiccia dietro. Come ti viene voglia di cliccare su un link se intravedi un’informazione utile. Spesso invece arrivi a una pagina con altri link: se cerchi questo clicca qui, se cerchi quest’altro clicca qui. Nel nome della brevità si commettono errori ben più gravi, finendo per rallentare la navigazione e perdere il lettore. Rapidità è ancheimporre al lettore pochi click per arrivare all’informazione.
Rapidità di pensiero
Se il discorrere circa un problema difficile fosse come il portar pesi, dove molti cavalli porteranno più sacca di grano che un caval solo, io acconsentirei che i molti discorsi facessero più che un solo; ma il discorrere è come il correre, e non come il portare, ed un caval barbero solo correrà più che cento frisoni.
È di Galileo, nel Saggiatore, l’immagine del cavallo per indicare agilità, economia e fantasia come le qualità di un buon pensiero. La velocità mentale è un valore che dà piacere per se stesso, prima che per la sua utilità. Un ragionamento veloce non è sempre migliore di uno più profondo, ma ha qualcosa di speciale:
Non si tratta di arrivare prima a un traguardo stabilito; al contrario, l’economia di tempo è una buona cosa perché più tempo risparmiamo, più tempo potremo perdere.
Rapidità di ritmo
In uno studio sullo stile di Calvino uscito sul Corriere della Sera, il linguista Giorgio De Rienzo classifica le parole più frequenti: molti verbi, pochi aggettivi, e un formidabile effetto velocità.
I verbi danno ritmo alla frase, esprimono azioni e sentimenti in una sola parola.
Nel web i verbi indicano spesso le azioni che deve compiere il navigatore: clicca, vai, scarica, accedi, registrati, contatta. Sono all’imperativo, ma senza quel tono perentorio che avrebbe sulla carta.
Oltre ai verbi, il ritmo è dato dalla punteggiatura. Un punto e a capo, con una riga in mezzo, dà l’effetto salutare di una pausa. Una virgola messa o tolta può mettere o togliere energia a una frase. Il punto e virgola va limitato perché annebbia i contorni tra i concetti. Evviva i due punti: annunciano, promettono, spiegano ciò che segue, risparmiando quei fiacchi cioè, in particolare, di conseguenza. I puntini di sospensione, allusivi, ammiccanti… sanno rallentare quando occorre e il punto di domanda è spesso adatto ai titoli (E l’Italia, come la cambiate? Dove andiamo stasera?).
Rapidità d’informazione
Right to the point, subito al punto. Far capire subito il concetto. Come? Con titoli, sottotitoli e abstract, combinazione che deve contenere tutto il nocciolo dell’informazione. Con la piramide invertita, ossia la conclusione del ragionamento messa all’inizio. Senza assolutismi, chiaro: a volte arrivare subito al dunque non è efficace. Se devi guidare il lettore a un acquisto, o a cambiare un’opinione, devi prima incuriosirlo, poi coinvolgerlo, poi convincerlo, e solo alla fine spingerlo ad agire. Nelle e-mail si arriva subito al punto con l’oggetto: 40 caratteri pieni d’informazione, decisivi per farsi leggere. Forma asciutta ed esplicita. Non “urgente”, ma il motivo dell’urgenza. Non “comunicato”, ma il titolo del comunicato. Non “invito”, ma “invito presentazione il giornalismo e i nuovi media”.
Ma, per arrivare subito al punto occorre soprattutto rapidità del racconto. Pensiamo alla fiaba: sobria, essenziale, senza dettagli inutili. O alla barzelletta, che funziona solo se i ritmi sono giusti. Così va scritta una case history, che si addice molto al web per la sua capacità di identificazione autore/lettore. Purché rispetti i ritmi della narrazione: problema, soluzione, risultati ottenuti, tempi e costi. L’effetto dipenderà molto dal ritmo della concatenazione.
Rapidità di movimento
La rapidità e la concisione dello stile piace perché presenta all’anima una folla d’idee, così rapidamente succedentesi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiare l’anima in una tale abbondanza di pensieri, o d’immagini e sensazioni spirituali, ch’ella o non è capace di abbracciarle tutte, e pienamente ciascuna, o non ha tempo di restare in ozio, e priva di sensazioni. […] L’eccitamento d’idee simultanee può derivare e da ciascuna parola isolata, o propria o metaforica, e dalla loro collocazione, e dal giro della frase, e dalla soppressione stessa di altre parole o frasi.
Qui Calvino cita Leopardi (Zibaldone) e anticipa l’ultima lezione, Molteplicità:
La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte.
Potrebbe concentrarsi qui il dibattito sui link: meglio usare solo link interni, per rendere dinamica la lettura? o anche link esterni, che esplodono l’informazione ma fanno perdere il lettore? va ricercata la permanenza del lettore nel sito o la sua soddisfazione?
I più illuminati seguono Calvino. Anche un sito aziendale deve promuovere le divagazioni, se utili, ma senza costringere il lettore a percorsi tortuosi. Se sarà soddisfatto, tornerà. La libertà è insita nell’ipertesto: non si può gestirla con la forza.
Rapidità e lentezza
Ho scelto come mio motto l’antica massima latina Festina lente, affrettati lentamente […] La riuscita sta nella felicità dell’espressione verbale, che in qualche caso potrà realizzarsi per folgorazione improvvisa, ma che di regola vuol dire una paziente ricerca.
L’elogio alla rapidità non esclude il valore opposto, la lentezza. La felice rapidità di un’espressione suona come un colpo di genio, ma è sempre frutto di un lavoro paziente: prova, riprova, taglia, sposta, misura.
Rapidità e lentezza insieme, dunque, nello stile, come nel metodo: si scrive più veloce dopo un accurato lavoro di progettazione. Apposta si dice “costruire ipertesti”, non “scrivere”. Come una casa: si disegnano la struttura, i muri portanti, e poi i particolari, prima di prendere calce e cemento.
Sul rapporto tra rapidità e lentezza, Calvino chiude con una leggenda cinese.
Tra le molte virtù di Chang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. «Ho bisogno di altri cinque anni», disse Chang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.
dal libro “Web content management”, a cura di Alessandro Lucchini, Apogeo 2002 (con qualche aggiornamento al 2013)
- On 21 Gennaio 2013