Linguaggio di genere: parole che curano
di Gabriella Rinaldi
Con ASL Biella al convegno sulla medicina genere-specifica
Il 26 giugno siamo stati invitati dall’ASL di Biella per una riflessione sul linguaggio di genere nell’ambito di un convegno sulla medicina genere-specifica.
Che il linguaggio possa avere un valore terapeutico ci sembra di poterlo affermare grazie ai numerosi articoli, saggi e testimonianze che abbiamo raccolto dal 2008 a oggi.
Grazie alle esperienze formative maturate in campo sanitario, abbiamo capito che spesso il valore della comunicazione in salute è messo a rischio dalle contingenze, che di rado permettono di salvaguardare anche la relazione tra le persone coinvolte.
Per questo è possibile ed è importante allenare il linguaggio della salute. Un allenamento necessario per mettere in campo una migliore e più efficace comunicazione tra chi cura, chi viene curato e la famiglia.
La medicina coinvolge e riguarda tutte le persone
L’articolo 32 della nostra Costituzione sancisce il diritto alla salute per chiunque e punta al benessere collettivo:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Esplicita poi l’importanza del rispetto della persona:
“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Persone giovani, anziane, immigrate o residenti in un paese da generazioni, etero, gay, lesbiche, transgender, queer, abili e disabili, di questa o quella fede religiosa, più o meno istruite, di questa o di quella classe sociale: chiunque, prima o poi ha bisogno di cure mediche.
Chiunque ha bisogno di rispetto.
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Una riflessione sul linguaggio di genere
Quante volte, davanti alla necessità di nominare e descrivere a parole la diversità, di comunicarla, ci troviamo a metà tra pregiudizio e quella sensazione che ci siano ben altri problemi più concreti e urgenti di cui occuparsi?
Quante volte ci mancano le parole? E quante volte, per evitare l’imbarazzo o l’incombenza schiviamo il pensiero?
Di solito non c’è malizia o cattiveria, solo il goffo tentativo di semplificare la realtà e stare alla larga da trappole linguistiche ed emotive. Lo facciamo da millenni, senza neanche pensarci. Non ci pensiamo e basta, non diciamo e basta. Ma questo ha delle conseguenze, crea dei vuoti e ha ripercussioni sociali in termini di relazione, di informazione, di conoscenza.
Le parole contengono – e per un attimo attivano – interi repertori di ricordi, emozioni e significati. Danno senso.
Ecco perché uno dei motivi per cui è importante riflettere sul linguaggio di genere è che esiste un rapporto circolare tra pensieri, parole e cultura/vita di ogni giorno. Si influenzano a vicenda e ci influenzano in ogni aspetto della nostra vita, privata e collettiva, da sempre e anche se non ce ne accorgiamo.
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Medicina genere-specifica: punti di contatto
Il motivo per cui siamo felici di aver potuto portare la riflessione sul genere nel campo della medicina genere-specifica, è che abbiamo avuto occasione di riflettere ancora sul potere benefico e curativo delle parole, quindi sui punti di contatto tra comunicazione e salute.
In particolare, un punto in comune tra la medicina e il linguaggio sta nel fatto che in entrambi i campi ha predominato il criterio androcentrico che ha assunto il maschile come modello universale, mentre l’esistenza del femminile di solito è stata definita per difetto, secondaria.
Ma mica per linguaggio di genere s’intende solo la rivendicazione dell’esistenza del femminile. Il genere non corrisponde necessariamente al sesso, il genere non è nei genitali. Per esempio c’è anche chi rifiuta lo schema binario maschile-femminile e, a prescindere dal sesso attribuito alla nascita, non riconosce di appartenere al genere maschile né a quello femminile…oppure che si riconosce in entrambi, alternativamente o contemporaneamente.
Inoltre oggi che abbiamo occasione di accendere i riflettori della ricerca e della consapevolezza sul genere, la medicina e il linguaggio si incontrano nell’obiettivo comune di ripartire dalla centralità della persona umana.
In effetti se la medicina genere specifica ha come obiettivo una ridefinizione del sistema medico-scientifico per fornire diagnosi e cure specifiche, mirate e pertinenti, il linguaggio di genere ha come obiettivo una ridefinizione del sistema linguistico per fornire parole specifiche, mirate e pertinenti.
Prendersi cura delle molte e diverse identità e sensibilità richiede sforzo, buon senso e la capacità di imparare dai propri errori.
Siamo noi: persone, prima di tutto. Noi che in questa complessità abbiamo bisogno delle parole migliori per poter essere chi siamo, nel mondo e all’interno della lingua (che poi è un po’ la stessa cosa).
Ecco il video dell’intervento:
- On 28 Luglio 2023